Ho paura. Del Coronavirus e di tutto il resto. Mi manca
anche la consolazione della liturgia domenicale, alla quale non mancavo
mai. Non riesco a capire che proibiscano anche le messe. Si può andare
al bar, non si può andare in chiesa. Tu cosa ne pensi? Luciano.
Non ti do’ torto, caro Luciano! Chi di noi non avverte un poco di
apprensione, di smarrimento, di paura e di disagio per quanto sta
succedendo? È vero, siamo senza la celebrazione eucaristica ma il
decreto che ci è stato imposto, non impedisce la frequentazione delle chiese, che rimangono aperte tutto il giorno per la preghiera personale.
Chiamati a obbedire, per il bene di tutti
Proviamo, allora, a fare alcune considerazioni.
Questo virus si sta dimostrando molto, molto più forte di ogni nostra
aspettativa. Forse, per molti giorni abbiamo sottovalutato quanto stava
accadendo non osservando appieno le imposizioni disciplinari per
contenere il contagio (e con molto dispiacere constatiamo che molte
persone continuano a non osservarle) e ora ci troviamo come travolti da un’epidemia che non conosce precedenti.
Per quanto grave possa essere questa anomala situazione, siamo tutti
invitati a non alimentare la paura, affidandoci continuamente al Signore
che ci ama, custodendoci nelle sue mani, e ad obbedire scrupolosamente
alle normative: ne va della salute di tutta la collettività.
È comprensibile, allora, che i responsabili delle comunità civili
abbiano vietato ogni genere di assembramento, compreso quello cultuale e
liturgico, con grande dispiacere di tutte le confessioni religiose. La
rinuncia è molto dolorosa e costosa per tutti, poiché ci impedisce di
attingere alla fonte stessa dell’Amore che, per noi cristiani, è il
Signore Gesù.
Verrebbe da innalzare al cielo la stessa lamentazione del profeta
Geremia: “I miei occhi grondano lacrime notte e giorno, senza cessare,
perché da grande calamità è stata colpita la figlia del mio popolo, da
una ferita mortale” (Ger 14,17).
Il Vescovo: la fede sorgente di una responsabilità morale
Il nostro vescovo ha rivolto un paterno messaggio alla nostra diocesi
per aiutare tutti a vivere, nella fede, questo tempo di digiuno
eucaristico e di lutto per molte famiglie:
La sofferenza di non poter partecipare alla celebrazione
dell’Eucarestia, che rimane insostituibile, viene consolata dalla
convinzione della misericordia di Dio per il popolo e soprattutto i più
deboli e dalla più convinta adozione di uno stile eucaristico nella
nostra vita. (…) La rinuncia alla celebrazione dell’Eucarestia
comunitaria, non è un appiattirsi su logiche materiali o semplicemente
corrispondere ad esigenze pubbliche, dimenticando la fede: piuttosto è
la decisone di fare della nostra fede la sorgente di una responsabilità
morale che insieme a tanti uomini di buona volontà vogliamo esercitare
perché la speranza di superare questa prova si incarni in condizione che
la rendano credibile”.
Nella prova che stiamo attraversato, il nostro pastore vi ha letto
l’esperienza dell’esilio: “Questo contagio ci sta, volenti o nolenti,
esiliando dalla terra della nostra vita quotidiana (…). – scrive il
vescovo – Il popolo di Dio esiliato, perde tutto: gli rimane le fede,
la preghiera e la dedicazione della propria vita agli altri, come
espressione concreta della propria dedicazione a Dio.
Possiamo fare molto, nonostante l’emergenza
Privati della celebrazione comunitaria dell’Eucarestia cosa possiamo
fare, si chiede qualcuno? Possiamo fare ancora molto! Innanzitutto è
possibile seguire le celebrazioni attraverso i moderni mezzi di comunicazione,
poi trovare spazi per leggere e meditare la Parola di Dio, luce che
guida i nostri passi e cibo che nutre la nostra interiorità, recitare in
famiglia la preghiera del rosario per affidare questa situazione alla
Vergine Maria, impetrando il suo aiuto e la sua intercessione. Le chiese
continuano ad essere aperte per la preghiera personale, per una visita
all’Eucarestia, una breve adorazione, ecc.
Non lasciamo passare invano questo tempo di sofferenza che può
rivelarsi prezioso, anche se molto doloroso: “Ecco ora il momento
favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!” (2Cor 6,2). Stiamo tutti
attraversando una Quaresima senza precedenti poiché ci viene donato di
sperimentare nella nostra carne il mistero di passione e morte di
Cristo. Manteniamo ferma, allora, la professione della nostra fede,
certi che la luce della Pasqua illumina anche questi nostri giorni.