0 - 6 Anni

Per valorizzare la presenza dei genitori appare sempre più promettente curare la preparazione al Battesimo e la prima fase della vita (0-6 anni). L'evangelizzazione passa, in questo periodo, attraverso il linguaggio delle relazioni familiari.
Come mostrano molte esperienze, si tratta di mettere in atto gradualmente un'attenzione pastorale per e con gli adulti, oltre che di impegnarsi nell'annuncio ai piccoli.

La pastorale battesimale e delle prime età costituisce un terreno fecondo per avviare buone pratiche di primo annuncio per e con genitori, famiglie, nonni e insegnanti delle scuole per l'infanzia.
La comunità cristiana impara in tal modo a costruire relazioni fondate sulla continuità, la gratuità, la semplicità, la stima per ciò che le famiglie realizzano nella dedizione per i loro figli.

Diocesi di Como
Progetto di iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi, Cap. 7

Nella nostra comunità pastorale si cercherà di valorizzare tutte le occasioni favorevoli. Alcune iniziative già esistenti sono:

  • la domenica dopo Pasqua, la Memoria del battesimo, per le famiglie di tutti i battezzati dell’anno precedente
  • la proposta educativa delle quattro Scuole dell’infanzia parrocchiali, col supporto della F.I.S.M.
  • Iniziative varie a portata di bambino potranno essere –gradualmente- la novena di Natale, qualche festa in oratorio, qualche momento rivolto all’intera famiglia, ecc.

Avvisi

@ La posta di Chiara: Sacramenti e feste “sobrie”

@ La posta di Chiara: Sacramenti e feste “sobrie”

Cara suor Chiara, quest’anno la pandemia ha imposto di vivere i sacramenti in modo più intimo del solito: alla prima comunione e alla cresima solo i parenti stretti, niente grandi feste, niente banda e processione, molta sobrietà. Ci sono sicuramente aspetti negativi e positivi. Io mi ricordo ancora di quel giorno proprio per l’atmosfera di allegria e di festa che si era creata non solo nella famiglia ma in tutta la comunità, la chiesa strapiena, cose oggi impossibili. Come aiutare i nostri figli a cogliere la bellezza e a non soffrire per le rinunce che sicuramente questa situazione comporta? Vi ringrazio e vi accompagno con la preghiera.

Barbara

È necessario che noi adulti crediamo veramente in quanto affermi, cara Barbara, ma riservo alcuni dubbi. Il triste momento storico che stiamo vivendo ci ha privato della possibilità di dare pienamente voce, come eravamo abituati prima della pandemia, alla gioia per il dono dei sacramenti dell’iniziazione cristiana ai nostri bambini e ai nostri ragazzi. Vorremmo fare di più, ma accidenti, non ci è possibile! Per tutti le rinunce sono reali e probabilmente sofferte. Solitamente, in una festa come si conviene, anche l’esteriorità ha la sua importanza poiché permette di esprimere la gioia per qualcosa di bello e di grande che si è ricevuto: rinunciarvi non è cosa di poco conto. Nel nostro caso, visto il prolungarsi della pandemia, la preparazione della festa e la cura dell’esteriorità sono caratterizzati della sobrietà: niente chiesa piena di gente, niente processioni, cori, banda, ecc. 

L’attuale situazione restrittiva ci ha spogliato veramente di tanti orpelli obbligandoci, nolenti o volenti, ad andare effettivamente all’essenziale anche nella celebrazione dei sacramenti, per riscoprire o scoprire il motivo, l’unico, della nostra gioia: il tesoro per il quale vale la pena di rinunciare all’eccessivo; la mandorla che custodisce un gustoso liquore, ma che non si vede se non dopo aver scavato in profondità. È necessario perciò reagire alla mentalità consumistica e superficiale che ha sempre caratterizzato le celebrazioni dei sacramenti dei nostri ragazzi, impedendoci di cogliere appieno il valore fondante di tali eventi! 

Allora, le limitazioni sociali che stiamo tutti un poco subendo, possono rivelarsi una grazia, un tempo favorevole, un’opportunità da cogliere “al volo”, per recuperare valori troppo spesso mascherati sotto parvenze puramente esteriori, ma privi di qualsiasi fondamento. La sola cura dell’esteriorità, ad esempio, “ubriaca” il cuore, fino a renderlo incapace di vedere e di godere di ciò che “è invisibile agli occhi” e che permane anche quando i riflettori si spengono e il sipario si chiude. 

Stiamo attraversando un tempo di purificazione che ci può aiutare a comprendere meglio cosa significhi “fare la prima comunione” o ricevere la Cresima, togliendo quelle “incrostazioni” che, spesso li hanno resi quasi irriconoscibili nella loro vera identità. 

L’occasione attuale è da sfruttare al massimo non solo a livello familiare, ma anche ecclesiale; essa, infatti, ci obbliga a pensare e riflettere sulla validità dei nostri itinerari catechistici, per scoprire cosa va abbandonato da ciò che va vitalizzato. Il passaggio è impegnativo e chiede a tutti i credenti la totale disponibilità a compiere un cammino di autenticità. 

Non sono esperta in pastorale giovanile e nemmeno familiare, ma credo che i nostri ragazzi siano sensibilissimi a tutto ciò che ha il sapore e il colore dell’autenticità. Guidati dai genitori, sacerdoti e catechisti, potranno scoprire e sperimentare la profondità e la grandezza dei sacramenti ricevuti così da gustare una gioia profonda, intima e duratura, che non ha nulla da invidiare o da rimpiangere.

Auguriamocelo di tutto cuore!

 

Chiara - monaca clarissa


Da www.santalessandro.org

29/05/2021 Categoria: Torna all'elenco