0 - 6 Anni

Per valorizzare la presenza dei genitori appare sempre più promettente curare la preparazione al Battesimo e la prima fase della vita (0-6 anni). L'evangelizzazione passa, in questo periodo, attraverso il linguaggio delle relazioni familiari.
Come mostrano molte esperienze, si tratta di mettere in atto gradualmente un'attenzione pastorale per e con gli adulti, oltre che di impegnarsi nell'annuncio ai piccoli.

La pastorale battesimale e delle prime età costituisce un terreno fecondo per avviare buone pratiche di primo annuncio per e con genitori, famiglie, nonni e insegnanti delle scuole per l'infanzia.
La comunità cristiana impara in tal modo a costruire relazioni fondate sulla continuità, la gratuità, la semplicità, la stima per ciò che le famiglie realizzano nella dedizione per i loro figli.

Diocesi di Como
Progetto di iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi, Cap. 7

Nella nostra comunità pastorale si cercherà di valorizzare tutte le occasioni favorevoli. Alcune iniziative già esistenti sono:

  • la domenica dopo Pasqua, la Memoria del battesimo, per le famiglie di tutti i battezzati dell’anno precedente
  • la proposta educativa delle quattro Scuole dell’infanzia parrocchiali, col supporto della F.I.S.M.
  • Iniziative varie a portata di bambino potranno essere –gradualmente- la novena di Natale, qualche festa in oratorio, qualche momento rivolto all’intera famiglia, ecc.

Avvisi

@ La posta di Chiara: Mia figlia non crede

@ La posta di Chiara: Mia figlia non crede

Mia figlia ha perso la fede. Io credo, con tutti gli altri tre figli e mia moglie. La mia fede è forte e radicata, senza molti problemi. Per me credere ha stessa spontaneità del mangiare e del bere e la fede ha il profumo delle cose familiari.  A mia figlia voglio un mondo di bene e lei ne vuole altrettanto a me. Studia biologia in università. Forse il mondo scientifico non l’ha aiutata. Mi trovo nella situazione scomoda di voler bene a una figlia con la quale mi è impossibile condividere ciò che mi sta più a cuore. Riesci a immaginare la mia sottile sofferenza? Mi sai dire qualcosa?

Roberto

Quanto è bella ma quanto è impegnativa la vocazione a essere genitore! Si decide, per amore, di generare la vita, la si fa crescere e la si custodisce, la si accompagna nelle diverse fasi conducendola nello svelarsi del disegno di Dio …, le si fa il dono della fede, alimentandola con la parola e con l’esempio perché diventi via per trovare la pienezza nell’esistenza. Da genitori si sperimenta la dimensione della gratuità, del donare senza riserve e con amore, tutto se stessi. Ma l’esperienza della genitorialità può passare anche attraverso le diverse e opposte scelte sui valori e gli stili di vita che i figli decidono per la propria esistenza.

I FIGLI NON APPARTEGONO AI GENITORI

Questo è certamente fonte di sofferenza carissimo Roberto, ma è anche ciò che fa comprendere che i figli non appartengono ai genitori. Sono dono di Dio, chiamati a vivere la propria esistenza nella libertà e responsabilità di scegliere le ragioni per le quali vivere, amare e soffrire. Liberi di esistere e di credere secondo dei cammini personali che appartengono al mistero di ciascuno.

«I figli non sono i vostri figli. Essi non vengono da voi ma attraverso di voi, e non vi appartengono benché viviate insieme. Potete amarli, ma non costringerli ai vostri pensieri, poiché essi hanno i loro pensieri. Potete custodire i loro corpi, ma non le anime loro. Poiché abitano le case future, che neppure in sogno potrete visitare. Cercherete di imitarli, ma non potrete farli simili a voi. Voi siete gli archi da cui i figli, le vostre frecce vive, sono scoccati da lontano. L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero infinito, e con la forza vi tende, affinché le sue frecce vadano rapide e lontane» (Gibran).

LA FEDE COME DONO

Si, i figli non appartengono ai genitori. Essi sono collaboratori. La fede è dono che si fa loro, ma come ogni dono rimanda all’accoglienza e alla gratuità, alla gratitudine e alla responsabilità di farlo crescere e alimentarlo. Forse anche tu hai “ proiettato” su tua figlia desideri, progetti e sogni che si stanno realizzando in modalità inatteso. Attraversa la sofferenza che chiede di accogliere la sua diversità, di non poter condividere ciò che ti sta più a cuore; continua la tua testimonianza di credente nella certezza che ciò che hai seminato non è andato perduto, ma rimane nel profondo del cuore. Vivi anche tu l’attesa di quel padre che alla finestra guardava da lontano e attendeva il ritorno del figlio pronto ad accoglierlo, a ricominciare insieme il cammino. Continua la tua vocazione di padre nella preghiera, generando alla vita tua figlia, facendoti suo compagno di viaggio, valorizzando tutto ciò che è splendidamente umano: lì è presente Dio. La bellezza della fede diventi parola che unisce, grembo che accoglie, pensiero che cerca la verità, gesto di pace e riconciliazione, pane che si spezza e rende visibile e credibile il Vangelo. E soprattutto affidala al Padre dei cieli alla quale appartiene: Lui, che attraverso te e tua moglie l’ha chiamata alla vita, porti a compimento in lei il suo disegno, nei modi e nei tempi che vorrà. Sii certo, non abbandonerà l’opera delle sue mani!

Chiara - monaca clarissa


Da www.santalessandro.org

30/11/2019 Categoria: Torna all'elenco