Oratorio

Un pilastro portante di ogni comunità cristiana è l’oratorio. Seguendo gli esempi di san Filippo Neri e di san Giovanni Bosco, gli oratori sono nati come occasioni educative per i ragazzi e i giovani, ad opera di adulti motivati e preparati, che vogliano bene ai ragazzi e collaborino con gli altri adulti (i genitori in primis) per la loro crescita umana e cristiana. Le attività oratoriane possono svolgersi in qualsiasi spazio o ambiente. L’”oratorio” infatti, prima ancora che un insieme di spazi e strutture, è innanzitutto uno stile, una cura, un’attenzione della Comunità tutta verso i più giovani.

Nella nostra Valle le diverse iniziative si svolgono a rotazione nei diversi spazi disponibili. L’attività più conosciuta, oltre alla catechesi e alle feste ad essa collegate, è l’avventura estiva del GREST, che coinvolge attivamente famiglie, educatori e diversi animatori.

Ma anche durante l’anno diverse sono le occasioni per “educare divertendo” e “divertire educando”: in alcuni paesi un gruppo di volontari adulti garantisce l’apertura settimanale dell’oratorio, proponendo attività ludiche e ricreative molto varie; in altri ci sono proposte di animazione liturgica e di canto adatte alla fascia dei ragazzi; ci sono poi proposte occasionali legate a tornei, teatri, compleanni, feste del paese, ecc.

Suggerimenti e materiali per l’animazione cristiana degli oratori sono a disposizione anche sul sito diocesano di pastorale giovanile: www.pgcomo.org.

Avvisi

La Parola è la mia casa: L'indice di Giovanni Battista (II TO anno B)

La Parola è la mia casa: L'indice di Giovanni Battista (II TO anno B)

I testi della liturgia del 14 gennaio da www.chiesacattolica.it

Il commento alle letture
(da www.ilregno.it)

L'INDICE DI GIOVANNI BATTISTA
di Piero Stefani



Stando alla lettera del quarto Vangelo Giovanni Battista non compie alcun gesto per additare Gesù, fissa solo lo sguardo su di lui e ripete la frase già pronunciata il giorno prima: «Ecco l’agnello di Dio» (Gv 1,36; cf. 1,29). Tuttavia nell’iconografia la figura del Precursore più volte è caratterizzata proprio dall’indice. Il gesto è però raffigurato in maniere molto diverse; un conto è il dito del Giovanni giovane nel quadro di Leonardo, tutt’altro quello dipinto (nello stesso giro di anni) da Matthias Grünewald per l’altare di Isenheim. In esso Giovanni Battista è collocato in modo anacronistico in una scena di crocifissione. Al centro c’è Gesù in croce, alla sua destra Maria, Giovanni evangelista che la sorregge e una piccola Maria Maddalena; la sinistra è invece tutta occupata da Giovanni Battista, raffigurato con in mano un libro aperto e ai piedi un agnello, ritto anche se sgozzato, il cui sangue, uscendo dal petto, è raccolto in un calice.

Tra le sei figure la più sorprendente è quella del Battista. Essa non compare di norma nelle crocifissioni. La ragione dell’assenza è intuibile: il Precursore fu ucciso all’inizio dell’attività pubblica di Gesù (cf. Mt 14,1-11); all’epoca della crocifissione era quindi morto da tempo. La sua presenza è irrealistica e perciò dotata di valori simbolici. Nella pala quanto colpisce, fin dal primo sguardo, in Giovanni Battista è lo sproporzionato indice della mano destra proteso in direzione del Crocifisso: siamo di fronte a un gesto che si trasforma in testimonianza. Nel momento supremo il Battista indica a tutti la realizzazione di quanto aveva detto ai suoi discepoli: «Ecco l’agnello di Dio!» (Gv 1,29.36).

Nell’altare di Isenheim, per comprendere la testimonianza di Giovanni Battista, si deve far riferimento, oltre che al dito proteso, ad altri tre elementi propri di questa figura: il libro, la scritta che si legge tra il volto e la mano di Giovanni, e appunto l’agnello. Il libro, secondo la consueta interpretazione iconografica cristiana, rappresenta l’Antico Testamento, le cui profezie si sono realizzate in Gesù.

Il carattere della testimonianza di Giovanni Battista si fa più preciso guardando alla scritta dipinta tra il volto e la mano protesa. Non si tratta, come ci si potrebbe attendere, di «Ecco l’agnello di Dio». Le parole sono altre: «Illum oportet crescere, me autem minui» («Egli deve crescere e io invece diminuire», Gv 3,30). Accurati studi hanno posto in luce la molteplice simbologia dell’altare, a cui non è estranea neppure la suggestiva costatazione che la festa di san Giovanni Battista cade il 24 giugno, subito dopo il solstizio d’estate; da allora in poi i dì diminuiscono fino a giungere a Natale, pochissimi giorni dopo il solstizio d’inverno, quando le ore di luce iniziano ad allungarsi: il primo dunque diminuisce, mentre Gesù, il sole destinato a splendere sul mondo, comincia a crescere (cf. Agostino Sermones, 287,4).

Nel quarto Vangelo il Battista non battezza Gesù, lo indica attraverso parole trascritte dall’iconografia in un linguaggio gestuale. Nella vita comune il gesto di additare contraddistingue, per lo più, una mancanza di rispetto e, nei casi più gravi, è segno di ludibrio e di disprezzo. In Giovanni è tutto il contrario. Ciò, in un certo senso, può avvenire anche in ciascuno di noi se assumiamo la logica di diminuire in favore di colui che additiamo come esempio.

Nel Vangelo si tratta però di molto di più che un esempio da imitare: Giovanni attesta il compito peculiare dell’agnello, il solo capace di togliere il peccato del mondo. Nel farlo accetta che i propri discepoli lo lascino per andare da chi è più grande (Gv 1,37). Per i suoi seguaci è giunto il tempo di diventare discepoli del Messia (cf. Gv 1,40-41). Lui diminuisce affinché l’«altro» cresca. Quello del Battista è un indice umile, che prolunga la propria testimonianza oltre la sua morte per giungere fino ai piedi della croce.

Il vangelo in poche parole


«Abbandonando la fiaccola, si slanciano entrambi verso il sole».

Basilio di Seleucia

La Parola da vivere


Parola da vivere durante la settimana:  ABBIAMO TROVATO

L’esperienza della chiamata, nella sua straordinaria incisività, provoca quel tipico «scambio» nel pensiero e nella psicologia dell’amante che, comunicando la sua vicenda, afferma non che «è stato trovato», ma che «ha trovato»: «Abbiamo trovato il Messia». Questo rivela l’intensità di una situazione dove non è più distinguibile l’amare e l’essere amati. Agli sguardi si aggiungono parole che rendono misterioso e seducente il cammino di fede di chi mostra una certa sollecitudine nella ricerca, fino all’incontro più intimo dell’abitare insieme.

Altri commenti affidabili, semplici, profondi

p. Marko Ivan Rupnik: www.clerus.va (testo)
Piero Stefani: www.ilregno.it (testo)
Enzo Bianchi: www.monasterodibose.it (testo)
p. Ermes Ronchi: www.avvenire.it (testo)
p. Alberto Maggi: www.studibiblici.it (testo; video)
don Claudio Doglio: dondoglio.wordpress.com (video; audio)
don Claudio Doglio: www.symbolon.net (testo)
p. Gaetano Piccolo: cajetanusparvus.com (testo)
Acli.it: vivere la domenica (testo)
sr. Mariangela Tassielli: cantalavita.com (testo)
Ileana Mortari (teologa): www.chiediloallateologa.it (testo)
Wilma Chasseur (teologa ed eremita): www.incamminocongesu.org/ (testo)
don Enzo Pacini (cappellano del carcere di Prato): www.toscanaoggi.it (testo)
Paolo Curtaz: www.tiraccontolaparola.it (testo, audio, video)
don Tonino Lasconi: www.paoline.it (testo)
Evangeli.net: Commento e breve spiegazione teologica in meno di 450 parole (testo)

Per chi vuole qualcosa di più: Esegesi, lectio divina e meditazioni

Comunità Kairòs: Lectio (testo)
Carmelitani: Lectio divina quotidiana (testo)
Combonianum.org: Lectio divina (testo)
Centro apostolato biblico: www.centroapostolatobiblico.it (testo)

13/01/2018 Categoria: Torna all'elenco