Attendere: infinito del verbo amare. Solo le madri sanno come si
attende. E infatti il vangelo ci offre, mentre il Natale è qui, la guida
di due donne in attesa. Maria si mise in viaggio in fretta. Ecco il
genio femminile: l'alleanza con un'altra donna, Elisabetta. Da sola non
sa se ce la farebbe a portare il peso del mistero, del miracolo. Invece
insieme faranno rinascere la casa di Dio.
Maria va leggera, portata
dal futuro che è in lei, e insieme pesante di vita nuova, di quel peso
dolce che mette le ali e fa nascere il canto: una giovane donna che
emana libertà e apertura. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò
Elisabetta. L'anziana, anche lei catturata dal miracolo, benedice la
giovane: benedetta tu fra le donne, che sono tutte benedette.
Dove
Dio giunge, scende una benedizione, che è una forza di vita che dilaga
dall'alto, che produce crescita d'umano e di futuro, come nella prima di
tutte le benedizioni: Dio li benedisse dicendo «crescete e
moltiplicatevi» (Gen 1,28).
Due donne sono i primi profeti del nuovo testamento, e le immagino avvicinarsi «a braccia aperte,/ inizio di un cerchio / che
un amore più vasto / compirà» (Margherita Guidacci). Il canto del
magnificat non nasce nella solitudine, ma nell'abbraccio di due donne,
nello spazio degli affetti. Le relazioni umane sono il sacramento di Dio
quaggiù.
Magnifica l'anima mia il Signore. Maria canta il «più
grande canto rivoluzionario d'avvento» (D. Bonhoeffer), coinvolge poveri
e ricchi, potenti e umili, sazi e affamati di vita nel sogno di un
mondo nuovo.
Mi riempie di gioia il fatto che in Maria, la prima dei
credenti, la visita di Dio abbia l'effetto di una musica, di una lieta
energia. Mentre noi sentiamo la prossimità di Dio come un dito puntato,
come un esame da superare, Maria sente Dio venire come un tuffo al
cuore, come un passo di danza a due, una stanchezza finita per sempre,
un vento che fa fremere la vela del futuro.
È così bello che la
presenza di Dio produca l'effetto di una forza di giustizia dirompente,
che scardina la storia, che investe il mondo dei poveri e dei ricchi e
lo capovolge: quelli che si fidano della forza sono senza troni, i
piccoli hanno il nido nella mani di Dio.
Il Vangelo, raccontando la
visita di Maria ad Elisabetta, racconta anche che ogni nostro cammino
verso l'altro, tutte le nostre visite, fatte o accolte, hanno il passo
di Dio e il sapore di una benedizione.
Il Natale è la celebrazione
della santità che c'è in ogni carne, la certezza che ogni corpo è una
finestra di cielo, che l'uomo ha Dio nel sangue; che dentro il battito
umile e testardo del suo cuore batte - come nelle madri in attesa- un
altro cuore, e non si spegnerà più.
Il vangelo in poche parole