Il Signore non ci invita alla sua Cena per stare a guardare.
Per i non giovincelli il Corpus Domini
(locuzione latina resistente e qualsiasi tentativo di traduzione)
richiama una festa popolare partecipatissima, con chiese e processioni
gioiose di colori e di profumi della primavera. Sotto ai segni esteriori era forte il richiamo alla centralità dell'Eucaristia e della Santa Messa
per il popolo cristiano. Cessato il carattere di festa civile per la
legge n. 54 del 5 marzo 1977, e trasportata alla domenica seguente, la
Solennità del SS. Corpo e Sangue di Cristo, cioè il Corpus Domini, perse
moltissimo dal punto di vista "popolare", diventando velocemente una
domenica come le altre, che stavano diventando sempre meno "Giorno del
Signore" ma di altri "signori" sempre più numerosi e variegati. In
questa deriva della domenica verso il weekend, la pandemia del 2020, con
la lunga chiusura delle chiese e la riapertura delle stesse con pesanti
restrizioni e limitazioni, ha dato un'accelerazione molto forte
all'abbandono della Messa domenicale, e perciò alla centralità
dell'Eucarestia nella nostra vita, mettendo a nudo i limiti di una
pratica religiosa basata non sulle convinzioni, ma sulle tradizioni.
"È buona la Messa in televisione?"
A riprova di quanto affermato c'è una domanda che non smette di
circolare come un tormentone: "È buona la Messa in televisione?".
L'interrogativo, entrato timidamente in circolazione probabilmente già
nel lontano 10 gennaio 1954, quando si cominciò a trasmettere la Messa
in TV, diventato sempre più diffuso e insistente con la trasmissione su
più canali, è esploso con le Messe trasmesse in streaming dalle
parrocchie durante le fasi più acute della pandemia. "È buona?".
Cioè: consente di rispettare il precetto festivo? Ha lo stesso valore
spirituale di quella celebrata in chiesa con la comunità raccolta
intorno all'altare del Signore? Si spera che la domanda abbia sempre
trovato risposte sagge convincenti, avendo messo bene in chiaro la
differenza tra il vivere e il vedere vivere, tra il celebrare e il vedere celebrare,
ma comunque non pare che abbiano convinto. Anzi sembra rafforzarsi il
numero non solo di coloro che continuano a porre la domanda, ma anche di
quelli che si sono dati la risposta: "Certo che è buona, anzi in
televisione è meglio, perché ci si distrae di meno". Buonissima è poi
quando viene trasmessa in streaming dalla propria parrocchia, perché
sembra di stare lì, e te la puoi rivedere quando vuoi". Però c'è un
problema: sembra.
"Fate questo"
Nell'ultima cena Gesù, «mentre mangiavano, prese il pane e recitò la
benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: "Prendete, questo è il
mio corpo". Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne
bevvero tutti. E disse loro: "Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è
versato per molti". Poi disse: "fate questo in memoria di me"» (Lc 22,19). "Fate"! Che è completamente diverso da "guardate".
Per tanto tempo, abbiamo disatteso la consegna di Gesù perché
guardavamo la cena in chiesa senza "mangiare", se non "una volta l'anno,
almeno a Pasqua". Adesso perché vorremmo guardare dalla tivù o dal
cellulare. Questo non è il "fate" che Gesù ci ha consegnato. La
Solennità del Corpus Domini, anche se vissuta ancora con limiti e
restrizioni sia l'occasione per ridare e allargare in noi il significato
e lo spazio della Santa Messa nella nostra fede e nella nostra vita;
per entrare più consapevolmente e attivamente nell'opera mediatrice di
Cristo, "sommo sacerdote dei beni futuri"; per portare nel vivere
quotidiano la parola e la presenza del Signore Risorto.
Vedere per desiderare
La Santa Messa in tivù per chi è impedito di partecipare fisicamente
alla celebrazione è un modo buono per nutrire e accrescere il desiderio
di poter tornare appena possibile alla celebrazione reale. Vederne altre
in TV oltre a quella reale è l'occasione lodevole per sottrarsi ad
altre trasmissioni meno pie ed edificanti. San Tommaso d'Aquino nel
1264, su richiesta del papa Urbano IV, tradusse in poesia quello che non
si può spiegare con il ragionamento: «Ecco il pane degli angeli,
pane dei pellegrini, vero pane dei figli: non dev'essere gettato... Buon
pastore, vero pane, o Gesù, pietà di noi: nùtrici e difendici, portaci
ai beni eterni nella terra dei viventi. Tu che tutto sai e puoi, che ci
nutri sulla terra, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo nella
gioia dei tuoi santi». Tutto questo è vero se "il pane degli angeli" non è visto, ma è mangiato realmente. In questi giorni si parla finalmente di ripartenza e di ripresa. Facciamo che sia così anche per la Santa Messa "buona".