Grande questione, quella delle strutture della Chiesa. E delicata,
anche solo per il rischio di cadere in letture opposte di questo aspetto
pastorale, ma in egual misura problematiche. Infatti, si parte dal polo
di chi vede le strutture come l’elemento essenziale della pastorale,
così che non si può vivere una vita pastorale adeguata senza strutture
all’avanguardia, fino a giungere al polo opposto, molto “spiritualista”,
a mio parere, secondo il quale non servirebbero quasi nemmeno le
strutture, perché contano le persone. Come sempre, in entrambe le
posizioni c’è del vero, ma è la radicalizzazione di un pensiero che lo
rende problematico. Mi sono cimentato in queste riflessioni in questi
mesi, lavorando con la commissione che abbiamo creato, nella parrocchia
di Grumello del Monte, per studiare i lavori di ristrutturazione
completa del bar dell’Oratorio, che ad oggi procedono spediti, tanto che
possiamo sperare di consegnare i locali rinnovati alla comunità e ai
ragazzi a metà luglio.
Non intendo ovviamente descrivere i lavori al bar del mio Oratorio da
un punto di vista tecnico (chi volesse, può passare a vederlo di
persona: offrirò un caffè volentieri!), ma offrire alcune riflessioni di
pastorale pratica. Don Mauro Arizzi, sacerdote diocesano che è stato
per me molto importante per il cammino formativo in Seminario,
raccomandava a noi seminaristi di pregare e invocare con frequenza la
“Madonna dell’equilibrio”, della quale aveva anche trovato
un’immaginetta. Ricordo sempre questa raccomandazione, che mi sembra
opportuna per chi opera in ambito pastorale. Dove si colloca
l’equilibrio, quando si parla di strutture? Riprendo le letture già
citate, provando a riscriverle proprio con equilibrio, superando la
radicalizzazione. Le strutture non sono tutto, ma sono importanti. È
chiaro che la bontà delle proposte pastorali, siano esse spirituali,
catechistiche, ludico/aggregative o educative, prescinde dalle strutture
di cui si è in possesso: tuttavia, è innegabile che strutture che
vengono aggiornate, ben curate e alle quali si presta adeguata
manutenzione permettono di offrire più attività. Inoltre, non si può
negare che lavorare in spazi belli e ben curati non è semplicemente un
dettaglio: spazi fatiscenti o trascurati suggeriscono poca cura per le
persone che li abitano. Pertanto, affrontare spese anche importanti per
mettere a disposizione strutture adeguate ad affrontare non solo il
presente, ma anche il futuro della nostra pastorale, è decisivo. Risulta
oggi evidente come possedere spazi polifunzionali, che possano anche
essere concessi ad altri enti, sia la carta vincente, soprattutto in
vista di un futuro nel quale potrebbe essere necessario, per diversi
motivi, condividere (anche mediante affitto, o comodato d’uso
gratuito..) gli spazi dei nostri oratori con altri, per non rischiare
uno scarso utilizzo delle strutture che renderebbe difficile addirittura
mantenerne il possesso.
Certo, è evidente che le strutture hanno un senso soltanto se vengono
abitate dalle persone. E qui si colloca la riflessione sulla necessità
delle strutture per la pastorale: se è innegabile che al centro
dell’azione pastorale della Chiesa vi siano le persone, lo è altrettanto
il fatto che, proprio perché le proposte si rivolgono a uomini e donne,
che sono anche corpo e relazione e non esseri esclusivamente
spirituali, occorrono spazi per la condivisione di momenti di vita. Le
frequenti chiusure dei nostri ambienti, soprattutto gli oratori, di
quest’ultimo anno e mezzo, lo hanno mostrato chiaramente: si può essere
oratorio senza recarsi in oratorio, ma è certamente più difficile,
perché richiede modalità di condivisione a distanza di esperienze che ha
un’incisività nettamente inferiore rispetto al riunirsi nello stesso
luogo (ci ricordiamo le Messe trasmesse via YouTube quando non si poteva
andare in Chiesa, vero?) per condividere le esperienze stesse. Mi
sembra quindi che chi, oggi, spende tempo ed energie per pensare alla
gestione, manutenzione, innovazione delle strutture, non perda tempo, ma
svolga un compito squisitamente pastorale, che si prende cura di quei
luoghi nei quali si prova, insieme, a vivere il Vangelo.