La ragione per cui mi son deciso
a scrivervi è perché qualcuno deve pur colmare la lacuna grande come la
Fossa delle Marianne che la Chiesa ha nei vostri confronti. Papi e
vescovi hanno discorsi e messaggi per “omnes bestias et universa
pecora”, ma non mi risulta che si siano mai sprecati molto “pro devoto
fœmineo sexu”.
Lungi da me il presumere di dirvi,
come voi meritereste, delle parole autorevoli come quelle del Papa o dei
vescovi. Il mio messaggio è semplicissimo, da povero parroco di
montagna:
Care pie donne, io vi voglio bene. Se non temessi di essere frainteso, direi che vi amo.
Sì, certo, a volte tra voi non manca
qualche rara pettegola. (Confesso che anch’io a volte mi son servito di
alcune di loro per diffondere in Belsito notizie urgenti con il noto
metodo manzoniano: comunicavo loro in tutto segreto un messaggio che mi
interessava di diffondere in fretta, raccomandavo caldamente di non
parlarne con nessuno e, immancabilmente, nel giro di poche ore il
messaggio era arrivato in tutti gli angoli della parrocchia).
Un altro neo che non risparmia la
vostra specie sostanzialmente integerrima è dato dalla presenza tra voi
di alcune tra le più inscalfibili rappresentanti dell’ancien régime,
tetragone a qualsiasi pur minimo spiffero di novità. Se scendesse anche
il Padre celeste in persona a scongiurarle di voler accogliere con
disponibilità gli appelli della Chiesa all’“aggiornamento” richiesto dai
tempi, si meraviglierebbero di lui che esse ritenevano eterno e
immutabile… come loro.
Non mancano altresì nella vostra
“area” persone sante e pie, al limite del concepimento immacolato, ma
completamente ripiegate a guardarsi l’ombelico dell’anima senza occhi né
orecchi (e quindi senza cuore) per ciò che le circonda. Attenzione, mie
care!
Questi rilievi che alcuni fanno ai
componenti del vostro ceto non si possono negare. Solo, non è giusto
generalizzare, come invece, purtroppo, è sport costante un po’ in tutte
le “parrocchie”.
Io vi voglio bene, perché, al di là
di tutto, voi siete fedeli nel vero senso della parola e sempre. Che
piova o tiri vento, che ci sia un parroco o l’altro, che tiri questa o
quella moda, voi siete sempre lì ad ogni suono di campana. Non lasciate
mai mancare un’osservazione franca, ma anche una buona parola al vostro
parroco. Siete voi, e spesso solo voi, che raccogliete gli inviti del
Papa a pregare per il mondo. E siete ancora voi, come la vedova del
Vangelo, a togliervi senza esitare il pane di bocca per contribuire alle
necessità della Chiesa, concretamente, e non solo con i consigli come
fanno tanti cristiani adulti. E non vi curate più di tanto se questi poi
vi trattano da bigotte. Voi siete quasi i soli cristiani convinti che i
sacramenti valgano al di là dei meriti di chi li celebra. Per finire, è
vero, nessuno vi ritiene egregie (cioè, fuori del gregge), ma non fa
niente: voi siete lo zoccolo duro di quel popolo, che è la Chiesa, fatto
per lo più di “petits gens”, gentuccia, di cui parlava già il profeta
Sofonia, poi Paolo e ai nostri tempi Charles Péguy.
Io, torno a dirvelo, vi voglio bene e
mi fate tenerezza quando vi vedo arrivare in chiesa qualunque tempo
faccia, estate e inverno. Tanti vostri gesti religiosi, come riverenze,
baci e perfino carezze al tabernacolo o alle immagini sacre, da molti
sono ritenuti atteggiamenti bigotti; a me fanno pensare a una fede calda
e ricca di tutte quante le vibrazioni dell’animo umano. Senza di voi le
nostre parrocchie sarebbero più fredde, pregherebbero di meno,
dimenticherebbero le opere di misericordia più capillari che sono il
tessuto portante anche dei ricami ecclesiali più vistosi, si
sradicherebbero più facilmente dalla tradizione e in fondo avrebbero
meno solidità anche nell’affrontare il futuro.
Non ho l’autorevolezza del Vescovo,
men che meno del Papa, ma il mio grazie di cuore ve lo mando con tutta
l’anima; a tutte quante, comprese quelle che hanno qualcuno dei
difettucci detti sopra.
IL TUO PARERE
Qualcuno ha qualcosa da aggiungere o da obbiettare a quanto scrive il parroco di Belsito alle sue pie donne?