Cinema Bernina

Il Cinema Bernina si trova a Chiesa in Valmalenco, dietro il Santuario Madonna degli Alpini

Dopo un tempo di chiusura, dovuto alla necessaria sostituzione della vecchia macchina di proiezione con un sistema digitale evoluto, il cinema Bernina ha riaperto i battenti nel mese di agosto 2015. Si è voluto fortemente poter continuare ad offrire, a residenti e turisti, la possibilità di vedere ottimi film. La sala, che comprende anche un piccolo bar, è attualmente gestita dalla cooperativa sociale Intrecci, che ha sede a Tirano. Dalla stagione invernale 2018-2019 si è affiancato alla cooperativa un attivo gruppo di volontari

La programmazione e gli altri avvisi e contenuti relativi al Cinema verranno inseriti sulla

pagina facebook del Cinema Bernina

ed è prevista per i periodi di maggior afflusso turistico: vacanze di Natale e mesi estivi. Accanto alla programmazione nell'alta stagione turistica si propongono anche iniziative durante l'anno per famiglie e ragazzi.

Avvisi

@ Diario di un laico: La messa è finita. Crisi dei preti e futuro della Chiesa

@ Diario di un laico: La messa è finita. Crisi dei preti e futuro della Chiesa

Sette nuovi sacerdoti per la Diocesi. Grandi feste nelle comunità dove questi giovani sono nati e cresciuti e grande soddisfazione di una Chiesa, la nostra, dove, a differenza di molte altre in Italia, fioriscono ancora vocazioni sacerdotali. Di questo e di molto altro bisogna ringraziare il Signore. L’augurio a tutti loro lo faccio con le parole che papa Francesco, lo scorso mese di aprile, ha rivolto ai seminaristi del Pontificio Collegio Leoniano di Anagni: «Voi non vi state preparando a fare un mestiere, a diventare funzionari di un’azienda o di un organismo burocratico. Abbiamo tanti, tanti preti a metà cammino … Un dolore, che non sono riusciti ad arrivare al cammino completo; hanno qualcosa dei funzionari, qualche dimensione burocratica e questo non fa bene alla Chiesa». Il sacerdozio è una realtà grandissima, «è una cosa troppo grande, e noi siamo tanto piccoli», eppure in tanti casi si diventa davvero buoni preti perché «non è opera nostra», «è opera dello Spirito Santo, con la nostra collaborazione».

UNA CRISI DI NUMERI INARRESTABILE

Dopo la festa, il conto. Occorre, cioè, guardare dentro i numeri. Per evitare illusioni e, se abbiamo coraggio, per cominciare a sperimentare quello che, inevitabilmente, saremo costretti a fare tra qualche anno. Che piaccia o meno. I numeri restituiscono, brutalmente, anche nella nostra diocesi, un dato incontrovertibile: la continua, progressiva – e, a prima vista, inarrestabile – diminuzione dei preti. Anno dopo anno, nonostante alcune eccezioni, il numero degli ordinati diminuisce. Un saldo negativo sempre più pesante. Tra i sacerdoti che muoiono e quelli che abbandonano (e non sono pochi nell’ultimo decennio) sono sempre meno e si alza la loro età media. Un numero ogni anno più grande di parrocchie non vede più la presenza del curato.
Certo, il trend è in linea con quello europeo (non mondiale, dove grazie all’incremento di preti in Africa e in Asia il segno è positivo): dal 1978 ad oggi i sacerdoti diocesani in Italia sono calati del 30% mentre secondo i dati della Conferenza taliana dei superiori maggiori (Cism) pubblicati dall’Annuarium Statisticum, il calo dei sacerdoti religiosi è stato ancora più drastico: da 21.500 nel 1978 a circa 12mila nel 2012. Più del 40% in meno.

CATASTROFE? NO, UN PARTO

Una situazione di questo genere è vista da molti come una catastrofe, una rovina. A me piace immaginarla, invece, con un’altra immagine: quella del parto. Si sono rotte le acque, la disgregazione del precedente equilibrio è in funzione di uno nuovo. Ciò che sta accadendo nelle Chiese d’occidente non è la fine del mondo ma la fine di un certo mondo e l’inizio di un mondo nuovo. Non è la fine del Cristianesimo ma di un certo Cristianesimo. E se uno ha gli occhi della fede può cominciare a intravedere i germi di un ricominciamento.
Mi chiedo infatti se la cosiddetta crisi vocazionale sia piuttosto un segno dei tempi con cui Dio vuole parlare ad una Chiesa distratta per costringerla a prendere decisioni inedite ma epocali, adeguate alle esigenze del presente per rispondere in tempo all’anelito di Dio che sale dalle viscere del mondo.
Quante volte lo diciamo: finché le parrocchie resteranno centrate sul clericalismo, nessuna pastorale smuoverà l’immobilismo in cui ci si trova. È necessario che il prete non assommi in sé tutti i ruoli funzionali: leader, liturgo, economo, organizzatore, animatore ecc., ma riservi a sé il servizio dell’unità, della preghiera e della Parola, lasciando tutto il resto a chi può e sa farlo meglio di lui. Non è forse giunto il momento di cominciare a mettere in pratica tutto questo?

Daniele Rocchetti


Da www.santalessandro.org

27/07/2019 Categoria: Torna all'elenco