“Ogni uomo segue quella strada
dove il suo cuore gli dice che troverà la felicità”,
Sant’Agostino, Discorso 114
Amore ed economia
La finanza domina in maniera così pervasiva la nostra vita che spesso
arriviamo a confondere i piani: a un certo punto succede di guardare
anche le nostre relazioni in termini economici. Viviamo con l’obiettivo
inconfessato di portare a termine qualche buon affare, barattiamo
l’amore con la nostra dignità, ci vendiamo al primo offerente, inviamo
ingiunzioni di pagamento a chi ancora non ci ha ripagato di tutto
l’amore che abbiamo versato.
Probabilmente la comunità a cui si rivolge il Vangelo di Matteo
viveva dinamiche molto simili, visto che Gesù ha sentito l’esigenza di
rivolgersi ai suoi interlocutori usando il linguaggio dell’economia e
costruendo immagini che richiamano il mondo degli affari: nei versetti
del Vangelo di questa domenica si parla infatti di mercanti e di
contadini, ma anche di pescatori, e tutti cercano di trarre vantaggio da
quello che succede nella loro vita.
Scegliere e rischiare
Tutti a un certo punto abbiamo bisogno di fare delle scelte, dobbiamo
decidere che cosa conta nella nostra vita, dobbiamo scegliere su cosa
vogliamo scommettere. E ovviamente non possiamo escludere in maniera
definitiva il dubbio: ne sarà valsa veramente la pena? Ad alcuni capita
quasi per caso di imbattersi in una relazione che sembra rispondere a
quello che da sempre avevano desiderato: il contadino di cui parla Gesù è
un uomo che sta facendo il suo lavoro quotidiano, è preso nelle sue
abitudini, e forse si è anche dimenticato di quello che avrebbe voluto
trovare, potrebbe essere addirittura una persona rassegnata, che però a
un certo punto della vita trova finalmente qualcosa di importante.
Quello è il momento, non facile, della decisione.
Ci sono però anche coloro che, come mercanti, passano tutta la vita a
cercare una risposta alla loro inquietudine. E a volte capita di
sfiorare ciò che sembra colmare ogni attesa. Ma anche lì siamo riportati
davanti all’esigenza di prendere una decisione. E non si può evitare la
sottile tentazione che forse, se avessi cercato ancora, avrei potuto
trovare una perla ancora più preziosa. È proprio questo dubbio che molte
volte avvelena l’anima e impedisce di spendersi in maniera piena.
Dietro questa insicurezza c’è in fondo un’immagine ingannevole di
Dio, come se Dio giocasse a nascondino con noi e si divertisse a rendere
complicata la nostra esistenza.
Le parabole che Gesù racconta mostrano invece un volto diverso di Dio: Egli si lascia trovare.
Se diventiamo familiari con Dio, impariamo anche a riconoscerlo nelle situazioni in cui è meno evidente la sua presenza.
Dio esigente e accogliente
È vero però che, dopo aver trovato Dio, occorre anche accoglierlo.
Dio infatti non può stare insieme a tutto quello che non ci aiuta a
vivere. Dio è esigente ed esclusivo. Non accetta di convivere con tutte
quelle altre divinità che ci riducono in schiavitù. Dobbiamo vendere
tutto per conquistare il tesoro e la perla. Questa operazione di vendita
è ovviamente prima di tutto in nostro favore, perché ci consente di
liberarci da tutto quello che ci costringe a essere preoccupati,
afflitti e in ansia. Solo un cuore veramente libero può essere
conquistato da Dio.
Ma in fondo sperimentiamo questa dinamica anche nelle relazioni
affettive: quando un cuore è già occupato da altro, non riesce veramente
a innamorarsi di qualcuno. Purtroppo di solito preferiamo vivere di
compromessi e portiamo avanti un’esistenza nella quale non arriviamo mai
a decidere veramente e per questo non arriviamo mai a essere pienamente
felici.
Alla fine c’è la scelta
Le parabole che Gesù ha raccontato diventano efficaci nel momento in
cui rivediamo in esse la nostra vita. La parabola è un’immagine davanti
alla quale siamo chiamati a prendere posizione: cosa decidiamo di fare?
Ecco perché alla fine del discorso in parabole nel Vangelo di Matteo,
Gesù conclude con due riflessioni che riprendono il tema della scelta.
La vita è come una rete a strascico che prende tutto, trattiene pesci
di ogni tipo. Così è il mondo, la Chiesa, la comunità. C’è però un
tempo nel quale il Signore fa chiarezza. Non dobbiamo dunque
meravigliarci se c’è un momento nel quale ci ritroviamo nella stessa
rete insieme a chi ci sembra così diverso e lontano da noi.
Le parole di Gesù ci chiedono, dunque, di scegliere da che parte
vogliamo stare, per questo il discepolo diventa tale solo quando impara a
discernere.
Imparare a discernere significa affrontare le situazioni nuove della
vita alla luce dell’esperienza e di tutto quello che abbiamo capito con
la nostra intelligenza. Senza questo cammino non si arriva mai a
diventare discepoli, ma si rimane non tanto degli scribi (che sarebbe
comunque già un complimento), ma degli scribacchini, persone cioè che
conoscono le carte a menadito, ma non sanno come usarle. Possiamo
conoscere le norme, i precetti, le regole, ma non è detto che possediamo
anche la saggezza di applicarle di volta in volta alle situazioni della
vita. Questa saggezza infatti è un dono di Dio, non una competenza
personale. Salomone ottiene un cuore saggio grazie alla preghiera!
Il discernimento ci aiuta a fondare in maniera stabile le nostre
decisioni, ma non toglierà mai quella parte di rischio che
inevitabilmente appartiene alla nostra vita.
Il vangelo in poche parole