Pastorale Giovanile

Per i preadolescenti e i giovani della nostra Valle, è coinvolta, oltre ai preti e alle suore, una bella equipe di giovani e adulti delle diverse parrocchie, che progettano e propongono gli incontri e le esperienze per i ragazzi e le ragazze delle diverse età:

  • i preadolescenti: coloro che hanno terminato la mistagogia, e iniziano a vivere l’età dei cambiamenti (13-14enni)
  • gli adolescenti: quelli che frequentano le superiori e sono invitati a collaborare come animatori negli oratori
  • i giovani: i maggiorenni che, affacciandosi all’età adulta, guardano alla loro vita con più responsabilità.

Alcuni appuntamenti sono proposti a livello diocesano, altri a livello vicariale, altri a livello di Valle.

Gli scopi degli incontri in Valle sono

  • offrire molteplici spunti di aggregazione, divertimento, scoperta, riflessione, ascolto e crescita
  • confrontarsi con la proposta cristiana con più consapevolezza
  • conoscersi meglio, evidenziando le proprie idee, i desideri, i valori, e anche la resistenze, i dubbi, le fatiche
  • sentirsi protagonisti delle proprie scelte e capaci di mettersi a servizio nella comunità.

Cf. Diocesi di Como, CHE COSA CERCATE? Progetto diocesano di pastorale giovanile
Cf. Diocesi di Como, Progetto di iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi, cap. 11: La proposta educativa dopo la mistagogia.
Cf. sito diocesano di pastorale giovanile: www.pgcomo.org

Avvisi

La Parola è la mia casa: Lo dico a tutti: «Vegliate!» (I TA anno B)

La Parola è la mia casa: Lo dico a tutti: «Vegliate!» (I TA anno B)

I testi della liturgia di domenica 3 dicembre da www.chiesacattolica.it

Il commento alle letture
(da www.ilregno.it)

LO DICO A TUTTI: «VEGLIATE!»
di Piero Stefani


L’anno liturgico si apre all’insegna della vigilanza, un termine nelle società attuali legato assai più alla sicurezza che all’attesa. Si vigila contro possibili minacce, e non già per attendere qualcuno. Per questo motivo al giorno d’oggi la vigilanza è delegata agli specialisti (i vigilantes). Il Vangelo parla invece di un incontro; per questa ragione il vigilare e il vegliare sono per tutti: «Quello che dico a voi, lo dico a tutti. Vegliate!» (Mc 13,37). Che sia una richiesta esigente lo prova lo stesso Vangelo di Marco; basta infatti passare al capitolo successivo per prendere atto che Pietro, Giacomo e Giovanni nel Getsèmani non ne furono capaci. Ciò avvenne proprio nel momento in cui Gesù innalzava al Padre («Abbà») la sua lacerata preghiera (cf. Mc 14,34-37).

       I versetti di Marco sono notturni. Essi infatti elencano, con scrupolo, le quattro scansioni che nel mondo antico dividevano le ore poste tra il tramonto e il sorgere del sole (sera, mezzanotte, canto del gallo, mattino; cf. Mc 13,35). Perché bisogna vegliare? Perché mai la vita di fede è paragonata alla lotta che si esercita per non essere vinti dal sonno? Perché occorre restare svegli anche quando giunge il tempo di dormire? Semplicemente perché è nella notte che la nostra capacità di attendere viene messa alla prova.

       La vigilanza evangelica non è dominata dalla paura. Essa richiama piuttosto la premura. Vegliare significa essere attenti, «qui e ora», alle necessità del prossimo. È quanto non riuscirono a fare Pietro, Giacomo e Giovanni nell’orto quando furono vinti dal sonno, mentre Gesù era nell’angoscia. Non bisogna lasciare che fatti e avvenimenti, povertà e dolori ci scorrano accanto mentre noi dormiamo di un sonno che rende stordito il nostro cuore. Essere vigilanti comporta accorgerci che altri, oggi, sono nella solitudine e nella disperazione e che forse loro, a differenza di quanto fece Gesù, non hanno più neppure la forza di pregare. È difficile esserne all’altezza; ci viene chiesto tanto. Nella nostra vita siamo infatti paragonabili per lo più a Pietro, Giacomo e Giovanni: dormiamo e lasciamo soli gli altri.

       Vigilare significa attendere la venuta del Signore; tema tanto centrale dell’Avvento, quanto periferico nella nostra vita di fede. Uno dei motivi per attendere sta nella debolezza della nostra capacità di condivisione. Siamo chiamati a essere consapevoli di quanto ci manca. La consapevolezza cresce non già quando si afferma che non c’è più nulla da fare; al contrario essa non è mai tanto acuta e vera come quando si sperimenta la comunione. È il «già» a rimandarci al «non ancora». Nella seconda lettura di oggi si afferma: «La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo» (1Cor 1,6-7). Non manca nulla quando attendiamo. È un paradosso: in virtù di quello che abbiamo, sappiamo quanto ci manca. A riempire di doni (carismi) la nostra vita di fede è l’attesa.

       Attendere è uno stile di vita. Più di ogni altro a ricordarcelo è stato Paolo. Egli ci indica un comportamento non appiattito sul presente, perché perennemente aperto al domani di Dio: «Questo vi dico fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie vivano come se non l’avessero; quelli che piangono come se non piangessero; quelli che gioiscono come se non gioissero (...) passa infatti la figura di questo mondo» (1Cor 7,29-31). L’attesa sta tutta in quel «come se non». Essa non significa disimpegno, tanto meno comporta una «fuga dal mondo». Si tratta piuttosto di consapevolezza che il domani del nostro comune incontro con Dio è ben più grande dell’odierno incontro che gli esseri umani hanno con sé stessi e con i loro simili. Quando le nostre vite non sono avvolte nel sonno, è l’attesa a dar corpo al nostro «già».

Il vangelo in poche parole


«
Un cristianesimo che diventa insensibile all’attesa del ritorno di Cristo perde tutto il suo mordente». 

A.M. Bernard

Parola da vivere


Parola da vivere durante la settimana:  UNA VENUTA DA ACCOGLIERE
L’opera da compiere è il Signore da «celebrare», cioè da rendere presente nella nostra piccola esistenza: la sua Parola, la sua mitezza, la sua obbedienza al Padre, il suo sacrificio d’amore. Ognuno è chiamato a «manifestare» in se stesso la persona e l’opera di Gesù, nella diversità dei doni e delle situazioni.

Altri commenti affidabili, semplici, profondi

p. Marko Ivan Rupnik: www.clerus.va (testo)
Piero Stefani: www.ilregno.it (testo)
Enzo Bianchi: www.monasterodibose.it (testo)
p. Ermes Ronchi: www.avvenire.it (testo)
p. Alberto Maggi: www.studibiblici.it (testo; video)
don Claudio Doglio: dondoglio.wordpress.com (video; audio)
don Claudio Doglio: www.symbolon.net (testo)
p. Gaetano Piccolo: cajetanusparvus.com (testo)
Acli.it: vivere la domenica (testo)
sr. Mariangela Tassielli: cantalavita.com (testo)
Ileana Mortari (teologa): www.chiediloallateologa.it (testo)
Wilma Chasseur (teologa ed eremita): www.incamminocongesu.org/ (testo)
don Enzo Pacini (cappellano del carcere di Prato): www.toscanaoggi.it (testo)
Paolo Curtaz: www.tiraccontolaparola.it (testo, audio, video)
don Tonino Lasconi: www.paoline.it (testo)
Evangeli.net: Commento e breve spiegazione teologica in meno di 450 parole (testo)

Per chi vuole qualcosa di più: Esegesi, lectio divina e meditazioni

Comunità Kairòs: Lectio (testo)
Carmelitani: Lectio divina quotidiana (testo)
Combonianum.org: Lectio divina (testo)
Centro apostolato biblico: www.centroapostolatobiblico.it (testo)

02/12/2017 Categoria: Torna all'elenco