L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene. Il buon
tesoro del cuore: una definizione così bella, così piena di speranza, di
ciò che siamo nel nostro intimo mistero. Abbiamo tutti un tesoro buono
custodito in vasi d'argilla, oro fino da distribuire. Anzi il primo
tesoro è il nostro cuore stesso: «un uomo vale quanto vale il suo cuore»
(Gandhi). La nostra vita è viva se abbiamo coltivato tesori di
speranza, la passione per il bene possibile, per il sorriso possibile,
la buona politica possibile, una “casa comune” dove sia possibile vivere
meglio per tutti. La nostra vita è viva quando ha cuore. Gesù porta a
compimento la religione antica su due direttrici: la linea della
persona, che viene prima della legge, e poi la linea del cuore, delle
motivazioni profonde, delle radici buone. Accade come per gli alberi:
l'albero buono non produce frutti guasti. Gesù ci porta alla scuola
della sapienza degli alberi. La prima legge di un albero è la fecondità,
il frutto. Ed è la stessa regola di fondo che ispira la morale
evangelica: un'etica del frutto buono, della fecondità creativa, del
gesto che fa bene davvero, della parola che consola davvero e guarisce,
del sorriso autentico. Nel giudizio finale (Matteo 25), non tribunale ma
rivelazione della verità ultima del vivere, il dramma non saranno le
nostre mani forse sporche, ma le mani desolatamente vuote, senza frutti
buoni offerti alla fame d'altri. Invece gli alberi, la natura intera,
mostrano come non si viva in funzione di se stessi ma al servizio delle
creature: infatti ad ogni autunno ci incanta lo spettacolo dei rami
gonfi di frutti, un eccesso, uno scialo, uno spreco di semi, che sono
per gli uccelli del cielo, per gli animali della terra, per gli insetti
come per i figli dell'uomo. Le leggi profonde che reggono la realtà sono
le stesse che reggono la vita spirituale. Il cuore del cosmo non dice
sopravvivenza, la legge profonda della vita è dare. Cioè crescere e
fiorire, creare e donare. Come alberi buoni. Ma abbiamo anche una radice
di male in noi. Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo
fratello? Perché ti perdi a cercare fuscelli, a guardare l'ombra anziché
la luce di quell'occhio? Non è così lo sguardo di Dio. L'occhio del
Creatore vide che l'uomo era cosa molto buona! Dio vede l'uomo molto
buono perché ha un cuore di luce. L'occhio cattivo emana oscurità,
diffonde amore per l'ombra. L'occhio buono è come lucerna, diffonde
luce. Non cerca travi o pagliuzze o occhi feriti, i nostri cattivi
tesori, ma si posa su di un Eden di cui nessuno è privo: «con ogni cura
veglia sul tuo cuore perché è la sorgente della vita» (Proverbi 4,23).
Il vangelo in poche parole