Pastorale Giovanile

Per i preadolescenti e i giovani della nostra Valle, è coinvolta, oltre ai preti e alle suore, una bella equipe di giovani e adulti delle diverse parrocchie, che progettano e propongono gli incontri e le esperienze per i ragazzi e le ragazze delle diverse età:

  • i preadolescenti: coloro che hanno terminato la mistagogia, e iniziano a vivere l’età dei cambiamenti (13-14enni)
  • gli adolescenti: quelli che frequentano le superiori e sono invitati a collaborare come animatori negli oratori
  • i giovani: i maggiorenni che, affacciandosi all’età adulta, guardano alla loro vita con più responsabilità.

Alcuni appuntamenti sono proposti a livello diocesano, altri a livello vicariale, altri a livello di Valle.

Gli scopi degli incontri in Valle sono

  • offrire molteplici spunti di aggregazione, divertimento, scoperta, riflessione, ascolto e crescita
  • confrontarsi con la proposta cristiana con più consapevolezza
  • conoscersi meglio, evidenziando le proprie idee, i desideri, i valori, e anche la resistenze, i dubbi, le fatiche
  • sentirsi protagonisti delle proprie scelte e capaci di mettersi a servizio nella comunità.

Cf. Diocesi di Como, CHE COSA CERCATE? Progetto diocesano di pastorale giovanile
Cf. Diocesi di Como, Progetto di iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi, cap. 11: La proposta educativa dopo la mistagogia.
Cf. sito diocesano di pastorale giovanile: www.pgcomo.org

Avvisi

La Parola è la mia casa: Beatitudini e guai (VI dom TO anno C)

La Parola è la mia casa: Beatitudini e guai (VI dom TO anno C)

I testi della liturgia del 17 febbraio da www.chiesacattolica.it

Il commento alle letture
(da www.monasterodibose.it)

Beatitudini e guai

di Enzo Bianchi

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Quando Gesù aveva ormai discepoli che lo seguivano e stavano accanto a lui nel suo peregrinare sulle strade della Galilea per annunciare la venuta del Regno, ecco imporsi una scelta, un’elezione. Gesù non è solo ma ha una comunità che deve apparire come una personalità corporativa, capace di rappresentare il popolo di Israele, il popolo delle dodici tribù in alleanza con il Signore.

Per operare questo discernimento, Gesù sale sul monte come un tempo aveva fatto Mosè (cf. Es 32,30-34,2), e in quel luogo solitario ma propizio all’ascolto del Padre prega. Secondo Luca nei momenti decisivi della sua missione Gesù entra sempre in preghiera, cerca la comunione con il Padre e cerca di discernere la sua volontà. Da questa intensa esperienza di ascolto egli matura la sua decisione di chiamare a sé e dunque di scegliere tra i suoi seguaci dodici uomini che saranno da lui inviati (apóstoloi) e avranno come compito la missione di annunciare il regno di Dio insieme a Gesù stesso.

Ecco dunque Gesù scendere dal monte con la sua comunità “istituita”e raggiungere una pianura dove trova molti ascoltatori, tra i quali numerosi malati che chiedono la guarigione e la liberazione dal potere del male (cf. Lc 6,18-20). Gesù è un vero rabbi, un vero profeta, e molti percepiscono che è abitato da una forza (dýnamis) portatrice di vita. In questo contesto Gesù vede attorno a sé i suoi discepoli e indirizza loro le beatitudini. Si tratta di un modo di esprimersi ben attestato in Israele (cf. Is 30,18; 32,20; Sal 1,1; ecc.): esclamazioni, grida cariche di forza e speranza, indirizzate a qualcuno per attestargli che ciò che lui vive o compie è benedetto da Dio, il quale porterà a termine l’opera in modo imprevedibile. In ogni beatitudine è pertanto implicata una promessa di intervento da parte di Dio.

Nel vangelo secondo Luca le beatitudini sono quattro e risultano differenti dalla versione di Matteo, che ne contiene nove (cf. Mt 5,1-11). In Luca sono espresse alla seconda persona plurale, indirizzate direttamente ad ascoltatori presenti nell’uditorio di Gesù e indicano una situazione concreta come la povertà, la fame, il pianto, la persecuzione; le beatitudini secondo Matteo mettono invece in risalto le condizioni spirituali dei beati, quali la povertà di spirito, la mitezza, la fame e sete di giustizia, la misericordia, la purezza di cuore…

Abbiamo dunque due testimonianze, due interpretazioni delle beatitudini pronunciate da Gesù, che sono complementari e ci permettono di conoscere in modo più ricco e profondo il messaggio che dà forza, convinzione e speranza ai discepoli. Certo, nell’ascoltare queste beatitudini e ancor più nell’annunciarle mi bruciano le labbra: Gesù, infatti, si rivolge a poveri, affamati di pane, piangenti e perseguitati, mentre io non posso collocarmi tra questi destinatari del Regno. Ascoltiamole dunque ancora una volta, lasciamo che ci interroghino, che ci feriscano al cuore e cerchiamo di non essere scandalizzati dal loro radicalismo: le beatitudini non sono etica e morale, ma sono rivelazione, sono annuncio da accogliere o rigettare, esprimono la logica e la dinamica del regno di Dio. Quel Regno che noi dobbiamo cercare per prima cosa (cf. Lc 6,31; Mt 6,33) nella consapevolezza che Gesù è la buona notizia, il Vangelo di Dio per noi.

La prima beatitudine è indirizzata a “voi che siete poveri”, cioè ai discepoli di Gesù che in tutto il vangelo appaiono come poveri: essi hanno abbandonato tutto, si sono spogliati addirittura della famiglia e, fatti poveri, seguono il Messia povero. Certo, le parole di Gesù trascendono i suoi discepoli storici e sono indirizzate alla chiesa, costituendo un principio di krísis, di giudizio: questi poveri reali, concreti, ai quali Gesù ha rivolto la beatitudine-felicità, sono nella chiesa? La chiesa è la comunità dei poveri ed è povera? Domande che, significativamente, Luca si pone nella seconda parte della sua opera, gli Atti degli apostoli, dove la povertà e i poveri sono creditori della condivisione, della koinonía, affinché “nessuno di loro fosse povero” (cf. At 4,34).

Questa prima beatitudine – va ammesso – è paradossale. Com’è possibile affermare: “Beati i poveri”? Eppure essa risuona in questo modo perché vuole indicare che non è la povertà a rendere beati i poveri, ma la condizione della povertà permette loro di invocare, desiderare, discernere il regno di Dio. I poveri sono quelli che invocano che a regnare su di loro sia Dio, non il denaro, non i potenti di questo mondo. In tal modo diventano “significanti”, fanno segno verso il regno di Dio con una forza più efficace di quella di ogni possibile comunicazione verbale. I poveri sono segno dell’ingiustizia del mondo e, insieme, sacramento del Signore Gesù, il quale “da ricco che era si fece povero per noi, per farci ricchi della sua povertà” (cf. 2Cor 8,9). I poveri – e bisogna renderli vicini, ascoltarli e conoscerli per poterli interpretare – sanno riconoscere che il regno di Dio è per loro e questa è la beatitudine che nessuno potrà mai strappare dal loro cuore. Verrà il regno di Dio con l’instaurazione della giustizia, e allora la koinonía sarà piena.

Come i poveri reali e concreti, anche quelli che hanno fame e conoscono la minaccia della morte per mancanza di cibo e di acqua sono beati. Perché? Perché ora sono in questa condizione, ma il Dio liberatore agisce in loro favore. Come Luca ha attestato nel Magnificat cantato da Maria (cf. Lc 1,46-55), donna umile, povera e credente, Dio con la forza del suo braccio disperde i potenti e annulla i loro piani, rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili, ricolma di beni gli affamati e rimanda i ricchi a mani vuote. Ci sarà una sazietà per chi ora soffre la fame! Questa è la giustizia che si esprimerà nel giudizio di Dio, un giudizio che ci dovrebbe avvertire, perché sarà nella misericordia se avremo avuto misericordia di chi soffre accanto a noi. Non possiamo pensare che le omissioni siano meno gravi di un’azione che provoca morte: chi vede l’affamato e non lo sazia è come uno che gli dà la morte, è un assassino del fratello!

Consideriamo la terza beatitudine, quella relativa a chi piange, forse in modo meno temibile, perché prima o poi piangiamo tutti. Qui però la contrapposizione va letta tra chi trascorre la vita nel lamento e chi invece vive da gaudente; tra chi conosce solo il duro mestiere di vivere e chi è esente da fatiche, pesi e sofferenze, perché carica gli altri dei suoi pesi delle sue fatiche. In sostanza, tra oppressi e oppressori. La gioia e il canto sono dunque la promessa di Dio anche per quanti sono oppressi.

Infine, l’ultima beatitudine lucana è indirizzata ai perseguitati a causa di Cristo e del suo messaggio. Sì, ci sarà persecuzione per chi porta il nome di cristiano, ci sarà ostilità, disprezzo e insulto: se infatti è avvenuto così per Gesù, il maestro, potrà forse avvenire diversamente per i discepoli? Con questa beatitudine Gesù intravede il futuro e noi sappiamo come ciò è sempre accaduto e accade oggi più che mai, per molti cristiani sparsi nel mondo. Costoro possono esultare ed essere gioiosi, perché la persecuzione testimonia l’appartenenza a Cristo di chi è osteggiato e gli assicura la ricompensa del regno dei cieli.

In Luca alle beatitudini seguono i “guai” (Ouaì hymîn!), grida di avvertimento per quanti si sentono autosufficienti. Si faccia però attenzione: non si tratta di maledizione, come spesso si dice o si traduce, ma di constatazione e lamento! Constatazione che chi è ricco, sazio e gaudente non capisce, non comprende (cf. Sal 49,13.21), non sa di andare verso la rovina e la morte, una morte che vive già nel rapporto con i propri fratelli e le proprie sorelle. Questi “guai” sono eco degli avvertimenti dei profeti di Israele (cf. Is 5,8-25; Ab 2,6-20), sono un richiamo a mutare strada, a cambiare mentalità e comportamenti, sono un vero invito alla vita autentica e piena.

Se ha una vita fedele e conforme a Cristo, il cristiano non si attenda che gli vengano tolti i sassi dal cammino. Al contrario, facilmente gli verranno scagliati addosso: se infatti è “giusto”, sarà odiato e non si sopporterà neppure la sua vista (cf. Sap 1,16-2,20). Ricordiamo infine anche il “guai, quando tutti diranno bene di voi”, perché come Gesù è stato “segno di contraddizione” (Lc 2,34), così lo è il cristiano, se è conforme a lui.

Il vangelo in poche parole


«A cosa servono belle strade e aeroporti, begli edifici di tanti piani, se vengono costruiti con il sangue dei poveri, che non ne beneficeranno? Ateo non è solo il marxismo, ateo pratico è anche il capitalismo. Questo divinizzare il denaro, questo idolatrare il potere, questo porre falsi idoli da sostituire al vero Dio. Viviamo tristemente in una società atea».

mons. Oscar Arnulfo Romero

La Parola da vivere

Parola da vivere durante la settimana: NE EBBE COMPASSIONE
Vivere come attuale possesso quello che è regalo e pienezza dell’amore di Dio per noi, è una strada opposta a quella della fede, e opposta alla strada percorsa e donata da Gesù! La categoria del «dono» e quindi della comunione tra il Signore e l’umanità è il cuore di tutto il mistero rivelato dalla Parola. E la fede vede in tutto ciò non una conquista e una virtù umana, ma semplicemente il dono di Dio.

 
Altri commenti affidabili, semplici, profondi

mons. Pierbattista Pizzaballa: www.lpj.org (testo)
Piero Stefani: www.ilregno.it (testo)
Enzo Bianchi: www.monasterodibose.it (testo)
p. Ermes Ronchi: www.avvenire.it (testo)
p. Alberto Maggi: www.studibiblici.it (testo; video)
don Claudio Doglio: dondoglio.wordpress.com (video; audio)
don Claudio Doglio: www.symbolon.net (testo)
p. Gaetano Piccolo: cajetanusparvus.com (testo)
Acli.it: vivere la domenica (testo)
sr. Mariangela Tassielli: cantalavita.com (testo)
Ileana Mortari (teologa): www.chiediloallateologa.it (testo)
Wilma Chasseur (teologa ed eremita): www.incamminocongesu.org/ (testo)
don Enzo Pacini (cappellano del carcere di Prato): www.toscanaoggi.it (testo)
Paolo Curtaz: www.tiraccontolaparola.it (testo, audio, video)
don Tonino Lasconi: www.paoline.it (testo)
Lis - Video commento lingua italiana dei segni: www.qumran2.net/parolenuove/commenti.php (video)
Evangeli.net: Commento e breve spiegazione teologica in meno di 450 parole (testo)

Per chi vuole qualcosa di più: Esegesi, lectio divina e meditazioni

Comunità Kairòs: Lectio (testo)
Carmelitani: Lectio divina quotidiana (testo)
Combonianum.org: Lectio divina (testo)
Centro apostolato biblico: www.centroapostolatobiblico.it (testo)

15/02/2019 Categoria: Torna all'elenco