La lode del padrone per il suo amministratore disonesto, che per
rimediare alle conseguenze del licenziamento ricorre a un furbo atto di
disonestà, esprime chiaramente il parere di Gesù, lasciandoci perplessi,
tant'è vero che non mancano tentativi di spiegazioni più meno contorti
per evitare che la parabola venga intesa come un invito alla disonestà. In
realtà, per scansare ogni equivoco, basta ricordare che il significato
delle parabole non sta nei particolari del racconto, ma nel messaggio
che attraverso di essi l'autore vuole comunicare. Se così non fosse, la
parabola delle vergini sagge che non dividono il loro olio con le
stolte, sarebbe un invito all'egoismo (Mt 25,1-13). Ciò che Gesù vuole
comunicare diventa chiaro nel suo commento: "I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce". Per Gesù, quindi, l'amministratore disonesto è un "figlio di questo mondo", e non viene lodato perché tale, ma per essere di stimolo ai "figli della luce",
agli onesti, affinché non si accontentino di essere brave persone che
non fanno il male, ma perché - per dirla con san Paolo - vincano il male con il bene (Cfr. Rm 12,21).
Compresa
nel suo significato autentico, la parabola dell'amministratore
disonesto diventa un severo richiamo anche per noi cristiani di oggi,
inclini, nonostante il pungolo di papa Francesco, a lamentarci degli
"amministratori disonesti", ma poco decisi a contrastarli.
Per non rimanere nel campo delle esortazioni generiche, scendiamo nella realtà con un profeta schietto e concreto: Amos. Egli ammonisce i "figli di questo mondo" che Dio non dimenticherà le loro opere disoneste. Cosa facevano questi amministratori disonesti degli averi del padrone, di Dio? Esattamente quello che fanno oggi.
* Non rispettavano e non sopportavano il sabato,
perché considerato un tempo sottratto ai commerci e ai profitti:
"Quando sarà passato ... il sabato, perché si possa smerciare il
frumento?".
Oggi. Macché domenica! Macché giorno del Signore! I negozi devono essere sempre aperti.
* Preoccupati
soltanto dei loro profitti, ignoravano il bene delle persone, pronti a
sfruttare i più deboli, ricorrendo a ogni imbroglio: "diminuendo l'efa e aumentando il siclo e usando bilance false".
Oggi.
Pensiamo allo sfruttamento vergognoso dei bambini, degli stranieri,
delle donne. Per loro, come allora, i poveri valgono meno di un paio di sandali.
* Ricorrevano alle frodi, alla corruzione, ai guadagni illeciti: "Venderemo anche lo scarto del grano".
Oggi.
Cosa trovano i NAS quando mettono il naso nei magazzini delle aziende,
nei rispostigli dei ristoranti, nelle mense dei ricoveri dei vecchi e
perfino di quelle delle scuole?
Di fronte a questi "figli del
mondo" qual è l'impegno dei "figli della luce"? Debole e incerto, dietro
la scusa che noi singoli non possiamo farci niente: ci deve pensare il
governo. In realtà, se tutti "i figli della luce" decidessero di
rifiutarsi di andare per negozi la domenica, è sicuro che non
otterrebbero nessuno risultato? Se fossero attenti e pronti a denunciare
ogni ingiustizia e sfruttamento, non si costruirebbe un argine contro
il malcostume?
Possiamo comunque fare poco? Il poco diventa molto per il Signore:
"Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti;
e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose
importanti". Il resto lo otterremo da lui, pregando "per tutti
quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e
tranquilla". E più giusta.
Decidiamoci dunque a essere combattenti per il bene, rendendo più limpida e decisa la nostra scelta, perché "Nessun servitore può servire due padroni. Non potete servire Dio e la ricchezza".