Liturgia

Per una dignitosa e fruttuosa celebrazione dei riti sacri, e per permettere a tutti i partecipanti di sentirsi coinvolti in modo attivo e consapevole, in tutte le nostre parrocchie sono presenti diversi uomini e donne che con passione e fedeltà si prendono cura delle varie chiese e delle celebrazioni:

  • i sacristi e i loro collaboratori
  • gli addetti alle pulizie, alla manutenzione degli impianti, ai fiori
  • coloro che accolgono le persone in chiesa
  • gli animatori del canto e della musica (organisti, cantori…)
  • i lettori
  • i ministri straordinari della Comunione
  • i ministranti (chierichetti) e chi li guida
  • i ragazzi che raccolgono le offerte

In base alle necessità si potranno convocare riunioni periodiche dei diversi volontari, anche per una migliore formazione liturgica e per concordare scelte comuni.

Avvisi

La Parola è la mia casa: Immerso nell'umanità (Battesimo del Signore anno B)

La Parola è la mia casa: Immerso nell'umanità (Battesimo del Signore anno B)

I testi della liturgia del 7 gennaio da www.chiesacattolica.it

Il commento alle letture
(da http://www.clerus.va)

IMMERSO NELL'UMANITA'
di p. Marko Ivan Rupnik



Il brano evangelico di oggi ci presenta due quadri: la visita dei pastori al Bambino Divino, “che giaceva nella mangiatoia” (v.16) e la circoncisione di Gesù, in osservanza della legge mosaica.
Assieme al Salvatore, la protagonista della pagina è Maria, sua madre, e la liturgia odierna celebra per l’appunto la festa di Maria Santissima, “Madre di Dio”, titolo che noi pronunciamo senza troppo farci caso, ma che ha alle spalle anni e anni di riflessioni, dibattiti, definizioni.
Quello della “maternità divina” di Maria è infatti un dogma, anzi il più antico dogma sulla persona e il ruolo di Maria nella storia della salvezza.
Ma che cos’è un dogma? E’ una “dottrina nella quale la chiesa propone in maniera definitiva una verità rivelata, in una forma che obbliga il popolo cristiano nella sua totalità, in modo che la sua negazione è respinta come un’eresia e condannata con anatema, cioè con scomunica solenne”.
Nel corso della sua storia la Chiesa è arrivata a stabilire dei dogmi per lo più sulla spinta delle eresie, cioè degli “errori di fede” commessi interpretando scorrettamente il dato rivelato; di necessità l’autorità magisteriale nella Chiesa (il Papa e i concili ecumenici) è tenuta ad approfondire, sotto la guida dello Spirito Santo, le questioni sollevate e a proporre precise definizioni circa le verità di fede, che non esauriscono, (né mai lo potrebbero!) il profondo e straordinario mistero da esse indicato, ma quantomeno dicono l’ultima parola, vincolante per i cristiani, su determinate questioni.
Vediamo nel dettaglio la questione relativa alla maternità divina di Maria.
La base di ogni dogma è anzitutto biblica e nella Scrittura troviamo diverse esplicite affermazioni a questo riguardo. Nel 57 d.Cr. Paolo, scrivendo ai Galati, dichiara: “Dio mandò il suo Figlio, nato da donna……” (Gal.4,4); anche se Maria non è esplicitamente nominata, è sottinteso che si tratta di lei.
Circa 30 anni dopo, abbiamo i “vangeli dell’infanzia” di Matteo e Luca, nei quali troviamo le seguenti affermazioni:
1° - “Giuseppe,…non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Matteo 1, 20-21); “salvare dai peccati” era prerogativa di Dio e Gesù avrebbe più volte avocato a sé un simile potere, dandone concreta riprova.
2° - “Maria…concepirai un figlio, lo darai alla luce…sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo” (Luca 1, 31-32); “lo Spirito Santo scenderà su di te, …..Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio” (v.35)
3° - “Elisabetta…..esclamò a gran voce: … A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?” (Luca 1, 41-43); Signore, Kyrios in greco, corrispondeva al nome proprio ebraico di Dio: Jahvé.
Dai dati biblici sembrerebbe indiscutibile la divinità del Figlio di Maria, che lo ha generato nella carne e che quindi ben a ragione può essere chiamata “Madre di Dio”.
Ma il riconoscimento di questa particolarità dell’umile donna di Nazareth avviene con grandi difficoltà nella Chiesa dei primissimi tempi. Infatti per i cristiani provenienti dal giudaismo (o giudeo-cristiani) l’idea di un culto reso a una donna era qualcosa di profondamente estraneo; e per i credenti provenienti dal paganesimo (o etnico-cristiani) c’era il pericolo di confusioni ed equivoci con le antiche divinità-madri pagane.
Però a poco a poco le difficoltà furono superate, grazie al prezioso apporto di riflessioni dei Padri della Chiesa e dei primi concilii ecumenici.
Ad esempio Ireneo di Lione (140 – 202 d.Cr.), interpretando il “discese dal cielo” del Credo, sottolinea che Cristo preesisteva alla sua nascita terrena e che si è realmente incarnato: due realtà dalle quali deriva la maternità divina della sua genitrice Maria.
Il problema nasceva soprattutto per il fatto che, con il titolo di cui sopra, pareva che una donna, cioè una creatura umana, avesse generato Dio stesso, che è l’eterno Creatore di tutto! Il che è assurdo. O viceversa appariva disdicevole per un Dio (che è Spirito) avere contatti con la materia di cui è fatto l’essere umano.
E’ evidente che il dogma relativo a Maria non può prescindere dal chiarimento circa il rapporto tra natura umana e natura divina nella persona di Cristo, il che avvenne nel concilio di Calcedonia (451 d. Cr.), dove si ebbe la seguente affermazione: “Prima di tutti i tempi il Verbo fu generato dal Padre secondo la sua divinità, ma negli ultimi giorni lo stesso nacque come uomo da Maria Vergine, per noi e per la nostra salvezza, e dunque ben a ragione ella è detta “Theotòkos”, cioè Madre di Dio”.
Danilo Sartor mette ben in luce il modo in cui, nel brano liturgico odierno, l’evangelista Luca ci presenta Maria, Madre di Dio, come si vede alle pagg.744-5 del Nuovo Dizionario di Mariologia (edizioni San Paolo):
“Maria non solo appare come la madre che presenta il Figlio ai pastori, ma viene anche raffigurata in un rapporto più stretto con Gesù, che va al di là del fatto fisico. Infatti solo di lei si dice che “serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (v.19). E’ l’atteggiamento tipico della fede vera. Maria diventa “più” madre credendo….Dicevano giustamente i padri che “Maria concepì il Figlio prima nel suo cuore che nel suo corpo”. Sta qui la grandezza della maternità divina di Maria: al fatto fisico si unisce una grande partecipazione interiore…
Ora, in questa immagine della divina maternità della Vergine, possono essere indicati tutti coloro che, come lei, credono. Non è infatti la fede che fa nascere Dio nel cuore del credente? Lo stesso Gesù ha chiamato beati coloro che ascoltano e mettono in pratica la parola di Dio, equiparandoli a madre, fratello e sorella suoi (cfr.Luca 11,28 e Marco 3,35).
Così la Vergine-madre è il prototipo di tutta la chiesa che, “contemplando la santità misteriosa di Maria, imitandone la carità e adempiendo fedelmente la volontà

Questo evento così brevemente raccontato da Marco è in qualche modo la sintesi di tutto il suo vangelo e di tutta l’opera di Cristo. Cristo scende dalla Galilea in un cammino che lo porta diritto al Giordano, il luogo anche geograficamente più basso della terra, e così è visibilmente chiaro l’abbassamento del Figlio di Dio. Il fiume Giordano ha il colore della terra. Lui entra in quella acqua fangosa e sporca, immagine esatta di un’umanità fatta di terra che rimane tale quando con il peccato si spegne lo Spirito.

A quelle acque Cristo conferisce il colore della sua divinità, come ha detto Cirillo di Gerusalemme e alcuni altri padri, e in quelle acque sono santificate tutte le acque del mondo perché possano santificare noi nell’ora della nostra morte e risurrezione, al nostro battesimo. Giacomo di Sarug, grande padre siriaco, sottolinea che Cristo scendendo nelle acque del suo battesimo si spogliò della gloria e depose la veste di luce e di gloria nelle acque così che quando arriverà Adamo nudo, veramente figlio della terra, fatto di fango, potrà rivestirsi della veste di gloria che l’angelo decaduto gli ha derubato tra gli alberi dell’Eden.

Marco registra solo la sua uscita dall’acqua, perché scendere nell’acqua è l’immagine del morire, salire dall’acqua è immagine della risurrezione, del Risorto.

Da queste acque fangose esce il Figlio di Dio, vero Dio e vero uomo, in fila con i penitenti. È la solidarietà il principio della divinizzazione dell’uomo: è Dio che si rende solidale a noi, basta pensare quanta enfasi sulla solidarietà di Cristo Sacerdote con l’umanità, mette la Lettera agli Ebrei. Ed è questo il principio della nostra divinizzazione secondo Dio.

I cieli si squarciano, e il termine skizein lascia intendere che è qualcosa di irreversibile, irreparabile. È lo stesso termine che Marco usa nel momento della morte di Gesù, quando si squarcia il velo che non ha più senso. Cristo è entrato nella morte che separava l’uomo da Dio. Sono due momenti della rivelazione di chi è il vero Dio, cioè colui che offre la propria vita per tutti, senza nessuna colpa.  Allora tutto ciò che era dietro il velo si versa sul popolo, adesso siamo noi ad essere bagnati dalla rivelazione di Dio, in quest’onda di grazia che viene dall’al di là del velo. Secondo i rabbini erano 500 anni di camino tra un cielo e l’altro, e c’erano 7 cieli.  Tutta questa distanza ora è azzerata e Lui è la porta aperta (cf Eb 10, 20)

La colomba che aleggia sopra di Lui testimonia che può fare questo sacrificio di sé proprio perché ha lo Spirito, perché ha la vita del Padre e sa che il Padre lo raccoglierà, perciò si può offrire (cf Eb 9, 14).  È lo Spirito della nuova creazione, finalmente la creazione vera è la divino umanità, del vero uomo e vero Dio in una sola Persona. 

Viene una voce, phonè,  che è lo stesso termine  che Marco usa per il gallo che canta e per il grido di Cristo quando spira sulla croce, in una perfetta sovrapposizione di Battesimo e Pasqua perché questa voce è anche quella del Salmo 2 che è il salmo di intronizzazione del Re. Grazie a questo Re che esce dal fango in mezzo ai penitenti il cielo non si chiuderà mai più, quel cielo che tante volte si è chiuso nella storia di Israele e sul quale ricamava la lettura rabbinica di un Dio un po’ risentito, da placare in qualche modo, ora quel cielo è qui, perché Dio è qui. E lo vediamo nell’uomo, in un nuovo modo di vivere, da figli: “Tu sei il Figlio mio” (Mc 1,11; cf Sal 2,7).

Lui è il Volto del Padre, è Lui. Qui si toccano in un’unica realtà la figliolanza e la paternità. Cristo uscito dalle acque è l’immagine di noi con il battesimo innestati in Lui.

Sono tutti passaggi questi che viviamo nel nostro battesimo dove scende lo stesso Spirito e la stessa voce dice: ‘Tu sei mio figlio’. Riceviamo la stessa vita, quella che Lui ci ha dato dalla croce, quando spirò, quando consegnò la sua vita a noi perché passasse in noi.

Abbiamo la stessa vita, siamo figli e siamo divino - umani. Questo è il nostro più vero habitat, la verità dell’uomo. Lì conviene stare e lì conviene cercare la propria identità, come figlio di quella vita che la fede ci fa contemplare e che non tramonterà. Considerare teologicamente e dunque pastoralmente il battesimo come ontologia dell’uomo nuovo, chiude l’accesso ad ogni ideologia e ad ogni moralismo alla nostra fede, che sono due tumori che uccidono la fede.

Il vangelo in poche parole


«Cristo è illuminato dal battesimo, risplendiamo insieme a lui; è immerso nell’acqua, scendiamo con lui per risalire insieme a lui. Ecco Gesù che sale dall’acqua. Infatti egli porta il mondo. Con lui lo fa salire; vede scindersi e aprirsi i cieli che Adamo aveva chiuso per sé e per la sua discendenza quando fu espulso dal paradiso difeso dalla spada fiammeggiante».

San Gregorio Nazianzeno

La Parola da vivere



Parola da vivere durante la settimana: BATTEZZARE

Credere che Gesù è il Cristo, credere, come oggi ci dice l’evangelista Giovanni, che Egli è il Figlio di Dio, primogenito di un’umanità nuova governata dall’amore, vuol dire accettare sin in fondo che Egli, il grande Povero, venga a prendere per mano ogni cuore, ogni vita, ogni cultura, e senza annientare cuori, vite e culture, ma «scendendo» in essi e raccogliendoli nella loro povertà, li strappi dalla loro povertà e li conduca verso la sublime condizione dei figli di Dio, in grande e pacifica fraternità. Ognuno di noi è l’amato.

Altri commenti affidabili, semplici, profondi

p. Marko Ivan Rupnik: www.clerus.va (testo)
Piero Stefani: www.ilregno.it (testo)
Enzo Bianchi: www.monasterodibose.it (testo)
p. Ermes Ronchi: www.avvenire.it (testo)
p. Alberto Maggi: www.studibiblici.it (testo; video)
don Claudio Doglio: dondoglio.wordpress.com (video; audio)
don Claudio Doglio: www.symbolon.net (testo)
p. Gaetano Piccolo: cajetanusparvus.com (testo)
Acli.it: vivere la domenica (testo)
sr. Mariangela Tassielli: cantalavita.com (testo)
Ileana Mortari (teologa): www.chiediloallateologa.it (testo)
Wilma Chasseur (teologa ed eremita): www.incamminocongesu.org/ (testo)
don Enzo Pacini (cappellano del carcere di Prato): www.toscanaoggi.it (testo)
Paolo Curtaz: www.tiraccontolaparola.it (testo, audio, video)
don Tonino Lasconi: www.paoline.it (testo)
Evangeli.net: Commento e breve spiegazione teologica in meno di 450 parole (testo)

Per chi vuole qualcosa di più: Esegesi, lectio divina e meditazioni

Comunità Kairòs: Lectio (testo)
Carmelitani: Lectio divina quotidiana (testo)
Combonianum.org: Lectio divina (testo)
Centro apostolato biblico: www.centroapostolatobiblico.it (testo)

06/01/2018 Categoria: Torna all'elenco