Il vangelo di questa domenica
racconta l’invio in missione dei 12, riprendendo la prima chiamata:
«Vi
farò diventare pescatori di uomini»
(Mc 1,17).
Interessanti le modalità e
l’equipaggiamento indicati per la missione. Innanzitutto «a
due a due»: ciò sia in funzione della testimonianza riguardo a Gesù
e a ciò che si è vissuto con lui; ogni testimonianza, infatti, deve
basarsi almeno su due testimoni. Ma l’obiettivo è portare anche
una esperienza di vita comune e di carità reciproca, attraverso il
cammino condiviso dai due, visti come piccola comunità.
Particolare
anche l’equipaggiamento, sia nei divieti che in ciò che si
prescrive di portare. Un bagaglio più che essenziale, «né pane, né
sacca, né denaro nella cintura», «non portare due tuniche», in
modo da stare con la gente e sperimentarne l’ospitalità e la
condivisione. Paolo, in contesto pagano dove era più opportuno
testimoniare la gratuità dell’annuncio, darà indicazioni diverse.
Marco, a differenza di Matteo e Luca, introduce due eccezioni che non
sembrano legate solo funzionalmente al cammino: il bastone e i
sandali. Essi potrebbero essere un richiamo visivo al contenuto
liberante dell’annuncio tramite il riferimento alla
prima cena pasquale consumata in Egitto con i sandali ai piedi e il
bastone in mano.
Lo
stile di questo primo mandato missionario deve essere, in qualche
modo, rintracciabile nella missione affidata oggi ad ogni discepolo,
ad ogni comunità cristiana, alla Chiesa. Siamo equipaggiati (in strutture, attività, modalità di
azione, di discernimento e di relazione) per il viaggio o per
l’occupazione di spazi e il presidio di territori? Per la missione o per la conservazione? Per
lo stare in mezzo alla gente portando un annuncio di liberazione e di
giustizia o per l’esercizio di un potere e l’efficienza?