Iniziazione cristiana

La catechesi è il cammino di fede che ogni battezzato vive, all’interno della comunità e seguendo la sapiente “regia” dell’anno liturgico. La catechesi vive su tre pilastri:

  • l’ascolto della Parola di Dio,
  • la preghiera e la celebrazione dei sacramenti,
  • la carità/l’impegno concreto di servizio e testimonianza.

I primi destinatari della catechesi sono gli adulti, chiamati ad essere poi guide nella fede dei propri figli. Ecco perché, come ci dicono i nostri vescovi, i primi “catechisti” sono proprio i genitori.

La nostra comunità pastorale prevede durante l’anno diversi momenti formativi per i genitori, che servano prima di tutto per la crescita della fede personale, e poi anche in vista dell’educazione dei figli.

In diocesi di Como un apposito sussidio regola le diverse tappe dell’itinerario: Progetto di iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi, disponibile anche sul sito della diocesi.

Attualmente gli incontri di catechesi avvengono così:

  • Biennio del Primo annuncio: incontri quindicinali nelle quattro sedi (Torre, Caspoggio, Chiesa, Lanzada) al lunedì pomeriggio
  • Discepolato (incontri settimanali al lunedì pomeriggio)

Per ora non è ancora attivo l’anno della mistagogia

Avvisi

@ La posta di Chiara: Crisi e condivisione

@ La posta di Chiara: Crisi e condivisione

Cara suor Chiara, forse ne hai già accennato. In ogni caso penso non sia inutile parlarne di nuovo. A voi che avete fatto voto di povertà, vorrei chiedere qualche indicazione su come tirar fuori il buono che c’è nella crisi economica che stiamo attraversando. Grazie a Dio, nella mia famiglia, non siamo allo stremo, ma qualche calcolo in più dobbiamo farlo. Non abbiamo gran che di superfluo. Disponiamo di un dignitoso necessario. Ai ragazzi (abbiamo due figli adolescenti) stiamo ripetendo che si può anche fare a meno del cellulare. Si fatica un po’ a farglielo capire… Insomma, si potrebbe parlare del “buon uso della crisi”? Mi puoi dire qualcosa?

Bruno

Le situazioni della vita, a volte, ci pongono in condizioni foriere di scelte, di comportamenti che mai avremmo pensato di dover fare. L’attuale crisi economica ci interpella, carissimo Bruno, e può essere a livelli diversi sorgente di riflessione e cambiamento.

Eravamo abituati a uno stile di vita consumistico rispetto ai beni, alle cose, e … anche alle relazioni, alle situazioni. Una modalità che non si può mantenere: la vita ci chiede un cambiamento, una nuova obbedienza alla storia. Ma come attuarla, quale sapienza attingere da questa nuova situazione? Forse questa crisi ci può interrogare, a livello personale, familiare e comunitario, su ciò che è essenziale e su ciò che è superfluo, per porre segni e gesti concreti. Occorre andare contro corrente, recuperando quel valore di sobrietà, tipicamente evangelico, che abbiamo dimenticato e farlo risplendere in tutta la sua bellezza e potenza. Siamo chiamati a uscire dalla logica, più o meno riconosciuta, che la persona è un valore per ciò che è e non per ciò che possiede, a fare il difficile passaggio dall’esteriorità all’interiorità.

Questo ha tante ricadute nel nostro modo di pensare, di vedere e giudicare gli altri, di educare i figli, di scegliere cosa acquistare, di vivere il rapporto con i beni, con i mezzi di comunicazione. Ci è chiesto un maggiore discernimento e soprattutto un ritorno ai valori essenziali che danno spessore alla vita e sono fondanti per una crescita umana e cristiana. La precarietà che viviamo ci può aprire alla condivisione, che è il nome nuovo della povertà. Condividere è una chiamata a uscire da noi stessi per accorgerci dell’altro, per saper vedere, per farci prossimo; è farci cuore, mano, per chi ci sta accanto, magari un parente, il vicino di casa o il lontano: la creatività dell’amore sa vedere e porre gesti concreti di condivisione di beni, di tempo, di disponibilità! Condividere è entrare nel dinamismo divino dell’eccedenza, dello “spreco”, non del risparmio. Tutti noi possiamo crescere in questo stile di vita, con quel poco o molto che siamo o abbiamo, quei pochi pani e pesci che il Signore usa per compiere ancora il miracolo del pane condiviso e spezzato tra i fratelli.

Come credenti dobbiamo aprire nuovi orizzonti di umanità e solidarietà partendo dalle nostre famiglie e dalle nostre comunità, vivendo concretamente quella fraternità evangelica del mettere in comune per il bene di tutti. Occorre vincere diffidenze, paure, resistenze, aprirci alla fiducia che edifica una rete di solidarietà e prossimità; sconfiggere quei profeti di sventura che evidenziano il negativo, vedono solo nemici e non fratelli, esigono la conversione degli altri e non la propria, uccidono la speranza in un futuro migliore. Questa è la sfida del Vangelo, per l’uomo di ieri e di oggi. Questa è la via per ricostruire il tessuto comunitario e sociale, per renderlo più umano e più cristiano, lì dove viviamo e agiamo.

Chiara - monaca clarissa


Da www.santalessandro.org

23/02/2020 Categoria: Torna all'elenco