Passando da Mc a Gv, la liturgia ci immette su un cammino di conoscenza di Cristo che ci porterà molto in profondità: da Gesù come colui che dà il pane a Pane di vita Lui stesso. L’altro riferimento importante viene dall’epopea dell’Esodo: Gesù e il rapporto vitale con Lui che culmina nell’Eucaristia è la nuova manna, il nuovo pane del cammino.
Il racconto del segno dei pani ha in sé molti spunti interessanti: innanzitutto la grande folla in ricerca e poi la grande abbondanza che sazia e avanza. Spunti che ci spingono a guardare l’umanità di oggi, i suoi desideri e le sue ricerche e a verificare se la vita cristiana nostra e delle nostre comunità, se il nostro impegno ecclesiale e sociale lasciano intravedere una sazietà di senso e di vita.
Ma più importanti ancora sono i rapporti distorti dei 12 e della folla con il segno dei pani. Il primo atteggiamento inadeguato è quello dei 12 che contano solo sulle proprie risorse e strutture visibili … sono tanto vicini a Gesù ma pensano ed agiscono come se non ci fosse. Così anche oggi, spesso, ci definiamo cristiani e cattolici, facciamo tante iniziative, promuoviamo valori e organizziamo celebrazioni e preghiere ma senza considerare Dio una presenza viva e operante nella storia.
Il secondo atteggiamento inadeguato è quello di coloro che si fermano al segno, ritenendo di aver trovato e aver chiuso la ricerca. C’è grande fame di esperienze forti, di relazioni comunitarie e spirituali “calde”, di miracoli, apparizioni e rivelazioni più o meno utili, ma poca voglia poi di aprirsi ad un cammino comunitario nella grande Chiesa insieme a gruppi, sensibilità e spiritualità diversi.
Ciò che abbiamo trovato non conclude la ricerca, ma la apre ancora di più, rendendola più ricca, più impegnativa, ancora più determinante per la nostra vita e per la vita del mondo.