Buongiorno suor Chiara mi chiamo
Elena e sono una nonna. Quando ero giovane lavoravo in un’azienda ed ero
molto fiera di aver studiato fino al diploma e aver trovato un buon
posto. Quando sono rimasta incinta, però, mi sono resa conto che tutti,
compreso il mio principale, si aspettavano che rimanessi a casa per
dedicarmi alla famiglia e così ho fatto. Ho avuto tre figli e devo dire
che non mi sono pentita di essermi dedicata a loro. Ho letto nei giorni
scorsi un articolo secondo il quale anche oggi il 53% delle mamme che si
licenziano lo fa perché non riesce a conciliare la cura dei figli con
il proprio lavoro. Oggi però le esigenze e la società sono molto
cambiate. Che cosa ne pensa? È ancora valida per le giovani di oggi una
scelta come la mia? Guardando le mie figlie mi sembra che ci sia tanto
in gioco, anche il loro talento e la loro vocazione. Un saluto cordiale e
grazie
Elena
Cara Elena, la questione femminile rimane sempre un “problema aperto”
soggetto a tante variabili personali e sociali e inoltre l’attuale
situazione di crisi economica non fa altro che penalizzare la donna nel
suo rapporto con la famiglia e il lavoro. Proprio per questo è difficile
dare un’unica risposta perché la scelta comprende sia la dimensione
personale che sociale e culturale. Tento di spiegarmi. Come le tue
figlie, le donne di oggi hanno il desiderio legittimo di portare a
compimento sogni, di realizzarsi professionalmente dopo la bellezza e la
fatica degli studi. È una bella opportunità di concretizzare
l’indipendenza e l’autonomia e di acquisire un ruolo sociale
riconosciuto.
L’emancipazione femminile ha portato certamente a una consapevolezza
del “proprium” femminile, liberando energie e talenti non solo per la
realizzazione personale, ma anche per la crescita umana. Il contributo
femminile nel mondo del lavoro è indispensabile poiché il “pianeta”
donna porta in sé originalità, sensibilità, ricchezza di riflessione,
necessari all’umanizzazione del lavoro, anche per la messa in gioco di
talenti che realizzano la vocazione ad essere collaboratrici nell’opera
della creazione. È urgente anche allargare gli spazi della presenza
femminile nel mondo lavorativo e promuovere la loro integrazione nei
luoghi in cui si prendono le decisioni importanti.
Credo però sia per la donna altrettanto importante realizzare la
vocazione che il Signore ha inscritto nel suo corpo: quella di generare
la vita, di divenire madre. L’esperienza della maternità è un dono così
grande che per alcune donne può divenire la vocazione importante della
propria esistenza, accanto a quella di sposa. Purtroppo la necessità di
contribuire al sostentamento economico della famiglia o il legittimo
desiderio di realizzazione professionale, obbligano le donne un duplice
impegno, quello di conciliare entrambe le vocazioni. Sono scelte che
esigono un sostegno parentale e sociale e, quando questo non è
possibile, chiedono non pochi sacrifici. Forse è un po’ quello che anche
tu hai vissuto. Mi pare molto importante che ogni donna, e ogni donna
credente, possa crescere nella consapevolezza della propria specifica
vocazione nel mondo, senza dare nulla per scontato, crescendo
nell’ascolto attento di ciò che il Signore sta scrivendo nella propria
esistenza. Solo nella risposta fedele a sé stesse, si può realizzare il
proprio bene e il bene della società. È necessario però un vero cammino
di libertà personale dai molteplici condizionamenti che, purtroppo,
ledono e feriscono ancora le donne, considerate solo oggetto di consumo e
sfruttate nella loro dignità.
Vorrei concludere con quel bellissimo ringraziamento alle donne che
papa Giovanni Paolo II ha loro dedicato per riconoscere con gratitudine
il dono che ogni donna, perché donna, è nel mondo e per il mondo:
“Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell’essere umano
nella gioia e nel travaglio di un’esperienza unica, che ti rende sorriso
di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi
passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo
cammino della vita.
Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo
familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua
sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua
costanza.
Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale,
artistica, politica, per l’indispensabile contributo che dai
all’elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e
sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del
«mistero», alla edificazione di strutture economiche e politiche più
ricche di umanità".