Battesimo

Quando nasce un bambino, è una grande festa non solo per la sua famiglia, ma per tutta la comunità. È un dono di Dio! Un dono da accogliere con gratitudine, con amore, con responsabilità.

Il battesimo è il sacramento con cui Dio ci regala la sua stessa vita divina: rinasciamo dall’acqua e dallo Spirito Santo, diventiamo nuove creature, ci rivestiamo di Cristo morto e risorto, passiamo dalle tenebre alla luce, siamo invitati a vivere come veri figli di Dio, entriamo a far parte della comunità dei credenti, iniziamo il cammino della fede.

Per prepararsi al battesimo, chiediamo ai genitori di contattare i sacerdoti o le suore della nostra comunità pastorale e di concordare con loro un primo incontro, in casa, se possibile. Dopo questo primo momento di ascolto e di conoscenza reciproca, le coppie dei bambini da battezzare vivranno insieme un secondo incontro sul tema della fede e infine, invitando anche padrini e madrine, il terzo incontro sarà sul rito.

In Valmalenco si fissano ogni anno sei date domenicali in cui celebrare i battesimi, ogni due mesi, a rotazione nelle varie chiese parrocchiali. Ogni famiglia può liberamente scegliere la data che preferisce.

Avvisi

@ La posta di Chiara: Anniversario Caritas, suor Chiara: senza la carità la fede rischia di diventare ideologia

@ La posta di Chiara: Anniversario Caritas, suor Chiara: senza la carità la fede rischia di diventare ideologia

Buongiorno suor Chiara,
Nei giorni scorsi è stato ricordato il 50° anniversario della Caritas. Al di là delle celebrazioni e degli anniversari, mi è sembrata una buona occasione per ricordare un volto importante della Chiesa, quello che si mette al servizio degli ultimi e che è per le strade accanto alle persone di cui nessuno si occupa, e che a volte passa in secondo piano quando al bar si sente discutere dello “stipendio” dei sacerdoti (che peraltro, per quanto ne sappiamo, non è poi così cospicuo). Che cosa ne pensa? Grazie di cuore, un saluto e una preghiera

Luca

Senza alcun dubbio, caro Luca! La Caritas non solo ci ricorda il volto della Chiesa che si mette a servizio degli ultimi, ma lo esprime e lo rende visibile attraverso la scelta preferenziale per i poveri. 

Questo organismo pastorale, voluto da san Paolo VI, ha il mandato di promuovere la testimonianza della carità nello spirito del Concilio Vaticano II perché la comunità cristiana sia soggetto di carità. Se il servizio caritativo venisse a mancare, l’annuncio del vangelo ne sarebbe gravemente compromesso, la fede rischierebbe di diventare un’ideologia oppure un pio intimismo con un “dio” fatto, più o meno, a nostra immagine e somiglianza.

La concretezza della vita, segnata anche da situazioni di disagio e di esclusione, al contrario chiama il credente ad un impegno concreto e solidale. Il cristiano, infatti, è colui che in nome di Cristo e spinto dal suo amore si rimbocca le maniche, dandosi da fare anche per lenire le sofferenze dei fratelli e aprire uno spiraglio di speranza nei cuori feriti di molti fratelli. 

La fede nel Dio di Gesù Cristo, celebrata nei riti e nelle liturgie, si invera proprio nella quotidianità, dove i cristiani incontrano tanti fratelli e sorelle ai margini dalla vita sociale. Per il discepolo di Gesù non è possibile by passare il povero e l’emarginato; ciò non è filantropia, ma oserei dire…. “cristologia”, giacché le membra dei poveri sono le stesse membra di Cristo.

Nella Chiesa, la Caritas è chiamata e inviata proprio rendere presente questa dimensione insostituibile della nostra fede e siamo grati a tutti coloro che si spendono senza misura per questo, anche rischiando la vita. Un testimone, che è un esempio per tutti noi è don Roberto Malgesini della diocesi di Como, ucciso proprio mentre si accingeva a servire i suoi poveri. Il suo vescovo lo ha definito così:

«Don Roberto ha svolto il suo ministero in una dimensione veramente pastorale, si è donato a tutti perché, mi ripeteva spesso, “I poveri sono la vera carne di Cristo”. Il suo servizio era rivolto alle singole persone per poter far sperimentare la tenerezza di Dio che si piega e si china sulle persone bisognose».

Don Roberto e molti altri come lui hanno saputo percorrere ciò che papa Francesco ha indicato, alle Caritas italiane riunite per celebrare il cinquantesimo anniversario di fondazione il 26 giugno u.s.: la via degli ultimi, la via del Vangelo e la via della creatività. Non mi soffermo a commentarle, lascio al lettore la possibilità di rielaborarle personalmente; oso, tuttavia, pensare che su questi sentieri siamo tutti chiamati a camminare, ciascuno secondo le proprie possibilità e la propria vocazione, nella comunione ecclesiale. 

La carità è creativa e ciò costituisce una grande sfida ai nostri giorni, caratterizzati dalla cultura dello scarto. Ne siamo consapevoli: l’urgenza ci interpella e ci invita a tenere gli occhi bene aperti sulla realtà nella quale viviamo per cogliere, nelle sfide attuali, una particolare chiamata del Signore a individuare sentieri percorribili che risollevino il cuore oppresso di tanti nostri fratelli e sorelle.

Che il Signore illumini i nostri occhi e ci renda capaci di compiere scelte concrete nella carità, così da rendere testimonianza all’Amore di Cristo.

 

Chiara - monaca clarissa


Da www.santalessandro.org

17/07/2021 Categoria: Torna all'elenco