Dopo l’invio in missione dei 12, il loro ritorno, il loro entusiasta riunirsi attorno a Gesù per riferire ciò che loro avevano fatto e insegnato, il maestro indica che è il tempo di fermarsi, ricaricare le batterie e riposare.
Ricordando che i 12, in filigrana, possono essere visti come il popolo di Dio (le 12 tribù di Giacobbe) e indipendentemente da come andrà a finire l’episodio, pare interessante e significativa l’immagine di una Chiesa chiamata a fermarsi, a stare con Gesù, a riposare nell’assenza di attività. E’ una cosa che le nostre parrocchie e i nostri gruppi, sempre presi da urgenze e agende incalzanti, non sono abituati a fare. Solo il lockdown di primavera 2020 le ha costrette a farlo. E sarebbe un segno su cui continuare a riflettere.
Il secondo stimolo che il testo fornisce alla Chiesa di oggi è l’inseguimento delle folle: vedono Gesù e la comunità dei discepoli partire con la barca e, compreso ciò che sta per succedere e dove stanno andando, accorrono da tutte le città e li precedono nel punto di approdo. Nonostante le tante smentite al “ne usciremo migliori”, i tanti testi biblici che con grande realismo criticano le dinamiche del consenso della gente, la banalità, la violenza e l’ignoranza che i social e gli altri media di massa fanno emergere, il Vangelo ci dice che esiste una sapienza popolare che si mostra acuta ed efficiente, capace di mettersi in moto e di precedere, sorprendendola, la stessa Chiesa e le sue strutture. Addirittura in Mc è Gesù stesso a rimanere sorpreso e a dover cambiare programma, riconoscendo nel lungimirante e deciso popolo della Galilea accorso il bisogno di punti di riferimento e la fame del pane della Parola e amandolo di quell’amore viscerale, materno e paterno assieme, di cui solo Dio è capace.