A sera, i pastori erano soliti condurre il loro gregge in un recinto per
la notte, un solo recinto serviva per diversi greggi. Al mattino,
ciascun pastore gridava il suo richiamo e le sue pecore, riconoscendone
la voce, lo seguivano (B. Maggioni). Su questo sfondo familiare Gesù
inserisce l’eccedenza della sua visione, dettagli che sembrano eccessivi
e sono invece rivelatori: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome.
Quale pastore conosce per nome le centinaia di pecore del suo gregge e
le chiama a sé a una a una? Per Gesù le pecore hanno ciascuna un nome,
ognuna è unica, irripetibile; vuole te, così come sei, per quello che
sei. E le conduce fuori. Anzi: le spinge fuori. Non un Dio dei recinti
ma uno che apre spazi più grandi, pastore di libertà e non di paure. Che
spinge a un coraggioso viaggio fuori dagli ovili e dai rifugi, alla
scoperta di orizzonti nuovi nella fede, nel pensiero, nella vita. Pecore
che non possono tornare sui pascoli di ieri, pena la fame, ma “gregge
in uscita”, incamminato, che ha fiducia nel pastore e anche nella
storia, nera di ladri e di deserti, ma bianca di sentieri e di sorgenti.
Il pastore cammina davanti alle pecore. Non abbiamo un pastore di
retroguardie, ma una guida che apre cammini. Non un pastore alle spalle,
che grida o agita il bastone, ma uno che precede e convince, con il suo
andare tranquillo che la strada è sicura. Le pecore ascoltano la sua
voce. E lo seguono. Basta la voce, non servono ordini, perché si fidano e
si affidano. Perché lo seguono? Semplice, per vivere, per non morire.
Quello che cammina davanti, che pronuncia il nome profondo di ciascuno,
non è un ladro di felicità o di libertà: ognuno entrerà, uscirà e
troverà pascolo. Troverà futuro. Io sono la porta: non un muro, o un
vecchio recinto, dove tutto gira e rigira e torna sui suoi giri. Cristo è
porta aperta, buco nella rete, passaggio, transito, per cui va e viene
la vita di Dio. «Amo le porte aperte che fanno entrare notti e tempeste,
polline e spighe. Libere porte che rischiano l’errore e l’amore. Amo le
porte aperte di chi invita a varcare la soglia. Strade per tutti noi.
Amo le porte aperte di Dio» (Monastero di San Magno). Sono venuto perché
abbiano la vita, in abbondanza. Questo è il Vangelo che mi seduce e mi
rigenera ogni volta che l’ascolto: lui è qui per la mia vita piena,
abbondante, potente, vita «cento volte tanto» come dirà a Pietro. La
prova ultima della bontà della fede cristiana sta nella sua capacità di
comunicare vita, umanità piena, futuro; e di creare in noi il desiderio
di una vita più grande, vita eterna, di una qualità indistruttibile,
dove vivi cose che meritano di non morire mai.
Il vangelo in poche parole