"Capisci ciò che leggi?" - Lettura continua del Vangelo di Marco: Mc 3,20-21
Mc 3,20Entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare.
21Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: "È fuori di sé".
A
questo punto il vangelo comincia a presentare le prime risposte degli
uomini al problema fondamentale: «Chi è Gesù?».
La
prima è dei «suoi», cioè dei parenti di Gesù, i quali dicevano:
«E’ fuori di sé» (v. 21). Lo considerano dunque un pazzo, uno
scriteriato, uno che getta il discredito su tutta la famiglia. La
cosa migliore è prenderlo e rinchiuderlo.
Questo
testo ci rivela la maniera di pensare degli uomini, ai quali manca
qualsiasi comprensione per le assolute esigenze di Dio. Essi non
comprendono che un uomo possa essere tutto preso dagli interessi di
Dio e dedicarsi completamente al suo servizio. Una tale cecità è
sempre un pericolo per parenti e familiari di uomini che Dio chiama a
un particolare servizio, ed è un ammonimento a guardarsi da pensieri
di ordine semplicemente naturale e da preoccupazioni borghesi
riguardo al buon nome, alla salute e agli affari. Gesù sta al di
fuori di queste categorie e fa entrare anche i suoi discepoli al
servizio delle esigenze totalitarie di Dio.
Più
avanti i suoi parenti torneranno alla carica (Mc 3,31–35) e il
ritorno di Gesù nella sua patria renderà palese lo stesso rifiuto a
credergli (Mc 6,1–8).
Secondo
i «suoi» (vedi Pietro in Mc 8,31ss), Gesù dovrebbe avere un po’
più di buon senso: Dovrebbe investire meglio le sue qualità per
avere di più, potere di più e valere di più.. Secondo i «suoi»,
questi sono i mezzi utili per il trionfo del bene, per togliere il
potere ai cattivi, per orientare tutto «a fin di bene» e,
soprattutto, per la gloria di Dio.
Gesù
invece simpatizza con i cattivi e trascura i propri interessi: si può
prevedere che con la sua bontà e sprovvedutezza, e facendo
l’avvocato degli emarginati e di quelli che non contano (l’avvocato
delle cause perse!), andrà a finir male.
E’
fuori di sé, è pazzo! Per noi che abbiamo barattato l’intelligenza
con la furbizia, saggio è colui che cerca l’utile e il vantaggio
proprio, e non il bene e la verità.. Questo buon senso umano ha
fuorviato i parenti di Gesù, fuorvierà Giuda e tanti altri dopo di
lui.
Gesù
fu, è e sarà rifiutato proprio perché povero, umiliato e umile. Ma
questa sua pazzia è la sapienza di Dio. «Mentre i giudei chiedono
miracoli e i greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo
crocifisso, scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani; ma per
coloro che sono chiamati, sia giudei che greci, predichiamo Cristo
potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di
Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è
più forte degli uomini» (1Cor 1,22–25).
«Essere
con Gesù» richiede il cambiamento dal pensiero dell’uomo al
pensiero di Dio. Senza questa conversione radicale della mente e del
cuore si rimane fuori della sua famiglia, anche se ci sembra di
volergli bene.
Senza
una conversione radicale, in realtà, non si ama lui, ma se stessi e
i propri progetti proiettati in lui e nei suoi progetti, pronti a
seguirlo quando lui ci segue e a catturarlo quando lui non ci segue.
Questo non è amore, ma egoismo, è il tentativo di assimilare lui a
noi invece di assimilare noi a lui.
Anche
nella preghiera, c’è la tentazione costante di chiedere a Dio di
fare la nostra volontà invece della sua. E, naturalmente, sempre a
fin di bene!