"Capisci ciò che leggi?" - Lettura continua del Vangelo di Marco: Mc 13,5-23
Mc 13,5 Gesù si mise a dire loro: "Badate che nessuno v'inganni!
6Molti verranno nel mio nome, dicendo: "Sono io", e trarranno molti in inganno.
7E quando sentirete di guerre e di rumori di guerre, non allarmatevi; deve avvenire, ma non è ancora la fine.
8Si
solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi
saranno terremoti in diversi luoghi e vi saranno carestie: questo è
l'inizio dei dolori.
9Ma voi
badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle
sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per
dare testimonianza a loro.
10Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni.
11E
quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di
quello che direte, ma dite ciò che in quell'ora vi sarà dato: perché non
siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo.
12Il fratello farà morire il fratello, il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno.
13Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.
14Quando vedrete l'abominio della devastazione presente là dove non è lecito - chi legge, comprenda -, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano sui monti,
15chi si trova sulla terrazza non scenda e non entri a prendere qualcosa nella sua casa,
16e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello.
17In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano!
18Pregate che ciò non accada d'inverno;
19perché
quelli saranno giorni di tribolazione, quale non vi è mai stata
dall'inizio della creazione, fatta da Dio, fino ad ora, e mai più vi
sarà.
20E se
il Signore non abbreviasse quei giorni, nessuno si salverebbe. Ma,
grazie agli eletti che egli si è scelto, ha abbreviato quei giorni.
21Allora, se qualcuno vi dirà: "Ecco, il Cristo è qui; ecco, è là", voi non credeteci;
22perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per ingannare, se possibile, gli eletti.
23Voi, però, fate attenzione! Io vi ho predetto tutto.
Vivere
l’attesa! Nei periodi di grande tensione nella storia, diversi
uomini si presentano con soluzioni di salvezza e per il cristiano è
il momento della scelta: continuare a sperare in Gesù, il Messia, o
aspettare e accogliere altri messia?
Gli
anni che precedettero la distruzione di Gerusalemme furono certamente
anni di lotta ma, come insegnano gli storici, furono pure anni di
grande speranza. C’erano molti ispirati, profeti e capipopolo.
Molti li accolsero come veri messia, come liberatori dal dominio di
Roma, ma furono ingannati. Non erano il Messia, e Dio per mezzo loro
non ha salvato Israele.
Gerusalemme
ha rigettato Gesù il Salvatore ed è andata in rovina. Chi invece lo
accetta non si lascia turbare dalle guerre, dalla fame e dalle
carestie. Egli sa che tutto ciò non è la fine della storia, ma solo
il necessario travaglio per la nascita di un mondo migliore.
Questa
è la storia di tutti i tempi e anche la nostra storia personale. Il
mondo ci propina ogni giorno messaggi di liberazione, ma il vangelo
da duemila anni ci annunzia che il Salvatore è uno solo: Cristo.
Finché il mondo non l’avrà accolto, non troverà la pace. Perché
lui solo è la nostra pace (Ef 2,14).
Quando
Marco scriveva il suo Vangelo, a Roma, la Chiesa si trovava in piena
persecuzione. Ed è proprio in questa situazione che il cristiano è
chiamato a dare la sua testimonianza a Gesù.. In pochissimi decenni
di cristianesimo, i discepoli erano già stati più volte «consegnati
nei sinedri e percossi nelle sinagoghe ed erano comparsi davanti a
governatori e re, a causa di Cristo, per rendere testimonianza
davanti a loro» (v. 9). Molti avevano dato testimonianza a Cristo
fino alla morte, ma altri no. Per salvare la vita in questo mondo
alcuni fratelli di fede hanno consegnato alla morte altri fratelli.
La divisione è penetrata anche nelle famiglie cristiane dove i padri
hanno fatto morire i figli e viceversa. Chi voleva rimanere fedele a
Cristo non si sentiva più sicuro e sentiva ovunque il tradimento e
l’odio in agguato attorno a sé. A costoro Marco ripete: «Chi avrà
perseverato sino alla fine (la morte) sarà salvato» (v. 13).
La
grande tribolazione di Gerusalemme viene annunciata con linguaggio
apocalittico (1Mac 1,54; Dn 9,27; 11,31; 12,1.11; Gen 19,26 ecc.). In
particolare, ci riferiamo al libro di Daniele. In questo libro, le
immagini indicano la persecuzione scatenata da Antioco Epifane, che
culminò nell’anno 168 a.C. con l’instaurazione nel tempio del
culto idolatrico. In Marco si parla, quasi certamente, delle aquile
romane (idolo, abominazione) che entrarono nel tempio e commisero
ogni sorta di profanazione e di sacrilegio.
Ma
la fine di Gerusalemme non è la fine dei cristiani, né la fine del
mondo: la storia continua!
Gesù
esorta i suoi discepoli a sostituire l’allarmismo col
discernimento. Invece di preoccuparsi del futuro, devono occuparsi
del presente, in fedeltà operosa alla Parola di Dio.
È
inutile speculare: nessuna risposta teorica muta il dato di fatto
sicuro. La finitezza di tutto l’universo si impone. Ma proprio
questa può essere vissuta da noi o come angoscia mortale o come
dipendenza filiale da Dio.
Il
cristiano sa che nella realtà del peccato è presente il suo Signore
crocifisso. Unito a lui, partecipa e prolunga in sé la sua stessa
vicenda di morte salvifica.