La breve annotazione biografica del v. 9 evoca la
piena umanità del Messia e le sue umili origini. Nessuno si aspettava un messia
proveniente da un oscuro villaggio di Galilea.. Ricordiamo l’esclamazione di
Natanaele: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?» (Gv 1,46). E nessuno si
aspettava un messia che si sottoponesse ad un battesimo di penitenza. Eppure, è in questo
figlio di Galilea che si fa presente l’azione salvifica definitiva di Dio per tutti.
I cieli, che sembrano separare ermeticamente l’abitazione di Dio
da quella degli uomini, si squarciano e la potenza di Dio invade Gesù di Nazaret; così
in lui si riconciliano cielo e terra, Dio e umanità.
Gesù «sale» dall’acqua incontro allo Spirito che «scende»
verso di lui. L’avvenimento richiama Is 61,1: «Lo Spirito del Signore Dio è su di
me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il
lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la
libertà agli schiavi, la scarcerazione ai prigionieri…».
L’immagine dello Spirito che scende in forma di colomba evoca la
tenerezza amorosa del Padre che si china sul proprio Figlio diletto come una colomba si
avvicina ai suoi piccoli svolazzando. Si può vedervi un episodio ispirato a Genesi 1,2;
8,8–12. Lo Spirito, che intervenne nella prima creazione e nel ristabilimento
dell’umanità dopo il diluvio, interviene qui per operare la nuova creazione: nel
battesimo di Gesù inizia la storia del mondo nuovo.
Una nuova voce si sovrappone a quella di Giovanni che grida nel
deserto. La voce dal cielo riconosce ed attesta che Gesù è l’unico Figlio di Dio
(Sal 2,7), il Servo (Is 42,1) e la vittima che sarà immolata a Dio sopra il monte (Gen
22).
I riferimenti al Sal 2,7, a Is 42,1 e a Gen 22 sono particolarmente
illuminanti. Gesù e la primitiva comunità cristiana dopo di lui amavano riferirsi a
queste grandi profezie per trarne la vera immagine del Messia, servo amato da Dio e
perseguitato dagli uomini, fedele al Signore e solidale con il suo popolo al punto di
caricarsi sulle spalle i peccati di tutti e di espiarli morendo sulla croce, da dove egli
regna. E’ in questa ottica che Gesù viene proclamato «Figlio mio prediletto».. Il
battesimo di Gesù guarda dunque in avanti verso la croce: in Mc 10,38–39 la morte di
Gesù in croce è chiamata, appunto, battesimo.
Giovanni dichiara: «Dopo di me verrà uno più forte di me» (v.7).
Gesù è il più forte che noi attendiamo. Ma viene con la forza di Dio che è amore e
debolezza estrema. L’amore, infatti, si spoglia e dona tutto fino al dono di sé: si
fa in tutto solidale con noi, si fa servo degli uomini suoi fratelli. Come un qualunque
sconosciuto si mette in fila coi peccatori e si fa battezzare. Questo ultimo della fila è
il nostro Signore e Salvatore. Nessuno avrebbe mai pensato un Dio così. Questa sua
solidarietà con noi lo porterà molto lontano, fino a patire con noi e per noi la nostra
morte.
Il vecchio Adamo si innalzò per rapire l’uguaglianza con Dio e
cadde nella morte. Il Figlio di Dio si abbassa fino alla morte e viene innalzato a una
vita nuova nella gloria. Gesù, nuovo Adamo, compie la scelta contraria a quella del
vecchio.
La contemplazione di Gesù in fila con i peccatori corregge in noi la
falsa immagine di un Dio onnipotente, giudice tremendo e ci presenta la potenza di un
amore che si spoglia di tutto e si fa servo, portando su di sé il male del mondo.
L’incontro con lui avviene dove pensiamo che lui sia massimamente assente: nel nostro
peccato, nella nostra debolezza.
Se la sua potenza ci ha creati, la sua impotenza ci ha salvati. Ci ha
creati con le sue mani libere e operose, ci ha salvati con le sue mani inchiodate alla
croce, nell’atteggiamento della massima impotenza e inoperosità.
Il vero battesimo di Gesù sarà la sua morte in croce (Mc 10,38).
Proprio allora, e non prima, il centurione per la prima volta sulla terra proclamerà la
stessa parola che il Padre fa risuonare dal cielo: «Veramente quest’uomo era Figlio
di Dio!» (Mc 15,39). Qui è già data tutta la struttura del cammino di Gesù e del
cristiano, cammino inverso rispetto a quello di Adamo (Fil 2,5–11): il cammino
dell’umiliazione che porta all’esaltazione. E’ la logica di tutto il
vangelo: «Il primo sarà l’ultimo di tutti e il servo di tutti» (Mc 9,35).