Tra i miei divertissements di gioventù c’è quello di
aver osato inviare delle lettere alle mamme più famose della Bibbia. Mi piace riesumare dal mio
diario quella che mandai alla suocera di S.Pietro, in cui la riconoscevo
d’essere stata all’origine della prassi del celibato del clero.
Gent. Signora,
per molti lei, identificata semplicemente come la suocera di Pietro, è
solo l’anonima beneficiaria di un miracolo cosiddetto minore di Gesù.
Tutto l’interesse per lei finisce quando, dopo la guarigione miracolosa,
lei torna a servire la sua famiglia, più Gesù e tutta la compagnia.
CURIOSITÀ SUL MATRIMONIO DEL PRIMO PAPA
Io
invece, pensando a lei, sono sempre stato curioso di sapere qualcosa
dei suoi rapporti con sua figlia, la moglie non troppo felice (immagino)
del nostro primo Papa.
Ho sempre pensato che all’inizio tutto
dev’essere andato via liscio: il fidanzamento tra la sua “bambina” e
Simone il pescatore. Lui era giovane e generoso, un po’ sbruffone, ma
onesto e lavoratore. La sua figlia, a detta di tutti, non poteva
imbattersi in un uomo migliore. E lei l’ha lasciata andare con la sua
benedizione. E Simone, che era proprio buono, non s’era opposto a che
lei andasse a vivere con loro e tenesse anche il maneggio di casa.
I
guai, penso, sono iniziati quando il suo genero s’è lasciato montare la
testa da quel Gesù di Nazareth (che cosa può mai venire di buono da
Nazareth?) e ha piantato casa e lavoro per andare con lui. Mi par di
sentirla quando Pietro (così l’aveva buffamente soprannominato Gesù)
sarà tornato in famiglia dopo le prime assenze prolungate: «T’è dato di
volta il cervello? Non pensi che hai moglie e una famiglia? E per che
cosa? Per chi? Per quel falegname sfaccendato? Se fosse veramente un
uomo di Dio non verrebbe a rovinare le famiglie». «E invece sì! – deve
aver risposto Pietro – Il maestro dice di essere venuto a dividere il
figlio dal padre, la figlia dalla madre, il marito dalla moglie, la
suocera dalla nuora… e soprattutto dal genero». «E quello sarebbe un
profeta? Puh!».
INCOMPRENSIONE DELLA SUOCERA E PERPLESSITÀ DELLA MOGLIE
E
intanto sua figlia che faceva? Capiva quello che le stava capitando? O
come una povera allocca stava lì frastornata tra voi due che litigavate?
Temo che lei, Signora, non le abbia lasciato molto spazio per esprimere
quello che le passava nel cuore. Per la sua incombente e rumorosa
presenza materna, la poveretta dev’essersi trovata defraudata di quel
dialogo di parole, gesti e sguardi con il suo uomo senza testimoni
impiccioni, di cui ogni donna ha bisogno. Mi par di sentire i suoi
sospiri mentre lei le riempiva le orecchie a non finire di contumelie
verso Pietro, di insinuazioni su Gesù, nonostante il miracolo ricevuto, e
di rimbrotti per una moglie che non era stata capace di tenersi stretto
il marito. Immagino anche gli interrogativi di sua figlia a riguardo di
ciò che le stava sconvolgendo la vita. Chi era per lei quel Gesù che le
portava via il suo Simone? Che cos’era questo Regno per il quale suo
marito, suo cognato Andrea e i loro amici Giacomo e Giovanni, tutti
bravi ragazzi, avevano piantato il loro lavoro e le loro famiglie per
andare in giro con quel Nazareno?
L’IDEA DEL CELIBATO DEI PRETI
Mi
dica una cosa, Signora: sbaglio o l’idea di introdurre il celibato dei
preti alla Chiesa l’avete fatta venire voi due? Mi pare di sentirvi, lei
incalzante, e sua figlia magari solo sospirando: «Quando ci si vuole
imbarcare in certe imprese come questa del Regno di Dio, sia che si
tratti di una cosa seria, sia che si tratti di una buffonata, sarebbe
meglio non sposarsi. Così almeno non si mettono di mezzo delle povere
disgraziate che non c’entrano».
Me lo domando, perché, non so se lo
sapete, ma S. Paolo, contemporaneo di S. Pietro, sul celibato la pensava
esattamente come voi e ne ha parlato subito in questo senso in una
delle sua famose lettere.
Prima di terminare, ho un’ultima
curiosità. Mi chiedo se per caso avete fatto qualche passo anche voi per
il Regno e se siete riuscite almeno un pochino a capire, se non proprio
a condividere, la scelta radicale di Pietro. Il fatto però che mi sia
stato detto di spedire questa lettera in paradiso mi dice che in qualche
modo Gesù l’avete incontrato pure voi, non più come guastafeste, ma
come salvatore.
Perdoni, se può, la mia impertinenza e gradisca i miei più distinti saluti.