0 - 6 Anni

Per valorizzare la presenza dei genitori appare sempre più promettente curare la preparazione al Battesimo e la prima fase della vita (0-6 anni). L'evangelizzazione passa, in questo periodo, attraverso il linguaggio delle relazioni familiari.
Come mostrano molte esperienze, si tratta di mettere in atto gradualmente un'attenzione pastorale per e con gli adulti, oltre che di impegnarsi nell'annuncio ai piccoli.

La pastorale battesimale e delle prime età costituisce un terreno fecondo per avviare buone pratiche di primo annuncio per e con genitori, famiglie, nonni e insegnanti delle scuole per l'infanzia.
La comunità cristiana impara in tal modo a costruire relazioni fondate sulla continuità, la gratuità, la semplicità, la stima per ciò che le famiglie realizzano nella dedizione per i loro figli.

Diocesi di Como
Progetto di iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi, Cap. 7

Nella nostra comunità pastorale si cercherà di valorizzare tutte le occasioni favorevoli. Alcune iniziative già esistenti sono:

  • la domenica dopo Pasqua, la Memoria del battesimo, per le famiglie di tutti i battezzati dell’anno precedente
  • la proposta educativa delle quattro Scuole dell’infanzia parrocchiali, col supporto della F.I.S.M.
  • Iniziative varie a portata di bambino potranno essere –gradualmente- la novena di Natale, qualche festa in oratorio, qualche momento rivolto all’intera famiglia, ecc.

Avvisi

Vangelo Ragazzi:

Vangelo Ragazzi: "Tu per me sei ... "

Videovangelo della domenica in cartoni animati

Videovangelo bambini XXIV dom TO anno B

La riflessione
(a cura di Tiziana Mazzei)

Se Gesù tornasse sulla terra e chiedesse a noi, ai nostri genitori, ai nostri amici e a quanti incrociamo sul nostro cammino, chi è Lui, alcuni Gli risponderebbero: “tu sei un guru”, altri: “sei un uomo eccezionale, sei un grande” altri ancora forse direbbero: “tu sei il Figlio di Dio”...

Insomma non risponderemmo tanto diversamente da come hanno risposto gli Apostoli. Se poi Gesù continuasse a parlare e a descriverci tutto quello che sappiamo sulla sua vita, spesa tutta per noi fino a morire su una croce come il peggiore degli impostori, forse anche noi come Pietro ci ribelleremmo e diremmo: “non sia mai che tu abbia a passare attraverso questi fatti”.

Gesù oggi nel Vangelo afferma proprio questo: la sua vita, come anche la vita di tutti noi, va donata, altrimenti non è vera vita.

Vi è mai capitato di vedere una persona in difficoltà aiutare un'altra che si trova magari in una situazione peggiore della sua? Che cosa avete provato?

Una mia amica suora che lavora in un lebbrosario ha visto un giorno un lebbroso che non aveva più le gambe, aiutare un bimbo poliomelitico a camminare. Il piccolo era aggrappato alle sue spalle e lui si trascinava carponi intorno alla capanna. Questa scena l'ha molto toccata e devo confessarvi che ha colpito molto anche me. Per quanto ognuno di noi ci tenga alla sua vita, tuttavia riconosciamo tutti la bellezza di offrirla per gli altri.

Solo in questo modo siamo felici... Sotto un certo aspetto anche noi attendiamo il momento favorevole per donare la nostra vita... magari ci immaginiamo di fare grandi opere come i santi straordinari conosciuti, pensiamo a S. Francesco che ha baciato un lebbroso, a S.Martino che ha dato l'unico suo mantello ad un povero, a Madre Teresa di Calcutta che assisteva i più poveri dei poveri, a San Paolo a cui hanno tagliato la testa perché cristiano o a San Pietro morto crocifisso con la testa all'ingiù.

Il Signore generalmente, però, non ci chiama al martirio o ad una morte eroica straordinaria, ma permette che sopportiamo gli inconvenienti di ogni giorno.

Ad esempio: sei alla fermata del bus e l'autobus non passa mai; inviti un amico e questi non può venire; ti va di giocare e invece devi fare i compiti, il latte esce fuori dal pentolino che lo riscalda, ti va di uscire ma invece devi rimanere a casa, ti va di rimanere a casa e invece devi uscire, ti va di vedere la TV e invece devi badare al nonno o ai fratellini... etc.

Questa è l'offerta gradita a Gesù. Quello che sembra difficile e gravoso diventa possibile insieme a Lui. A questo riguardo vorrei meditare con voi quanto ho sentito da un sacerdote veronese. Predicava spesso: «Mai dire: “non posso”». Aggiungeva:

«Mai dire: non posso” è una parola che pronunciamo con troppa leggerezza, è una parola micidiale, è una parola che spesso pronunciamo perché non ci va di fare quello che ci chiedono, è una parola che uccide la nostra carità. Chiediamo perdono a Dio per tutte le volte che davanti a una carità abbiamo detto: “non posso”. Ci siamo tanto abituati a queste due parole che le portiamo in noi costantemente. E' una risposta preparata dal nostro egoismo. Quand'anche in realtà non possiamo fare qualcosa, possiamo almeno trovare chi potrà farla al posto nostro, se anche non possiamo farla oggi, possiamo farla domani, se non possiamo fare tutto, possiamo almeno fare in parte, possiamo sempre pregare, calarci nel bisogno del fratello e piangere con lui. E' tremendo dire: “non posso”. E' la ghigliottina della carità cristiana. Bisogna bandire queste parole».
In questa Messa preghiamo Gesù così:

“Grazie Gesù per averci donato la tua vita. Grazie per averci insegnato a donarla a nostra volta. Aiutaci a vivere con gioia e serenità la sopportazione delle cose scomode di ogni giorno e a prendere la nostra croce che il più delle volte si traduce nel rifiutare di dire “non posso”. Amen

La vignetta di Fano



#Strade Dorate: Dalla postazione radio di Radio Fra Le Note il sacerdote genovese Don Roberto Fiscer commenta il Vangelo della domenica per i ragazzi.



Un giovane prete di Genova ex dj da discoteca, don Roberto Fiscer, ha aperto una radio nel suo oratorio e tra le altre cose fa una brevissima trasmissione anche in video #Strade Dorate in cui spiega il vangelo della domenica per i ragazzi e con i ragazzi.

Dalla postazione radio di Radio Fra Le Note il sacerdote genovese Don Roberto Fiscer commenta il Vangelo della domenica 12 settembre 2021 per i ragazzi

11/09/2021 Categoria: Torna all'elenco