0 - 6 Anni

Per valorizzare la presenza dei genitori appare sempre più promettente curare la preparazione al Battesimo e la prima fase della vita (0-6 anni). L'evangelizzazione passa, in questo periodo, attraverso il linguaggio delle relazioni familiari.
Come mostrano molte esperienze, si tratta di mettere in atto gradualmente un'attenzione pastorale per e con gli adulti, oltre che di impegnarsi nell'annuncio ai piccoli.

La pastorale battesimale e delle prime età costituisce un terreno fecondo per avviare buone pratiche di primo annuncio per e con genitori, famiglie, nonni e insegnanti delle scuole per l'infanzia.
La comunità cristiana impara in tal modo a costruire relazioni fondate sulla continuità, la gratuità, la semplicità, la stima per ciò che le famiglie realizzano nella dedizione per i loro figli.

Diocesi di Como
Progetto di iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi, Cap. 7

Nella nostra comunità pastorale si cercherà di valorizzare tutte le occasioni favorevoli. Alcune iniziative già esistenti sono:

  • la domenica dopo Pasqua, la Memoria del battesimo, per le famiglie di tutti i battezzati dell’anno precedente
  • la proposta educativa delle quattro Scuole dell’infanzia parrocchiali, col supporto della F.I.S.M.
  • Iniziative varie a portata di bambino potranno essere –gradualmente- la novena di Natale, qualche festa in oratorio, qualche momento rivolto all’intera famiglia, ecc.

Avvisi

LA PAROLA È LA MIA CASA - VI Domenica C

LA PAROLA È LA MIA CASA - VI Domenica C

Aprendo il collegamento è possibile scaricare il testo distribuito nelle chiese insieme agli avvisi parrocchiali.

Vangelo VI dom TO C - Del Giorgio don Andrea.pdf

 

Il vangelo di questa domenica ci propone l’introduzione del cosiddetto “discorso della pianura”. Infatti a differenza del vangelo di Matteo, Luca inserisce il lungo monologo di Gesù non collocandolo su un monte, ma mentre Gesù e i dodici, appena istituiti, scendono dal monte in un luogo pianeggiante dove li attendono una gran folla dei suoi discepoli e di gente giunta da ogni dove.
Il primo elemento da notare è che Gesù rivolge le beatitudini e i guai innanzitutto ai suoi discepoli. Nell’ascoltare questa Parola oggi, le nostre comunità si trovano così coinvolte: la qualità della loro vita comunitaria e della loro fede è legata  innanzitutto ad un amore reciproco tra discepoli misurato anche in base alla condivisione e all’aiuto concreto a chi ha più bisogno e alla capacità di accoglienza e di inclusione (ci sono i poveri della comunità alle attività ordinarie della parrocchia? I poveri sono solo oggetto della nostra beneficenza o sono parte della comunità?); questa “fedeltà ai poveri”, poi, si allarga dalla fraternità ecclesiale alla fraternità nell’ambito della famiglia umana.
Da rilevare che, nel loro insieme, i “beati voi …” e i “guai a voi” non rientrano nella parte morale ed esortativa del discorso, ma hanno carattere di annuncio positivo per i poveri, poi specificati in affamati, afflitti, perseguitati. Inoltre la beatitudine o l’annuncio di “guai” permettono di distinguere una felicità solida e duratura (“beati” significa “felici”) in quanto ricevuta come dono di Dio e fondata sull’appartenenza al regno, seppur dentro i problemi, le sofferenze e le fatiche della vita, e un benessere e una consolazione effimeri perché ottenuti dentro una vita egoista e autoreferenziale, una sazietà soddisfatta di sé che non si lascia inquietare dalle sofferenze altrui. Infatti la sazietà è temporanea, l’allegria un soffio, il consenso e il prestigio fragili. E forse è proprio il terrore inconscio di perdere la nostra ricchezza, la nostra salute, il nostro stile di vita ad essere la causa principale del disprezzo e dell’aggressività nei confronti dei poveri diffusi anche nei nostri paesi.

11/02/2022 Categoria: Torna all'elenco