Oratorio

Un pilastro portante di ogni comunità cristiana è l’oratorio. Seguendo gli esempi di san Filippo Neri e di san Giovanni Bosco, gli oratori sono nati come occasioni educative per i ragazzi e i giovani, ad opera di adulti motivati e preparati, che vogliano bene ai ragazzi e collaborino con gli altri adulti (i genitori in primis) per la loro crescita umana e cristiana. Le attività oratoriane possono svolgersi in qualsiasi spazio o ambiente. L’”oratorio” infatti, prima ancora che un insieme di spazi e strutture, è innanzitutto uno stile, una cura, un’attenzione della Comunità tutta verso i più giovani.

Nella nostra Valle le diverse iniziative si svolgono a rotazione nei diversi spazi disponibili. L’attività più conosciuta, oltre alla catechesi e alle feste ad essa collegate, è l’avventura estiva del GREST, che coinvolge attivamente famiglie, educatori e diversi animatori.

Ma anche durante l’anno diverse sono le occasioni per “educare divertendo” e “divertire educando”: in alcuni paesi un gruppo di volontari adulti garantisce l’apertura settimanale dell’oratorio, proponendo attività ludiche e ricreative molto varie; in altri ci sono proposte di animazione liturgica e di canto adatte alla fascia dei ragazzi; ci sono poi proposte occasionali legate a tornei, teatri, compleanni, feste del paese, ecc.

Suggerimenti e materiali per l’animazione cristiana degli oratori sono a disposizione anche sul sito diocesano di pastorale giovanile: www.pgcomo.org.

Avvisi

LA PAROLA È LA MIA CASA - Una Chiesa che va e annuncia il regno di Dio con il volto verso il futuro e i piedi nel presente

LA PAROLA È LA MIA CASA - Una Chiesa che va e annuncia il regno di Dio con il volto verso il futuro e i piedi nel presente

Aprendo il collegamento è possibile scaricare il testo distribuito nelle chiese insieme agli avvisi parrocchiali.

Vangelo XIII dom TO C - Del Giorgio don Andrea.pdf

 

Il racconto del ministero di Gesù nel vangelo secondo Luca, prima della parte sulla passione, morte e risurrezione, ha una svolta proprio nel brano proposto in questa domenica: prima, tutto si svolge in Galilea, da qui, invece, inizia il viaggio della comunità dei discepoli verso la città santa, Gerusalemme. Da Gerusalemme, nel secondo volume della storia, gli Atti degli apostoli, la Chiesa spinta dallo Spirito e dalla Parola, arriverà agli estremi confini della terra. Il contesto è solenne ed adatto all’inizio di una nuova tappa, la determinazione di Gesù verso il difficile e doloroso cammino che lo attende è scolpita sul suo volto … letteralmente si dice che Gesù “fece la faccia dura verso Gerusalemme”. Quel volto duro, a denti stretti, verso un futuro non facile ci suggerisce qualche riflessione sul nostro atteggiamento, come singoli e come comunità, nei confronti delle decisioni importanti e del tempo in cui camminiamo e verso cui stiamo camminando. I tre insegnamenti che chiudono il brano di oggi ci indicano caratteristiche, pericoli e priorità dei cammini delle comunità dei discepoli di Gesù in ogni tratto della storia. «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo»: gli anni che stiamo vivendo li percepiamo come fortemente precari e insicuri e la tentazione di rifugiarsi dentro una identità e una tradizione, volgendosi verso un passato ricordato come migliore, è forte; rischiamo di vivere la comunità come una tana o un nido dove ripararci dal mondo e dal futuro che ci fa paura. «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio»: Gesù indica con tono molto provocatorio (mette in discussione addirittura il culto dei morti) una priorità … l’annuncio del regno di Dio non solo delegato al prete e ai contesti e agli ambienti parrocchiali, ma i discepoli che, sia come singoli battezzati che come comunità, sono chiamati ad andare, ad uscire sulle strade della propria vita e a vivere lì l’annuncio, dentro il proprio lavoro, il proprio impegno nella società, la propria quotidianità. Tutto è buono. Le tradizioni, le devozioni, le abitudini di paese. Ma una sola è la cosa necessaria verso cui tutto deve essere finalizzato. «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio»: occorre volgere il volto al futuro, in avanti, per poter seminare e trasmettere qualcosa alle nuove generazioni. L’esperienza e la storia sono fondamentali, ma solo se diventano il trampolino di lancio e la spinta per andare avanti, per affrontare il presente e il futuro. Se li lasciamo deperire in nostalgica rassegnazione e paura dei cambiamenti saranno solo dei “si è sempre fatto così” che bloccano e fanno ripiegare dentro le pozzanghere del lamento e dell’insoddisfazione. Un altro insegnamento lo riserva il primo tratto problematico del cammino: per viaggiare dentro la storia occorre rendere più flessibili anche da un po' di schemi, mettere in discussione cose che si crede di sapere, abbandonare i pregiudizi e i rancori. E non smettere di imparare dalla strada su cui si cammina. Giacomo e Giovanni devono farlo con ciò che credono di sapere sui samaritani. Noi quali strutture mentali e abitudini siamo chiamati ad ammorbidire? Tenendo conto che quel simpaticone di Gesù, poco oltre sul cammino, proporrà proprio un samaritano come esempio nella parabola conosciuta, appunto, come “parabola del buon samaritano”.

25/06/2022 Categoria: Torna all'elenco