Oratorio

Un pilastro portante di ogni comunità cristiana è l’oratorio. Seguendo gli esempi di san Filippo Neri e di san Giovanni Bosco, gli oratori sono nati come occasioni educative per i ragazzi e i giovani, ad opera di adulti motivati e preparati, che vogliano bene ai ragazzi e collaborino con gli altri adulti (i genitori in primis) per la loro crescita umana e cristiana. Le attività oratoriane possono svolgersi in qualsiasi spazio o ambiente. L’”oratorio” infatti, prima ancora che un insieme di spazi e strutture, è innanzitutto uno stile, una cura, un’attenzione della Comunità tutta verso i più giovani.

Nella nostra Valle le diverse iniziative si svolgono a rotazione nei diversi spazi disponibili. L’attività più conosciuta, oltre alla catechesi e alle feste ad essa collegate, è l’avventura estiva del GREST, che coinvolge attivamente famiglie, educatori e diversi animatori.

Ma anche durante l’anno diverse sono le occasioni per “educare divertendo” e “divertire educando”: in alcuni paesi un gruppo di volontari adulti garantisce l’apertura settimanale dell’oratorio, proponendo attività ludiche e ricreative molto varie; in altri ci sono proposte di animazione liturgica e di canto adatte alla fascia dei ragazzi; ci sono poi proposte occasionali legate a tornei, teatri, compleanni, feste del paese, ecc.

Suggerimenti e materiali per l’animazione cristiana degli oratori sono a disposizione anche sul sito diocesano di pastorale giovanile: www.pgcomo.org.

Avvisi

La Parola è la mia casa: Il mantello da gettar via (XXX dom TO anno B)

La Parola è la mia casa: Il mantello da gettar via (XXX dom TO anno B)

I testi della liturgia del 28 ottobre da www.chiesacattolica.it

Il commento alle letture
(da www.paoline.it)

IL MANTELLO DA GETTARE
di don Tonino Lasconi

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Quando la nostra fede diventa stanca e abitudinaria, gridiamo a Gesù di ridarci la vista, gettiamo via il mantello e torniamo a seguirlo.

Il racconto della guarigione del cieco di Gerico scorre via semplice come tanti altri episodi del vangelo. Se, però, lo si legge o lo si ascolta con un po' più di attenzione, ci si accorge di alcuni particolari che invitano a una riflessione più approfondita.

Il cieco mendicante "sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!".
Il poveretto non grida: "Gesù Nazareno, abbi pietà di me", ma "Figlio di Davide, abbi pietà di me". La sua è una professione di fede. Non solo quindi conosce Gesù, ma crede che sia il Messia. L'avrà sentito parlare altre volte a Gerico? Gliene avranno parlato? Non lo sappiamo, però sicuramente lo conosce e sa che può avere da lui ciò che desidera.

Chiamato su richiesta di Gesù: "egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù".
Sappiamo come si muove un cieco. Il nostro Bartimeo avrebbe dovuto alzarsi con la cautela di chi non vede, e magari avrebbe dovuto essere accompagnato a Gesù. No. Egli balza in piedi e va, come chi ci vede benissimo. Come se la vista l'abbia già ricevuta. Poi c'è quel mantello gettato via... Perché questo particolare? I vangeli sono molto avari nel fornirci particolari e curiosità che chissà quanto pagheremmo per avere: l'aspetto fisico dei personaggi, la descrizione dei luoghi, le date precise... Invece niente. Di conseguenza quando ne troviamo uno, soprattutto se appare assolutamente marginale, come un mantello gettato via, vuol dire che c'è un significato da scoprire. Infatti! Per i poveri il mantello era indumento per il giorno e coperta per la notte. Per i mendicanti, poi, era la casa per il giorno e per la notte, come il rotolo di cartoni per i barboni di oggi. Gettando via il mantello, il cieco butta via la sua vita di mendicante cieco, per ricominciare a vivere da vedente come prima di diventare cieco. Quello che avviene dopo la sua richiesta: "rabbunì, che io veda di nuovo!" è la conferma di ciò che già è avvenuto. Lo ha salvato la sua fede per la tenacia nell'invocare Gesù nonostante la folla lo rimproverasse, e volesse farlo tacere.

Sorprendente anche conclusione: "E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada". Non esulta per la vista riacquistata. Non corre a dirlo ai suoi parenti. Non chiede a Gesù di seguirlo. Lo segue lungo la strada.

Bartimeo è ciascuno di noi, bisognosi come siamo di tornare a vedere la realtà con gli occhi di Gesù, dal momento che questa nostra capacità fa presto a indebolirsi e perfino a scomparire. Il mantello da gettare via è il rischio sempre in agguato di una fede statica, fatta di formule da credere e da riti da osservare, non di un continuamente rinnovato impegno a seguire Gesù "lungo la strada", dove incontriamo persone, viviamo fatti, affrontiamo situazioni come egli incontrava le persone, viveva i fatti, affrontava le situazioni.

Il mantello da gettare via quando Gesù ci chiama con un nuovo giorno, nuovi rapporti, nuove situazioni è affrontare il nuovo giorno, le nuove persone, le nuove situazioni senza le diottrie della fede, riservando a Gesù, se ci ricordiamo, un pensiero alla fine della giornata, prima di addormentarci, quando ormai quello che è stato vissuto e come è stato vissuto non si recupera più.

Per evitare questa cecità, all'inizio di ogni giorno portiamoci sulla strada di Gerico, insieme a Bartimeo, e anche se una folla di motivi e scuse vorrebbe farci smettere di chiamarlo, gridiamogli forte finché non ci manda a chiamare: "Figlio di Davide, abbi pietà di me. Fa' che io ti veda di nuovo". Poi gettiamo via il mantello e ricominciando a seguirlo.

Il vangelo in poche parole


«Ricevi il Cristo, ricevi la facoltà di vedere, ricevi la luce, affinché tu conosca bene Dio e l’uomo. Il Verbo che ci ha illuminati è più prezioso dell’oro e delle pietre preziose, più dolce del miele e di un favo stillante (Sal 19,11). Come non sarebbe infatti desiderabile colui che ha illuminato lo spirito sepolto nelle tenebre e conferito acutezza agli occhi dell’anima portatori di luce? […] Accogliamo quindi la luce per ricevere Dio; accogliamo la luce e diventiamo discepoli del Signore».

Clemente di Alessandria

La Parola da vivere


Parola da vivere durante la settimana: LA TUA FEDE TI HA SALVATO

La nostra sequela diventa la maniera attraverso la quale il Cristo continua ad operare i miracoli e a dare salvezza, ma ancora occorre che il nostro sia un camminare dietro a Gesù, spogli da ogni potenza e da ogni pretesa personale fino a rinnegare noi stessi. La potenza del Signore è frutto di questa sua debolezza per cui Egli si spoglia di tutto, si fa servo e piccolo per lasciare spazio all’amore di Dio.

 
Altri commenti affidabili, semplici, profondi

p. Marko Ivan Rupnik: www.clerus.va (testo)
Piero Stefani: www.ilregno.it (testo)
Enzo Bianchi: www.monasterodibose.it (testo)
p. Ermes Ronchi: www.avvenire.it (testo)
p. Alberto Maggi: www.studibiblici.it (testo; video)
don Claudio Doglio: dondoglio.wordpress.com (video; audio)
don Claudio Doglio: www.symbolon.net (testo)
p. Gaetano Piccolo: cajetanusparvus.com (testo)
Acli.it: vivere la domenica (testo)
sr. Mariangela Tassielli: cantalavita.com (testo)
Ileana Mortari (teologa): www.chiediloallateologa.it (testo)
Wilma Chasseur (teologa ed eremita): www.incamminocongesu.org/ (testo)
don Enzo Pacini (cappellano del carcere di Prato): www.toscanaoggi.it (testo)
Paolo Curtaz: www.tiraccontolaparola.it (testo, audio, video)
don Tonino Lasconi: www.paoline.it (testo)
Evangeli.net: Commento e breve spiegazione teologica in meno di 450 parole (testo)

Per chi vuole qualcosa di più: Esegesi, lectio divina e meditazioni

Comunità Kairòs: Lectio (testo)
Carmelitani: Lectio divina quotidiana (testo)
Combonianum.org: Lectio divina (testo)
Centro apostolato biblico: www.centroapostolatobiblico.it (testo)

28/10/2018 Categoria: Torna all'elenco