Oratorio

Un pilastro portante di ogni comunità cristiana è l’oratorio. Seguendo gli esempi di san Filippo Neri e di san Giovanni Bosco, gli oratori sono nati come occasioni educative per i ragazzi e i giovani, ad opera di adulti motivati e preparati, che vogliano bene ai ragazzi e collaborino con gli altri adulti (i genitori in primis) per la loro crescita umana e cristiana. Le attività oratoriane possono svolgersi in qualsiasi spazio o ambiente. L’”oratorio” infatti, prima ancora che un insieme di spazi e strutture, è innanzitutto uno stile, una cura, un’attenzione della Comunità tutta verso i più giovani.

Nella nostra Valle le diverse iniziative si svolgono a rotazione nei diversi spazi disponibili. L’attività più conosciuta, oltre alla catechesi e alle feste ad essa collegate, è l’avventura estiva del GREST, che coinvolge attivamente famiglie, educatori e diversi animatori.

Ma anche durante l’anno diverse sono le occasioni per “educare divertendo” e “divertire educando”: in alcuni paesi un gruppo di volontari adulti garantisce l’apertura settimanale dell’oratorio, proponendo attività ludiche e ricreative molto varie; in altri ci sono proposte di animazione liturgica e di canto adatte alla fascia dei ragazzi; ci sono poi proposte occasionali legate a tornei, teatri, compleanni, feste del paese, ecc.

Suggerimenti e materiali per l’animazione cristiana degli oratori sono a disposizione anche sul sito diocesano di pastorale giovanile: www.pgcomo.org.

Avvisi

Greccio, Natale 1223

Greccio, Natale 1223

Si era a mezzo dicembre del 1223. Un desiderio immenso si impadronì di Francesco: celebrare il Natale in mezzo alla gente di montagna, ma in modo sensibile, scenico, creando un presepe vivente. Diceva: «Vorrei rappresentare il bambino nato a Betlemme ... Voglio vederlo con i miei occhi di carne, così come era, adagiato su una greppia e addormentato sul fieno, tra il bue e l'asinello». Questa idea nuova, primitiva, era germinata improvvisamente nel suo cuore; ma esprimeva tutto il suo essere. Si trattava, in realtà, di un'idea straordinaria, geniale, di quelle che solo i poeti possono immaginare: vedere e far vedere, con occhi di fanciullo, l'evento della salvezza, Dio nel suo avvento di dolcezza. Niente era più importante per l'avvenire del mondo. In una società di mercanti, dominata e divisa dal denaro, era necessario riscoprire la povertà di Dio; in un mondo di chierici assetati di onori e di grandezza, era urgente ritornare all'umiltà di Dio. Nel mondo delle guerre sante, bisognava ritrovare la tenerezza di Dio, del Dio-bambino. E dove si sarebbe potuto accogliere il Bambino meglio che lassù, fra gli uomini semplici della montagna?
Francesco confidò il progetto a un suo amico, il nobile Giovanni Velita, il quale, nonostante l'alta casata e le cariche importanti, era una cara persona. Per amore del Signore aveva rinunciato alla carriera delle armi. Giovanni accolse con entusiasmo l'idea di Francesco e si affrettò verso il villaggio di Greccio, per i preparativi necessari.
Venne il Natale. Era stata convocata la gente del luogo, come pure i frati dei romitori vicini. Nel cuor della notte avanzavano tutti, al lume delle torce, verso la grotta, che si apriva nel fianco della montagna. I boschi risuonavano dei loro canti. Sotto la roccia era pronta una greppia con una mangiatoia e la paglia: avevano portato là un bue e un asinello. «Francesco - racconta Tommaso da Celano - passò la veglia in piedi davanti alla greppia, spezzato dalla compassione e colmo di indicibile gaudio», come se realmente vedesse il Bambino coricato nella mangiatoia. In realtà, la sua anima e il suo cuore erano a Betlemme. Cantarono il Mattutino. Poi cominciò la Messa. Francesco, nella sua qualità di diacono, cantò il Vangelo. La sua «voce vibrante e dolce, chiara e sonora» annunciò l'evento beato; lo annunciò ai presenti, ma anche a tutti gli altri. Quella notte il mondo cristiano ritrovava occhi di bambino.


da Eloi Léclerc, Francesco d'Assisi. Il ritorno al Vangelo, 1982, Edizioni Biblioteca Francescana

23/12/2017 Categoria: Torna all'elenco