Oratorio

Un pilastro portante di ogni comunità cristiana è l’oratorio. Seguendo gli esempi di san Filippo Neri e di san Giovanni Bosco, gli oratori sono nati come occasioni educative per i ragazzi e i giovani, ad opera di adulti motivati e preparati, che vogliano bene ai ragazzi e collaborino con gli altri adulti (i genitori in primis) per la loro crescita umana e cristiana. Le attività oratoriane possono svolgersi in qualsiasi spazio o ambiente. L’”oratorio” infatti, prima ancora che un insieme di spazi e strutture, è innanzitutto uno stile, una cura, un’attenzione della Comunità tutta verso i più giovani.

Nella nostra Valle le diverse iniziative si svolgono a rotazione nei diversi spazi disponibili. L’attività più conosciuta, oltre alla catechesi e alle feste ad essa collegate, è l’avventura estiva del GREST, che coinvolge attivamente famiglie, educatori e diversi animatori.

Ma anche durante l’anno diverse sono le occasioni per “educare divertendo” e “divertire educando”: in alcuni paesi un gruppo di volontari adulti garantisce l’apertura settimanale dell’oratorio, proponendo attività ludiche e ricreative molto varie; in altri ci sono proposte di animazione liturgica e di canto adatte alla fascia dei ragazzi; ci sono poi proposte occasionali legate a tornei, teatri, compleanni, feste del paese, ecc.

Suggerimenti e materiali per l’animazione cristiana degli oratori sono a disposizione anche sul sito diocesano di pastorale giovanile: www.pgcomo.org.

Avvisi

"Capisci ciò che leggi?" - Lettura continua del Vangelo di Marco: Mc 6,53-56

Mc 6,53Compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. 54Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe 55e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. 56E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.

Le folle riconoscono Gesù e gli portano i malati. Egli salva tutti coloro che lo toccano. Viene messa in evidenza sia l’avidità degli uomini nell’approfittare della potenza del guaritore, sia la compassione di Gesù verso le «pecore senza pastore» (6,34).

La gente lo cerca come salvatore del popolo e operatore di prodigi: per ora non sembra che germogli in essa una fede più profonda. Il lettore del vangelo deve convincersi che bisogna «toccare» Gesù in un senso più vero di quanto non abbiano fatto i galilei; si deve credere in lui come nel Messia promesso, che raduna il popolo di Dio e che è veramente il Figlio di Dio.

Marco descrive Gesù come un «uomo divino», dal quale emanano prodigiose virtù risanatrici. Egli appare come soccorritore e medico dei poveri e degli infermi. Ma dopo la moltiplicazione dei pani e il camminare sulle acque (6,35–52), il lettore cristiano sa con maggiore chiarezza che Gesù è assai più che un operatore di prodigi e un guaritore. Il suo potere viene da Dio e ha le radici nel mistero del tutto singolare di essere il Figlio di Dio.

23/09/2018 Categoria: Torna all'elenco