Oratorio

Un pilastro portante di ogni comunità cristiana è l’oratorio. Seguendo gli esempi di san Filippo Neri e di san Giovanni Bosco, gli oratori sono nati come occasioni educative per i ragazzi e i giovani, ad opera di adulti motivati e preparati, che vogliano bene ai ragazzi e collaborino con gli altri adulti (i genitori in primis) per la loro crescita umana e cristiana. Le attività oratoriane possono svolgersi in qualsiasi spazio o ambiente. L’”oratorio” infatti, prima ancora che un insieme di spazi e strutture, è innanzitutto uno stile, una cura, un’attenzione della Comunità tutta verso i più giovani.

Nella nostra Valle le diverse iniziative si svolgono a rotazione nei diversi spazi disponibili. L’attività più conosciuta, oltre alla catechesi e alle feste ad essa collegate, è l’avventura estiva del GREST, che coinvolge attivamente famiglie, educatori e diversi animatori.

Ma anche durante l’anno diverse sono le occasioni per “educare divertendo” e “divertire educando”: in alcuni paesi un gruppo di volontari adulti garantisce l’apertura settimanale dell’oratorio, proponendo attività ludiche e ricreative molto varie; in altri ci sono proposte di animazione liturgica e di canto adatte alla fascia dei ragazzi; ci sono poi proposte occasionali legate a tornei, teatri, compleanni, feste del paese, ecc.

Suggerimenti e materiali per l’animazione cristiana degli oratori sono a disposizione anche sul sito diocesano di pastorale giovanile: www.pgcomo.org.

Avvisi

"Capisci ciò che leggi?" - Lettura continua del Vangelo di Marco: Mc 3,13-19


 
Mc 3.13Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. 14Ne costituì Dodici - che chiamò apostoli -, perché stessero con lui e per mandarli a predicare 15con il potere di scacciare i demòni. 16Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, 17poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè "figli del tuono"; 18e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo 19e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

E’ inutile cercare di localizzare questo monte perché «la montagna», in Marco, indica soprattutto il luogo delle rivelazioni divine, mentre il mare, come vedremo (4,35–39; 5,46–52), appare come il luogo della prova e delle dure realtà umane.

Il numero dodici ha un chiaro valore simbolico: deve, evidentemente, essere messo in relazione con quello delle dodici tribù d’Israele presenti al Sinai per formare la comunità dell’Alleanza (Es 24,4; Dt 1,23; Gs 3,12; 4,2ss).

La funzione dei Dodici viene subito precisata: «Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni» (vv. 14–15). Marco ha descritto Gesù come colui che predica e scaccia i demoni (1,39); ora afferma la stessa cosa dei suoi discepoli. La missione di Gesù continua e si rende visibile nel mondo attraverso i suoi inviati.

Gesù sceglie e chiama. E’ il cerchio di Gesù che si allarga: partecipa ad altre persone la sua forza e la sua autorità. In Gesù il regno di Dio si è fatto vicino agli uomini; ora si dilata nei Dodici e attraverso di loro si estenderà al mondo intero.

Questi uomini sono presi dalla gente comune, con pregi e difetti, e sarebbe ingenuo e sbagliato idealizzare il gruppo che ne è uscito: non è una comunità di puri né un gruppo di educande. Il seguito del vangelo ce ne darà puntuale conferma.

Il cristianesimo non è un’ideologia: è una compagnia reale con Gesù, in un rapporto da persona a persona, che ci coinvolge totalmente. E da questo coinvolgimento con Gesù, veniamo spinti verso tutti gli uomini fino agli estremi confini della terra: «L’amore di Cristo ci spinge… (2Cor 5,14).

Andare verso tutti gli uomini e stare con lui sembrano due cose contraddittorie. Ma, in realtà, il Cristo va insieme con i cristiani: «Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano» (Mc 16,20).

Non c’è alternativa tra contemplazione e azione. La nostra missione nasce dall’essere in Cristo, e la nostra prima occupazione è di restare uniti con lui come il tralcio alla vite (cf. Gv 15,1ss), fino ad essere contemplativi nell’azione.



19/05/2018 Categoria: Torna all'elenco