Oratorio

Un pilastro portante di ogni comunità cristiana è l’oratorio. Seguendo gli esempi di san Filippo Neri e di san Giovanni Bosco, gli oratori sono nati come occasioni educative per i ragazzi e i giovani, ad opera di adulti motivati e preparati, che vogliano bene ai ragazzi e collaborino con gli altri adulti (i genitori in primis) per la loro crescita umana e cristiana. Le attività oratoriane possono svolgersi in qualsiasi spazio o ambiente. L’”oratorio” infatti, prima ancora che un insieme di spazi e strutture, è innanzitutto uno stile, una cura, un’attenzione della Comunità tutta verso i più giovani.

Nella nostra Valle le diverse iniziative si svolgono a rotazione nei diversi spazi disponibili. L’attività più conosciuta, oltre alla catechesi e alle feste ad essa collegate, è l’avventura estiva del GREST, che coinvolge attivamente famiglie, educatori e diversi animatori.

Ma anche durante l’anno diverse sono le occasioni per “educare divertendo” e “divertire educando”: in alcuni paesi un gruppo di volontari adulti garantisce l’apertura settimanale dell’oratorio, proponendo attività ludiche e ricreative molto varie; in altri ci sono proposte di animazione liturgica e di canto adatte alla fascia dei ragazzi; ci sono poi proposte occasionali legate a tornei, teatri, compleanni, feste del paese, ecc.

Suggerimenti e materiali per l’animazione cristiana degli oratori sono a disposizione anche sul sito diocesano di pastorale giovanile: www.pgcomo.org.

Avvisi

"Capisci ciò che leggi?" - Lettura continua del Vangelo di Marco: Mc 2,23-28


 
Mc 2,23Avvenne che di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. 24I farisei gli dicevano: "Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?". 25Ed egli rispose loro: "Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? 26Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell'offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!". 27E diceva loro: "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! 28Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato".

Leggiamo nel Libro del Deuteronomio 5,12–15: «Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore tuo Dio ti ha comandato. Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro, ma il settimo giorno è il sabato per il Signore Dio tuo: non fare lavoro alcuno né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né alcuna delle tue bestie, né il forestiero che sta entro le tue porte, perché il tuo schiavo e la tua schiava riposino con te. Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato».

Il sabato è il giorno del riposo settimanale, consacrato a Dio che ha riposato nel settimo giorno della creazione (cf. Gen 2,2–3; Es 20,11).

A questo motivo religioso si unisce una preoccupazione umanitaria: è necessario che i non–liberi, gli schiavi, sentano almeno ogni sette giorni la gioia della libertà. Inoltre, gli israeliti devono ricordare che essi sono liberi perché Dio li ha liberati dalla schiavitù. Il sabato è quindi una festa–ricordo, un memoriale di ciò che Dio ha fatto per loro e di come Dio vuole l’uomo: lo vuole libero.

«I discepoli cominciarono a strappare le spighe». La legge permetteva esplicitamente questo gesto: «Se passi tra la messe del tuo prossimo, potrai coglierne spighe con la mano, ma non mettere la falce nella messe del tuo prossimo» (Dt 23,26), però non faceva allusione al sabato. La Mishnah (la legge orale, per distinguerla da quella scritta, cioè la Bibbia) che codificò le leggi sabbatiche sviluppate dalla tradizione ebraica, elenca trentanove attività proibite, fra le quali figurano le varie attività agricole, compresa la spigolatura. Era anche precisato che non si poteva strappare le spighe, ma solo sgranarle con le dita.

Qual è l’interpretazione della legge che meglio rivela le intenzioni di Dio, il volto di Dio? Dio sta dalla parte di Gesù. E Gesù stabilisce un principio: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!».

Nell’ambiente in cui viveva Gesù, la legge valeva assai più dell’uomo. Gesù non ha abolito la legge, ma ha contestato le false interpretazioni di essa e ha indicato il principio che dà valore ad ogni legge: la legge è per l’uomo.

Non l’avesse mai fatto! E’ noto, infatti, che il potere costituito fa, quasi sempre, della legge la sua forza. Guai a chi la tocca! Chi tocca muore! E Gesù è morto anche perché, secondo loro, violava la legge del sabato.

«Il sabato è fatto per l’uomo» significa anzitutto che ogni legge, anche la più sacra, è a vantaggio dell’uomo. Nella creazione tutto fu fatto per l’uomo, compreso il sabato che è figura del Signore stesso della vita. L’uomo è per Dio perché Dio per primo è per l’uomo.

La libertà di coscienza di Gesù, che è vera adesione alla volontà di Dio, esprime un annuncio di salvezza altrettanto beatificante quanto quello contenuto nelle parole «il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra» (Mc 2,10). Infatti il perdono dei peccati e la liberazione dalla grettezza umana esprimono ugualmente bene la stessa potenza di salvezza.

I comandamenti di Dio sono stati dati per amore dell’uomo, per il suo vero bene. Unicamente la coscienza di una responsabilità nei riguardi di questo Dio, a cui dovremo rendere conto di ogni nostra azione e di ogni nostra parola (cfr 2Cor 5,10), ci dà anche il diritto a una coraggiosa libertà come quella di Gesù.

28/04/2018 Categoria: Torna all'elenco