Oratorio

Un pilastro portante di ogni comunità cristiana è l’oratorio. Seguendo gli esempi di san Filippo Neri e di san Giovanni Bosco, gli oratori sono nati come occasioni educative per i ragazzi e i giovani, ad opera di adulti motivati e preparati, che vogliano bene ai ragazzi e collaborino con gli altri adulti (i genitori in primis) per la loro crescita umana e cristiana. Le attività oratoriane possono svolgersi in qualsiasi spazio o ambiente. L’”oratorio” infatti, prima ancora che un insieme di spazi e strutture, è innanzitutto uno stile, una cura, un’attenzione della Comunità tutta verso i più giovani.

Nella nostra Valle le diverse iniziative si svolgono a rotazione nei diversi spazi disponibili. L’attività più conosciuta, oltre alla catechesi e alle feste ad essa collegate, è l’avventura estiva del GREST, che coinvolge attivamente famiglie, educatori e diversi animatori.

Ma anche durante l’anno diverse sono le occasioni per “educare divertendo” e “divertire educando”: in alcuni paesi un gruppo di volontari adulti garantisce l’apertura settimanale dell’oratorio, proponendo attività ludiche e ricreative molto varie; in altri ci sono proposte di animazione liturgica e di canto adatte alla fascia dei ragazzi; ci sono poi proposte occasionali legate a tornei, teatri, compleanni, feste del paese, ecc.

Suggerimenti e materiali per l’animazione cristiana degli oratori sono a disposizione anche sul sito diocesano di pastorale giovanile: www.pgcomo.org.

Avvisi

@ Diario di un prete: Messa nella notte di Natale. Molto rumore per nulla

@ Diario di un prete: Messa nella notte di Natale. Molto rumore per nulla

"Molto rumore per nulla”: così recita il titolo di una commedia teatrale, opera del grande William Shakespeare. Mi sembra decisamente appropriato, questo titolo, per proporre qualche riflessione sulla questione, molto discussa in questi giorni, a riguardo della Messa nella notte di Natale, anche se, in questo caso, non si tratta di una “tragicommedia” come quella del noto commediografo inglese, bensì di una vicenda che, dal mio punto di vista, risulta decisamente triste e inopportuna.

“Messa nella notte”, non “di mezzanotte”

La “vexata quaestio” è data dalla lunga fila di persone, di varia estrazione sociale e culturale, che vanno lamentandosi per l’impossibilità, che pare ormai definitiva, di celebrare la cosiddetta “Messa di mezzanotte”, tra il 24 e il 25 dicembre, per via delle normative atte a contenere il contagio della pandemia. Ora, dove sta il problema? Dal punto di vista liturgico, il problema, semplicemente, non esiste. Basta leggere la dicitura riportata sul Messale Romano per verificare che si parla di “Messa nella notte”: ora, Messa nella notte non significa che essa debba essere celebrata in piena notte! Le tenebre che costituiscono il tempo notturno, adeguatamente separato dal momento del “Vespro”, che si può tranquillamente celebrare nel pomeriggio e dopo il quale è possibile la celebrazione della “Messa vespertina nella vigilia”, può tranquillamente essere considerato anche nella tarda serata.
Peraltro, come diversi illustri liturgisti hanno ricordato, da molti anni anche i pontefici celebrano la Messa nella notte di Natale alle ore 21:30 o 22 (e, questo, ad esempio, avveniva anche con papa Benedetto: lo dico per rassicurare anche chi ancora non accetta papa Francesco, come ho letto in diversi commenti aberranti alla foto che ritrae insieme Benedetto XVI e Francesco, in occasione della visita di quest’ultimo al predecessore insieme ai neo-cardinali).

Non è l’orario di una messa che ne segna l’autenticità

Per quel poco che posso capire, a me sembra che la questione non risieda nell’ora della celebrazione, ma nella celebrazione stessa, unitamente alla vita di chi celebra (preti e comunità insieme): sarà Natale non se la Messa nella notte sarà a mezzanotte (tradizione pur significativa.. ben venga se potremo celebrarla nel Natale 2021, ma non è un problema fondamentale), ma se il mistero dell’Incarnazione che in essa viene celebrato, nel quale, misericordiosamente, la Divina Dolcezza viene presso gli uomini nella carne di un bambino che chiede accoglienza, ci troverà pronti a rispondere, esistenzialmente, a questo desiderio di Dio di essere per l’uomo e con l’uomo. Questo, con tutto ciò che esso comporta per la vita: se affermo di accogliere Dio e, nel contempo, respingo i fratelli, divento una contraddizione vivente, incompatibile con la fede nel Dio di Gesù Cristo.
Quello che più mi dispiace è l’impressione che, alla fine, si voglia semplicemente strumentalizzare il Natale, per finalità che con la fede non hanno nulla da spartire. Mi piacerebbe molto, così, a titolo anche solo statistico, verificare quanti di quelli che si mostrano scandalizzati “perché fanno nascere Gesù due ore prima” o “perché il governo non permette ai cristiani di celebrare il Natale”, partecipano regolarmente alla Messa e, soprattutto, quando hanno partecipato alla Messa di Natale l’ultima volta. Sono certo che si scoprirebbero cose decisamente interessanti. Peraltro, mi sorge spontanea la domanda: se per finalità alternative alla celebrazione della fede, siano essere politiche o di altro genere, si è pronti a fare dell’Eucarestia, sacramento di comunione, motivo di divisione, siamo sicuri che desideriamo celebrare il Natale del Signore, che viene per essere il Salvatore di ogni uomo? E, ancor più radicalmente, siamo sicuri di essere cristiani?    

Don Alberto Varinelli


Da www.santalessandro.org

12/12/2020 Categoria: Torna all'elenco