Oratorio

Un pilastro portante di ogni comunità cristiana è l’oratorio. Seguendo gli esempi di san Filippo Neri e di san Giovanni Bosco, gli oratori sono nati come occasioni educative per i ragazzi e i giovani, ad opera di adulti motivati e preparati, che vogliano bene ai ragazzi e collaborino con gli altri adulti (i genitori in primis) per la loro crescita umana e cristiana. Le attività oratoriane possono svolgersi in qualsiasi spazio o ambiente. L’”oratorio” infatti, prima ancora che un insieme di spazi e strutture, è innanzitutto uno stile, una cura, un’attenzione della Comunità tutta verso i più giovani.

Nella nostra Valle le diverse iniziative si svolgono a rotazione nei diversi spazi disponibili. L’attività più conosciuta, oltre alla catechesi e alle feste ad essa collegate, è l’avventura estiva del GREST, che coinvolge attivamente famiglie, educatori e diversi animatori.

Ma anche durante l’anno diverse sono le occasioni per “educare divertendo” e “divertire educando”: in alcuni paesi un gruppo di volontari adulti garantisce l’apertura settimanale dell’oratorio, proponendo attività ludiche e ricreative molto varie; in altri ci sono proposte di animazione liturgica e di canto adatte alla fascia dei ragazzi; ci sono poi proposte occasionali legate a tornei, teatri, compleanni, feste del paese, ecc.

Suggerimenti e materiali per l’animazione cristiana degli oratori sono a disposizione anche sul sito diocesano di pastorale giovanile: www.pgcomo.org.

Avvisi

@ Diario di un laico: Il laico marginale

@ Diario di un laico: Il laico marginale

Sono invitato in un Vicariato a parlare di laici e Concilio. Sala piena, molto interesse, alcune domande. Al termine, in diversi mi chiedono l’indirizzo email. Nei giorni successivi molti mi scrivono. Raccontano con passione dei loro tanti impegni nella comunità, della fatica a conciliare i tempi ma anche della gioia di mettersi a servizio. La gran parte si sofferma sulla sensazione di sentirsi tagliati fuori dalle scelte importanti della parrocchia. Di Consigli Pastorali che si trascinano stancamente e che finiscono, quasi sempre, con l’approvare decisioni già prese dal parroco o formalmente solo sottoposte al confronto.

IL LAICO OBBEDIENTE

E’  evidente che non si può né si deve generalizzare. Potrei scrivere di vicende analoghe ma con altro segno. E’ indubbio però che molto spesso nella chiesa pare valere il principio della “piramide sospesa” (cosi la chiama un teologo),  in cui tutto (di)pende dal vertice, come se si fosse entrati nel regno del clericalismo che comporta la negazione del senso della laicità. L’aver parte della comunità ecclesiale è posto perciò sotto il sigillo dell’appartenenza e i fedeli sono considerati, in pratica, dei sudditi la cui virtù prima sta nell’obbedienza: attiva, collaborativa, consapevole ma pur sempre obbedienza. Una visione che, a dispetto delle molte parole, sviluppa un sottile e nuovo tipo di  clericalismo e permette il germoglio di laici più clericali dei preti. Nessuno dimentica che sotto l’impulso del Vaticano II, il primo concilio che dedica uno specifico documento ai cristiani laici e che, pur con alcune ambiguità, cerca di superare la tendenza volta a definire i laici innanzitutto per quello che essi non sono (il laico è un fedele che non ha ricevuto l’ordine sacro o che non vive in uno stato di vita consacrata), molte strade di valorizzazione sono state percorse. Pensiamo alla marea di catechisti, ai lettori e agli animatori liturgici, ai tanti impegnati, con grande generosità, nelle opere di carità delle nostre parrocchie.

CHIESA CLERICALE

Eppure è evidente che la Chiesa si pensi e si strutturi ancora oggi in modo clericale. Certo non si può negare né ignorare il retaggio di una lunga storia. Certo, non si può negare nemmeno che i laici cattolici facciano fatica ad essere adulti, non solo nella fede ma anche nella cultura. Sono convinto che la crisi culturale sia ancora più forte di quella della fede. Un confronto tra il livello culturale del laicato cattolico di oggi e quello di qualche decennio fa è impietoso. Certo non aiuta aver deliberatamente azzerato qualunque forma di opinione pubblica all’interno della chiesa.

Da qualche parte bisogna partire. Perché la questione del laico è al cuore delle sfide pastorali che le nostre comunità parrocchiali devono affrontare. Perché la questione del laico è la questione del cristiano, che, in forza del battesimo, appartiene al popolo di Dio e ha il compito di rendere umana la terra che abita. E dunque la formazione della sua coscienza è un impegno decisivo della comunità ecclesiale. Infine perché i numeri, in discesa verticale, dei preti nelle nazioni europee  stanno ad indicare la fine, prossima, di un modello che ha retto con sapienza dal Concilio di Trento in poi ma che è destinato a crollare. Prima di quanto si pensi.

Naturalmente subire il cambiamento per la forza dei fatti è ben altra cosa che governarlo in virtù della propria libertà spirituale; per questo oggi si può e si deve sperimentare quello che sarà inevitabile fare domani. Qualcosa si sta muovendo. Mi chiedo se non serva ancora più coraggio.

In una mail che mi è stata spedita, trovo scritto. «Guardo l’elenco degli Uffici di Curia. Gestiti da persone in gamba. Guarda caso, tutti preti.  Che ci si occupi di lavoro o di arte, di denaro o di missioni, di scuola o di famiglia.  In attesa che cresca un sentire ecclesiale,  forse il segnale, anche a questo livello, bisognerà pur darlo. O no?»

Voi che ne dite?

IL TUO PARERE

I preti decidono i laici obbediscono. È vero? Quando è vero?
Che cosa pensi della proposta di affidare a laici la direzione di alcuni uffici di curia?

Daniele Rocchetti


Da www.santalessandro.org

27/04/2019 Categoria: Torna all'elenco