Finiscono oggi i 50 giorni della Pasqua,
dell’unico giorno. In Giovanni come sappiamo tutto questo accade in un
unico giorno, proprio perché è “il giorno”.
E in mezzo al brano che abbiamo sentito
c’è questo gesto del “soffiare” di Cristo, termine che ci rimanda
immediatamente a quel soffio che Dio fa in Gen 2,7 creando l’uomo e che
ci dice che qui adesso, dopo che Cristo è risorto, avviene la creazione
dell’uomo nuovo, oppure che è compiuta la creazione come redenzione.
E questo è tutto ciò che viene ripetuto
continuamente nel vangelo di Giovanni, nel prologo (1,5) dice che il
progetto di Dio conteneva la vita; poi che questa vita è la figliolanza,
perché Lui dà il potere di diventare figli di Dio a chiunque lo
accoglie.
È curioso che la creazione dell’uomo
avviene quando Cristo dà la missione agli apostoli e che dunque la vita
ricevuta è dentro una cornice di missione e che questa è proprio la
stessa che ha avuto il Figlio di Dio, cioè testimoniare il Padre,
testimoniare la verità che è essere figli.
Perciò la missione è la figliolanza,
rendere gloria al Padre, far emergere dentro la nostra vita il volto del
Padre, il suo amore, partecipando alla stessa missione del Figlio Gesù
Cristo, ma in Lui.
Dunque la missione e la vita che
riceviamo, la creazione dell’uomo che viene compiuta, sono la stessa
cosa, è praticamente un unico evento.
Ed è anche interessante che gli apostoli
hanno avuto talmente paura di ciò che poteva accadere che si sono
chiusi ed il termine greco che viene usato non vuol dire semplicemente
chiudersi a chiave, ma a sbarre; cioè mettere qualche cosa per bloccare
la porta. Cristo dice loro: “non temete” perché l’unica forza per non
avere più paura non è farsi coraggio, ma avere una vita nuova, una vita
tale che non sperimenta più la paura perché si vive la vita del Figlio.
Perché anche Cristo nel Getsemani quando ha avuto paura non aveva altro
sbocco per superarla che il rapporto con il Padre.
Avviene una nuova condizione dell’uomo,
non è più la carne. Ciò che è carne è carne. Ora Cristo ha soffiato
sugli apostoli e ciò che nasce dallo Spirito è Spirito, è la vita del
Padre. È la vita della figliolanza.
Ecco la domanda di Cristo a Pietro,
tre volte gli chiede se lo ama. Perché adesso l’unica cosa che conta è
questa, perché nel vangelo di Giovanni questo è l’unico comandamento.
Per l’uomo nuovo conta solo la vita di
questo amore che fa vedere la gloria del Padre, questa nuova esistenza
dove dentro la nostra vita dovrebbe emergere un altro, si dovrebbe
aprire il mistero di una umanità che fa emergere la figliolanza, che fa
vedere il Padre, dove gli uomini si possano scoprire figli.
Senza questa nascita dall’alto, questo
essere rigenerati, nascere da Dio, senza ricevere lo Spirito che ci apre
alla partecipazione alla vita divina svelando che avviene attraverso un
sacrificio d’amore, mai l'uomo può rivelare il volto misericordioso del
Padre è mai potrà vivere una vita che supera la tomba.
E l'evangelista, che ha aperto il suo vangelo riferendosi al libro del Genesi -inizia il vangelo di Matteo scrivendo “libro della Genesi”, lo chiude con il riferimento all'ultimo libro della Bibbia ebraica, il secondo libro delle Cronache, dove c'è l'invito di Ciro, re di Persia, che dice al popolo degli ebrei: “il Signore Dio del cielo mi ha concesso tutti i regni della terra; egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo il signore suo Dio sia con lui e salga”. È l'invito di Ciro agli ebrei di uscire dal suo regno per tornare a Israele, e costruire un tempio al Signore. Anche Gesù invita i suoi discepoli ad andare, lasciare l'istituzione religiosa, ma non a costruire un tempio, perché la comunità dei discepoli sarà il nuovo tempio dove si manifesta l'amore, la misericordia del Signore.
Il vangelo in poche parole