Gruppo missionario

La missionarietà è una delle caratteristiche fondanti della Chiesa. Non c’è Chiesa se non c’è la voglia di testimoniare il vangelo e di annunciarlo con le opere, le parole, la vita, l’esempio. La vita di ogni comunità cristiana poggia infatti sui tre pilastri dell’annuncio della Parola di Dio (catechesi), della liturgia (celebrazione) e della testimonianza della carità (servizio).

Oltre alle diverse iniziative singole a sostegno di missionari o altre proposte occasionali (vedi adozioni a distanza, negozi equosolidali, stampa missionaria, ecc.), anche nella nostra Valle si è costituito un gruppo di persone che ha come scopo di tenere viva nelle parrocchie l’attenzione verso la missionarietà e l'apertura della comunità cristiana e, in qualche circostanza, organizzare anche qualche raccolta di soldi o di altri beni a sostegno delle opere missionarie.

Per saperne di più, puoi consultare il sito www.centromissionariocomo.it oppure, per uno sguardo nazionale, vai su: www.chiesacattolica.it, alla voce “missio” .

Avvisi

La Parola è la mia casa: La porta dell’io si apre solo dall’esterno. Le relazioni che ci salvano (XXXI dom TO anno B)

La Parola è la mia casa: La porta dell’io si apre solo dall’esterno. Le relazioni che ci salvano (XXXI dom TO anno B)

I testi della liturgia del 04 novembre da www.chiesacattolica.it

Il commento alle letture
(da cajetanusparvus.com)

La porta dell’io si apre solo dall’esterno. Le relazioni che ci salvano

di  p. Gaetano Piccolo

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Quando pensi di avere tutte le risposte, la vita ti cambia tutte le domande.

 

Charlie Brown

“Ci sono domande?”. E talvolta segue un silenzio imbarazzante. Quando faccio lezione avverto quel silenzio come una pugnalata, un problema, un’emergenza. Il mio corpo si predispone al peggio: non sarò stato chiaro? Sono stato noioso, veloce, complicato? Attimi di panico…

Nel mondo antico, Socrate risolveva il problema alla radice: le domande le faceva lui
. E si vantava di aver condotto passo dopo passo il povero servo o il discepolo malcapitato a riscoprire la verità che inconsapevolmente già si portava dentro. Ecco perché, nonostante i possibili accostamenti che sono stati proposti tra Socrate e Gesù, qui c’è invece una grande differenza: Gesù si lascia interrogare… fino a quando sono i discepoli stessi, quelli che dovrebbero imparare da lui, a non avere più il coraggio di fare domande.

Questo discepolo che smette di fare domande mi ricorda molto l’uomo di oggi, l’uomo qualunque che pensa di avere già tutte le risposte, l’uomo che non cerca più, per pigrizia, per indolenza, per paura di trovare risposte scomode. Non facciamo più domande. Abbiamo paura di essere messi in discussione. Preferiamo le risposte preconfezionate. Non ci poniamo più il problema di capire. Compriamo soluzioni già pronte, solo da scaldare.

Fare domande implica la capacità di ascoltare. Occorre fare silenzio. Prendere consapevolezza di essere davanti a un altro, dal quale aspettiamo una risposta. La domanda può nascere solo dentro una relazione. Quando le relazioni si spezzano, anche le domande si spengono. Forse non a caso, Gesù riparte proprio da questo atteggiamento fondamentale: Ascolta, Israele! Se ti disponi ad ascoltare, vuol dire che riconosci di essere in una relazione, vuol dire che ti sei accorto di non essere il solo, c’è un altro davanti a te.

Forse non ascoltiamo e non facciamo più domande proprio perché siamo rapiti dal nostro
io, non vediamo altro che le nostre ragioni, le nostre esigenze, le nostre preoccupazioni. Viaggiamo raggomitolati nella coperta del nostro io.

Il grande comandamento che Gesù ci mette davanti è infatti il superamento della chiusura nel nostro io. In fondo è questa la sintesi dei comandamenti che Gesù propone.

Per comprendere la risposta di Gesù possiamo partire dalla dimensione che sperimentiamo in modo più immediato: il prossimo ovvero il vicino. Quando traduciamo questa parola, ci rendiamo conto di quanto sia drammatica: il problema inizia quando l’altro è vicino. Lo straniero è un problema quando diventa vicino. La fatica quotidiana è quella che viviamo con chi occupa il mio spazio, il mio posto auto, il mio ufficio, il mio letto, il mio bagno…L’altro diventa un’impresa ardua da affrontare, quando mi mette in questione, quando fa vacillare le mie sicurezze, quando calpesta i miei diritti…

La proposta di Gesù è un gioco di ruolo
: prova a metterti dalla parte dell’altro. Se tu fossi l’altro, come vorresti essere trattato? Forse è qui che comincia il nostro silenzio. Davanti a questa domande emergono le nostre insicurezze. Forse mi rendo conto che non mi amo abbastanza, forse mi accorgo che il primo a trattarmi male sono io. Ama chi ti è vicino come se fossi tu! Ma io, come mi tratto, come mi vedo, che relazione ho con me stesso? Mi ascolto?

Ma Gesù invita ad andare ancora più in profondità per cercare il criterio dell’amore fuori di noi.
Gesù ci invita a uscire dal nostro io per orientarci verso la fonte della nostra vita. Amare Dio vuol dire uscire dai miei deliri di onnipotenza. Vuol dire riconoscere che io non sono il primo, non sono l’origine di me stesso, non possiedo la mia vita. Amare Dio vuol dire riconoscere di essere davanti a Colui che desidera stare con me per sempre. Sono davanti a Colui che continuamente è disposto a perdonarmi. Ecco, è qui il criterio dell’amore. La vita diventa restituzione, risposta, responsabilità.

L’amore per Dio e per il prossimo sono la nostra ancora di salvezza perché ci svincolano dal nostro io.
Senza questo amore non possiamo che impazzire nei nostri deliri, diventando schiavi delle nostre ragioni.

Il vangelo in poche parole


«La Bibbia afferma che il nostro amore a Dio e al prossimo suppone un fatto precedente, senza il quale resterebbe incomprensibile: l’amore di Dio verso di noi. È questo il dato che precede ogni altro, origine e misura del nostro amore. […] Chi è il prossimo da amare? Ogni uomo che Dio ama, risponde la Scrittura: cioè, precisa il Nuovo Testamento, tutti gli uomini senza alcuna distinzione, dal momento che in Gesù Dio si è rivelato a noi come amore universale».

 

don Bruno Maggioni

La Parola da vivere


Parola da vivere durante la settimana: NON SEI LONTANO DAL REGNO

Con le tante persone che incontriamo e guardano a volte con sufficienza queste nostre riflessioni, pensando che siano cosa da sognatori e comunque di gente debole, occorre che facciamo percorsi con amore. È importante far loro vedere che per noi le «favole » sono altrove e altre. Se amiamo davvero, i nostri gesti saranno capaci di convincere più delle parole, e saranno loro a decidere se accogliere quello che proviamo a trasmettere, e non il nostro desiderio esagerato di costituire adepti. La vita serve a questo, ad aspettare nella pazienza la risposta di chi sta ancora cercando.

 
Altri commenti affidabili, semplici, profondi

p. Marko Ivan Rupnik: www.clerus.va (testo)
Piero Stefani: www.ilregno.it (testo)
Enzo Bianchi: www.monasterodibose.it (testo)
p. Ermes Ronchi: www.avvenire.it (testo)
p. Alberto Maggi: www.studibiblici.it (testo; video)
don Claudio Doglio: dondoglio.wordpress.com (video; audio)
don Claudio Doglio: www.symbolon.net (testo)
p. Gaetano Piccolo: cajetanusparvus.com (testo)
Acli.it: vivere la domenica (testo)
sr. Mariangela Tassielli: cantalavita.com (testo)
Ileana Mortari (teologa): www.chiediloallateologa.it (testo)
Wilma Chasseur (teologa ed eremita): www.incamminocongesu.org/ (testo)
don Enzo Pacini (cappellano del carcere di Prato): www.toscanaoggi.it (testo)
Paolo Curtaz: www.tiraccontolaparola.it (testo, audio, video)
don Tonino Lasconi: www.paoline.it (testo)
Evangeli.net: Commento e breve spiegazione teologica in meno di 450 parole (testo)

Per chi vuole qualcosa di più: Esegesi, lectio divina e meditazioni

Comunità Kairòs: Lectio (testo)
Carmelitani: Lectio divina quotidiana (testo)
Combonianum.org: Lectio divina (testo)
Centro apostolato biblico: www.centroapostolatobiblico.it (testo)

03/11/2018 Categoria: Torna all'elenco