È il primo miracolo raccontato dal primo vangelo, quello di Marco, che ci accompagnerà nel corso di quest’anno.
Un esorcismo.
Ma non pensate ad una di quelle scene truculente viste in un film horror col sacerdote che alza un crocefisso di legno davanti ad un ossesso.
Quelle sono le rappresentazioni delle nostre paure che amano
immaginare l’opera del demonio come qualcosa di evidente, eclatante,
sensibile, inquietante.
Poveri illusi.
Come se il demonio avesse interesse a spaventarci.
Come se fosse intelligente, da parte sua, farsi riconoscere.
Macché.
L’indemoniato del vangelo di oggi è in sinagoga e sta pregando. E
prega anche bene visto che nessuno obietta. E deve essere anche uno di
quei bravi fedeli visto che suscita così tanto scompiglio la scoperta
che, in realtà, appartiene al nemico.
Perché così agisce il demonio, quello vero, affascinante e
ragionevole. Non ama farsi notare, figuriamoci. Si insinua in mezzo a
noi con ragionamenti convincenti. Si nasconde dietro questioni di
principio, magari anche sante. Ci fa immaginare di essere nel giusto, di
essere dei profeti, dei paladini, dei salvatori, degli innovatori, dei
riformatori dei costumi della Chiesa. Che è troppo retrograda. O troppo
progressista.
Soprattutto nella Chiesa. Soprattutto fra uomini di Chiesa.
Sì, perché, tenetevi forte, il primo miracolo che fa Gesù nel primo
vangelo scritto da Marco, discepolo di Pietro, è l’esorcismo di uno che
prega. Di un grande credente.
Come se Marco/Pietro dicesse: smettetela di vedere il demonio intorno
a voi, nel mondo depravato o malvagio. La prima purificazione da fare,
il primo esorcismo da praticare è da compiere all’interno della
comunità.
Ahia.
Maestro
Insegna Gesù. E la gente si stupisce.
Marco riserva il verbo insegnare al Maestro. Gli apostoli non faranno che riportare il suo insegnamento. Stupisce perché ha autorevolezza.
Autorevole è chi dice ciò che pensa e ciò che vive. Che non si nasconde dietro il ruolo, che non si appella all’autorità che deve essergli riconosciuta. Che non pensa di dover essere ascoltato e basta. E magari anche obbedito.
Basta guardarsi intorno in questo tempo di clima pre-elettorale.
Fiumi di parole e di promesse. Abili sofismi che non cercano la verità
ma il consenso.
Ma il delirio dell’autoritarismo può colpire anche noi.
Devi darmi retta perché sono tuo padre, tua madre, il tuo parroco, il tuo vescovo.
Devi!
Gesù non ha nessun titolo per parlare. Eppure lo fa.
Non ha nemmeno studiato, cosa che gli sarà rimproverata molte volte. Eppure insegna.
E il suo insegnamento rivela le vere intenzioni dei cuori.
Fa uscire la tenebra. Anche quella che alberga nel mio cuore.
La sfida
Grida, ora, l’ossesso. Interrompe la liturgia, tutti si voltano, intimoriti.
È un credente a parlare, certo. Ma la sua fede è una fede demoniaca.
Che vuoi da noi?
È demoniaca una fede che pensa a Dio come a qualcuno cui dover
rendere conto, come un inesorabile esattore, come un controllore, uno
spione, uno pronto a giudicare e a condannare. E quanti, fra noi, pur
frequentando la sinagoga, portano nel cuore quest’ombra infamante.
Sei venuto a rovinarci!
È demoniaca una fede che crede in un dio avversario dell’uomo, un dio
invidioso della nostra libertà, un dio che vuole trarre in inganno per
cogliere in fallo. Molti, ancora oggi, pensano che se Dio c’è loro sono
rovinati. E molti cristiani, purtroppo, che vivono la loro fede da
castrati non da redenti e da uomini risolti e in fioritura.
So chi tu sei! Il Santo di Dio!
È demoniaca una fede che si fonda sulla conoscenza senza contagiare
la vita, la decisione, l’azione. Una fede astratta, appiattita sul
culto, sull’abitudine, relegata in sacrestia. Grandi devozioni dentro la
chiesa. Giudizi taglienti, razzismo, rabbia, odio appena usciti dalla
porta.
Sant’Agostino diceva: non vantarti di credere che Gesù è il Santo di Dio. Ancora non ti distingui dai demoni!
Taci, esci
Il demone esce, straziando il credente.
Non è indolore la conversione, non si acquista in saldo. Costa e costa molto. A volte ci sembra che costi davvero troppo.
Ma è l’unica strada per essere liberi, per diventare liberi, per
diventare quei pescatori di umanità che Gesù cerca come collaboratori
alla diffusione del Regno.
E anche noi, come la folla, restiamo stupiti.
Liberaci, Maestro.
Il vangelo in poche parole