Gruppo missionario

La missionarietà è una delle caratteristiche fondanti della Chiesa. Non c’è Chiesa se non c’è la voglia di testimoniare il vangelo e di annunciarlo con le opere, le parole, la vita, l’esempio. La vita di ogni comunità cristiana poggia infatti sui tre pilastri dell’annuncio della Parola di Dio (catechesi), della liturgia (celebrazione) e della testimonianza della carità (servizio).

Oltre alle diverse iniziative singole a sostegno di missionari o altre proposte occasionali (vedi adozioni a distanza, negozi equosolidali, stampa missionaria, ecc.), anche nella nostra Valle si è costituito un gruppo di persone che ha come scopo di tenere viva nelle parrocchie l’attenzione verso la missionarietà e l'apertura della comunità cristiana e, in qualche circostanza, organizzare anche qualche raccolta di soldi o di altri beni a sostegno delle opere missionarie.

Per saperne di più, puoi consultare il sito www.centromissionariocomo.it oppure, per uno sguardo nazionale, vai su: www.chiesacattolica.it, alla voce “missio” .

Avvisi

Greccio, Natale 1223

Greccio, Natale 1223

Si era a mezzo dicembre del 1223. Un desiderio immenso si impadronì di Francesco: celebrare il Natale in mezzo alla gente di montagna, ma in modo sensibile, scenico, creando un presepe vivente. Diceva: «Vorrei rappresentare il bambino nato a Betlemme ... Voglio vederlo con i miei occhi di carne, così come era, adagiato su una greppia e addormentato sul fieno, tra il bue e l'asinello». Questa idea nuova, primitiva, era germinata improvvisamente nel suo cuore; ma esprimeva tutto il suo essere. Si trattava, in realtà, di un'idea straordinaria, geniale, di quelle che solo i poeti possono immaginare: vedere e far vedere, con occhi di fanciullo, l'evento della salvezza, Dio nel suo avvento di dolcezza. Niente era più importante per l'avvenire del mondo. In una società di mercanti, dominata e divisa dal denaro, era necessario riscoprire la povertà di Dio; in un mondo di chierici assetati di onori e di grandezza, era urgente ritornare all'umiltà di Dio. Nel mondo delle guerre sante, bisognava ritrovare la tenerezza di Dio, del Dio-bambino. E dove si sarebbe potuto accogliere il Bambino meglio che lassù, fra gli uomini semplici della montagna?
Francesco confidò il progetto a un suo amico, il nobile Giovanni Velita, il quale, nonostante l'alta casata e le cariche importanti, era una cara persona. Per amore del Signore aveva rinunciato alla carriera delle armi. Giovanni accolse con entusiasmo l'idea di Francesco e si affrettò verso il villaggio di Greccio, per i preparativi necessari.
Venne il Natale. Era stata convocata la gente del luogo, come pure i frati dei romitori vicini. Nel cuor della notte avanzavano tutti, al lume delle torce, verso la grotta, che si apriva nel fianco della montagna. I boschi risuonavano dei loro canti. Sotto la roccia era pronta una greppia con una mangiatoia e la paglia: avevano portato là un bue e un asinello. «Francesco - racconta Tommaso da Celano - passò la veglia in piedi davanti alla greppia, spezzato dalla compassione e colmo di indicibile gaudio», come se realmente vedesse il Bambino coricato nella mangiatoia. In realtà, la sua anima e il suo cuore erano a Betlemme. Cantarono il Mattutino. Poi cominciò la Messa. Francesco, nella sua qualità di diacono, cantò il Vangelo. La sua «voce vibrante e dolce, chiara e sonora» annunciò l'evento beato; lo annunciò ai presenti, ma anche a tutti gli altri. Quella notte il mondo cristiano ritrovava occhi di bambino.


da Eloi Léclerc, Francesco d'Assisi. Il ritorno al Vangelo, 1982, Edizioni Biblioteca Francescana

23/12/2017 Categoria: Torna all'elenco