Gruppi volontari

In tutti i nostri paesi esistono diversi gruppi, costituiti formalmente oppure spontanei, che in diverse occasioni dell’anno promuovono, organizzano e animano incontri, feste, tornei, gite, corsi di formazione, spettacoli, teatri, serate a tema, sagre, eventi sportivi, culturali, artistici, musicali, ecc.

Molte persone offrono il loro impegno a pi gruppi e donano buona parte del loro tempo libero al servizio degli altri senza nessun fine di lucro, solo perché credono al valore di ciò che fanno. I nostri paesi devono moltissimo a questa numerosa schiera di volontari che, chi più in vista, chi più nel nascondimento, impiegano tempo, forze, risorse ed energie per creare occasioni di aggregazione sana, vivace, bella e arricchente, preziose sia per i residenti che per i turisti.

Alcune di queste attività hanno anche un risvolto sociale, perché ci si mette al servizio degli altri in un’ottica educativa o di aiuto e sostegno alle persone: si pensi ad alcune proposte rivolte ai bambini, ai ragazzi, ai giovani, alle famiglie; a chi ha bisogno di ascolto, accoglienza, attenzione, integrazione; alle persone sole, anziane o fragili.

Alcuni di questi volontari operano direttamente all’interno delle proposte parrocchiali e il loro servizio è accennato nelle varie sezioni di questo sito. A tutti va il nostro apprezzamento e la nostra gratitudine.

Avvisi

La Parola è la mia casa: Rimanere o perdersi? Amici o estranei? (VI dom TP anno B)

La Parola è la mia casa: Rimanere o perdersi? Amici o estranei? (VI dom TP anno B)

I testi della liturgia del 09 maggio da www.chiesacattolica.it

Il commento alle letture
(da https://www.lpj.org)

Rimanere o perdersi? Amici o estranei?

di mons. Pierbattista Pizzaballa

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Continua oggi la lettura del capitolo XV del Vangelo di Giovanni, che abbiamo iniziato domenica scorsa.

Gesù descrive la relazione che intercorre tra Lui e i discepoli come una relazione di amore: il termine amore, in questi pochi versetti, ricorre nove volte.

Accanto al termine amore ne troviamo un altro, ugualmente importante, che Gesù applica ai suoi, ed è il termine “amici”: per dire chi sono i discepoli per Gesù, come Lui li “sente”, Lui usa questo termine: li chiama “amici” (Gv 15,15).

Cosa significa per Gesù amare, cosa significa essere amici?

Innanzitutto per Gesù amare significa rimanere gli uni negli altri. Amarsi non è un incontrarsi saltuariamente, non è neppure essere presenti gli uni gli altri rimanendo esterni, estranei, ognuno con la propria vita. Amarsi per Gesù ha questa intensità, questo spessore, per cui l’altro ti entra dentro e fa parte di te: non sempre la relazione è facile, e spesso ci si scontra, non ci si capisce, ci si delude. Ma l’altro rimane parte della tua vita, per cui non ne puoi più fare a meno, non lo puoi più abbandonare. Ed è reciproco.

Questa è la relazione tra Gesù e il Padre, il loro essere una cosa sola, il loro avere tutto in comune: per questo Gesù può dire di amare il Padre e di osservare i suoi comandamenti (Gv 15,10).

Ma questo è anche ciò che Gesù ha vissuto con noi, ci ha amati così, non potendo fare a meno di noi, perché gli siamo entrati dentro e non vive più senza di noi. Gesù chiede ai suoi di rimanere in questo amore, cioè innanzitutto di lasciarci amare così.

Per noi l’esperienza del rimanere risulta alquanto problematica: nella nostra fragilità umana, ciò di cui facciamo esperienza più spesso è il perderci, il dimenticarci chi siamo, dove andiamo, con chi. Spesso siamo i primi a fuggire dalla vita, da noi stessi, dagli altri.

La storia della salvezza, così come la nostra storia personale, racconta tanti di questi episodi.

Ma il rimanere di cui parla Gesù oggi non esclude tutto questo, anzi: non è un caso che i discorsi di addio, di cui questo capitolo fa parte, sono messi dall’evangelista Giovanni prima della Passione di Gesù, momento in cui quasi nessuno dei discepoli rimarrà, ma ciascuno si perderà. Per Gesù amare significa offrire all’altro una dimora così sicura, così aperta e accogliente, per cui l’altro può sempre ritornare e sentirsi a casa, come se non fosse mai andato via.

Rimanere non appartiene alla sfera delle capacità umane, ma all’orizzonte della misericordia di Dio, che ci ha talmente fatti suoi, ci ha talmente chiamati amici da offrirci un luogo dove rimanere anche nelle nostre fughe, mancanze, inadempienze, peccati: per quanto andiamo lontani, non usciamo mai da questo abbraccio, da questa dimora.

Si tratta, allora, di rimanere innanzitutto lì dove riconosciamo la nostra colpa e non tentiamo maldestramente di esserne indenni: non sarà il nostro peccato ad impedirci di rimanere, ma la nostra presunzione di non essere peccatori. Rimanere significa abitare nella misericordia del Signore, lì dove la grazia basta.

Tutto questo è la vera, grande gioia possibile per l’uomo: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11).

Ci può essere la tentazione di pensare che un amore così, che chiede un’accoglienza totale e un dono di sé fino alla fine, sia un ostacolo alla vera gioia; e nel nostro immaginario moderno, il termine rimanere ha più una sfumatura di costrizione, che di libertà.

Per Gesù non è così: Lui per primo conosce una “sua gioia” (Gv 15,11) che è quella di aver osservato i comandamenti del Padre Suo, cioè di essere rimasto unito a Lui in un’unica volontà, un’unica vita. Lì ha ricevuto tutto.

E vuole che questo suo stile di gioia sia anche dei suoi discepoli, lì dove loro imparano ad amarsi gli uni gli altri, ad essere gli uni per gli altri quella dimora buona capace di accogliersi nelle proprie diversità e fatiche, capaci di perdonarsi.

Capaci di vivere quel rimanere gli uni negli altri che dice una relazione più forte di quella dei legami del sangue, una relazione per cui l’altro mi appartiene e, quindi, mi interessa e non posso non averne cura, fino a dare la mia vita per gli altri: questo significa essere amici (Gv 15,13) nello stile del Signore.

 

 Il vangelo in poche parole

«L’amore con cui Gesù ama i discepoli e che essi devono capire sempre più, si manifesta in molti modi: nel fatto che Gesù dà la sua vita per loro; nel fatto che li chiama amici; nel fatto che condivide con loro tutto quello che ha ascoltato da Padre; nel fatto che li ha scelti».

p. Klemens Stock

                              

Altri commenti affidabili, semplici, profondi

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Wilma Chasseur (teologa ed eremita): www.incamminocongesu.org/ (testo)
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Paolo Curtaz: www.tiraccontolaparola.it (testo, audio, video)
don Tonino Lasconi: www.paoline.it (testo)
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don Augusto Fontana: sestogiorno.it (testo)
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Comunità Kairòs: Lectio (testo)
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Comunità monastica Dumenza: www.monasterodumenza.it (testo)
Sorelle povere di Santa Chiara: www.clarissesantagata.it (testo)
Abbazia di Pulsano: www.abbaziadipulsano.org (testo, audio)
Combonianum.org: Lectio divina (testo)
Sezione apostolato biblico: www.lapartebuona.it (testo)
Lectio Parola festiva: meditarelaparola.blogspot.com (testo)

 

08/05/2021 Categoria: Torna all'elenco