Gruppi volontari

In tutti i nostri paesi esistono diversi gruppi, costituiti formalmente oppure spontanei, che in diverse occasioni dell’anno promuovono, organizzano e animano incontri, feste, tornei, gite, corsi di formazione, spettacoli, teatri, serate a tema, sagre, eventi sportivi, culturali, artistici, musicali, ecc.

Molte persone offrono il loro impegno a pi gruppi e donano buona parte del loro tempo libero al servizio degli altri senza nessun fine di lucro, solo perché credono al valore di ciò che fanno. I nostri paesi devono moltissimo a questa numerosa schiera di volontari che, chi più in vista, chi più nel nascondimento, impiegano tempo, forze, risorse ed energie per creare occasioni di aggregazione sana, vivace, bella e arricchente, preziose sia per i residenti che per i turisti.

Alcune di queste attività hanno anche un risvolto sociale, perché ci si mette al servizio degli altri in un’ottica educativa o di aiuto e sostegno alle persone: si pensi ad alcune proposte rivolte ai bambini, ai ragazzi, ai giovani, alle famiglie; a chi ha bisogno di ascolto, accoglienza, attenzione, integrazione; alle persone sole, anziane o fragili.

Alcuni di questi volontari operano direttamente all’interno delle proposte parrocchiali e il loro servizio è accennato nelle varie sezioni di questo sito. A tutti va il nostro apprezzamento e la nostra gratitudine.

Avvisi

La Parola è la mia casa:  Il nome nuovo di Simone e i confini del Regno (XXI dom TO anno A)

La Parola è la mia casa: Il nome nuovo di Simone e i confini del Regno (XXI dom TO anno A)

I testi della liturgia del 23 agosto da www.chiesacattolica.it

Il commento alle letture
(da www.lpj.org)

Il nome nuovo di Simone e i confini del Regno

di mons. Pierbattista Pizzaballa

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Proviamo ad ascoltare il brano di Vangelo di oggi (Mt 16,13-20) nel contesto dei capitoli che lo precedono, di questa sezione che qualche Bibbia intitola giustamente “i confini del Regno”.

Se la domanda che percorre questi capitoli è quella che concerne appunto i confini del Regno di Dio, allora viene da sé che si ponga la questione sulla novità che Gesù porta; perché Gesù porta una novità, e così facendo sposta i confini.

L’abbiamo visto, per esempio, domenica scorsa, quando Gesù è uscito dai confini di Israele e ha incontrato una donna cananea, che l’ha in qualche modo costretto ad allargare gli spazi ufficiali del Regno di Dio fino a renderlo accessibile ad ogni uomo.

Per essere più precisi, la domanda riguarda non la novità in modo generico, ma il rapporto tra novità e tradizione. A questo proposito, è importante richiamare due passi del Vangelo di Matteo.

Il primo è all’inizio del capitolo 15, dove troviamo proprio una diatriba tra Gesù e i farisei riguardante la tradizione. E lì Gesù risponde ai farisei dicendo che una tradizione incapace di ascoltare e di aprirsi costantemente alla novità di Dio, che si rivela nella vita di ogni giorno, diventa muta e cieca, ed è come una pianta che, non essendo stata piantata dal Padre, verrà sradicata (Mt 15,13): non porta più frutti, non serve più a nulla.

Il secondo è invece all’inizio del capitolo 16, quando farisei e sadducei si avvicinano a Gesù per chiedergli un segno dal cielo, e Gesù risponde capovolgendo il discorso, e invitando i suoi interlocutori a saper interpretare i segni dei tempi, a saper riconoscere la novità che sta accadendo davanti ai loro occhi.

Arriviamo allora al Vangelo di oggi.

C’è ciò che dice la gente a proposito di Gesù, e sono tutte cose che riguardano il passato, più o meno recente: Elia, Geremia, Giovanni il Battista (Mt 16,16).

E poi c’è Pietro, che invece si apre alla rivelazione del Padre, e sa così cogliere la novità assoluta di cui Gesù è portatore.

Non è qualcosa di cui è capace, non è qualcosa che viene da lui, dal suo intuito, dalla sua intelligenza.

Pietro è beato, perché fa parte di quella schiera dei piccoli (cfr Mt 11, 25-27) che si aprono alla rivelazione del Padre, che tiene nascosti i misteri del Regno a chi è chiuso nel proprio sapere, nella certezza delle proprie tradizioni, e le rivela ai poveri, a coloro che sono assetati di vita.

Come la donna cananea di domenica scorsa, Pietro parla dal cuore, dove nasce una fede che è sempre un po’ straniera, una fede che va oltre noi, perché ci è stata rivelata da Qualcun altro.

In questo contesto va anche interpretato il cambio di nome imposto a Pietro. Più del significato dei due nomi (Simone quello vecchio e Pietro quello nuovo), è importante il fatto che a Pietro venga cambiato nome, perché simbolo di un morire e di un rinascere.

Per accedere alla rivelazione che Gesù porta in sé, cioè che il Figlio del Dio vivente si sia fatto uomo, è necessario un cambio radicale di prospettiva. Pietro deve in un certo modo morire e rinascere. Non può rimanere lo stesso.

Le tradizioni, interpretate alla maniera di scribi e farisei, tendono a lasciare tutto immutato, fisso; la rivelazione di Gesù mette in movimento, genera vita, trasforma esistenze e relazioni.

E il frutto di questa trasformazione è la chiamata ad essere parte della Chiesa: Pietro muore come individuo, e rinasce come parte della Chiesa: “E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa” (Mt 16,18).

Una Chiesa che non sarà Pietro ad edificare e a salvare, ma Gesù stesso e di cui Pietro avrà le chiavi, insieme all’autorità di “sciogliere e di legare” (Mt 16,19).

Le espressioni usate per sciogliere e legare richiamano diversi significati nell’Antico Testamento. Uno dei più ricorrenti riguarda il permettere e il proibire, e riguardano anche l’interpretazione della Legge di Mosè.

Allora, rimanendo nella logica con cui oggi abbiamo ascoltato questo brano, potremmo dire che il compito di Pietro sarà quello di definire i confini del Regno, così come ha fatto Gesù.

E lo potrà fare non a partire dalla sua fedeltà integerrima, alla maniera degli scribi e dei farisei, ma dall’esperienza della misericordia che il Signore gli mostrerà ogni volta che Pietro dimenticherà che non la carne e il sangue lo terranno unito al Signore, ma la fede umile dei poveri, ai quali il Padre rivela il Figlio.

 Il vangelo in poche parole


«Pietro doveva ricevere le chiavi della Chiesa, anzi le chiavi del cielo, e a lui doveva essere affidato il governo di un popolo numeroso … Se Pietro, con la sua tendenza alla severità, fosse rimasto senza peccato, come avrebbe potuto dimostrarsi misericordioso nei riguardi dei suoi discepoli?».

San Giovanni Crisostomo



La Parola da vivere


Parola da vivere durante la settimana:
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Altri commenti affidabili, semplici, profondi

Caritas Como: www.caritascomo.it (testo)
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don Luigi Verdi: www.romena.it/ (video)
don Claudio Doglio: dondoglio.wordpress.com (video; audio)
don Claudio Doglio: www.symbolon.net (testo)
p. Gaetano Piccolo: cajetanusparvus.com (testo)
Acli.it: vivere la domenica (testo)
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Ileana Mortari (teologa): www.chiediloallateologa.it (testo)
Wilma Chasseur (teologa ed eremita): www.incamminocongesu.org/ (testo)
Comunità monastica Dumenza: www.monasterodumenza.it (testo)
madre Maria Francesca Righiwww.toscanaoggi.it (testo)
Paolo Curtaz: www.tiraccontolaparola.it (testo, audio, video)
don Tonino Lasconi: www.paoline.it (testo)
don Marco Pozza: www.sullastradadiemmaus.it (testo)
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Lis - Video commento lingua italiana dei segni: www.qumran2.net/parolenuove/commenti.php (video)
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Comunità monastica Dumenza: www.monasterodumenza.it (testo)
Sorelle povere di Santa Chiara: www.clarissesantagata.it (testo)
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Combonianum.org: Lectio divina (testo)
Sezione apostolato biblico: www.lapartebuona.it (testo)
Lectio Parola festiva: meditarelaparola.blogspot.com (testo)

 

22/08/2020 Categoria: Torna all'elenco