Gruppi volontari

In tutti i nostri paesi esistono diversi gruppi, costituiti formalmente oppure spontanei, che in diverse occasioni dell’anno promuovono, organizzano e animano incontri, feste, tornei, gite, corsi di formazione, spettacoli, teatri, serate a tema, sagre, eventi sportivi, culturali, artistici, musicali, ecc.

Molte persone offrono il loro impegno a pi gruppi e donano buona parte del loro tempo libero al servizio degli altri senza nessun fine di lucro, solo perché credono al valore di ciò che fanno. I nostri paesi devono moltissimo a questa numerosa schiera di volontari che, chi più in vista, chi più nel nascondimento, impiegano tempo, forze, risorse ed energie per creare occasioni di aggregazione sana, vivace, bella e arricchente, preziose sia per i residenti che per i turisti.

Alcune di queste attività hanno anche un risvolto sociale, perché ci si mette al servizio degli altri in un’ottica educativa o di aiuto e sostegno alle persone: si pensi ad alcune proposte rivolte ai bambini, ai ragazzi, ai giovani, alle famiglie; a chi ha bisogno di ascolto, accoglienza, attenzione, integrazione; alle persone sole, anziane o fragili.

Alcuni di questi volontari operano direttamente all’interno delle proposte parrocchiali e il loro servizio è accennato nelle varie sezioni di questo sito. A tutti va il nostro apprezzamento e la nostra gratitudine.

Avvisi

"Capisci ciò che leggi?" - Lettura continua del Vangelo di Marco: Mc 2,13-17

Mc13Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. 14Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì. 15Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. 16Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: "Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?". 17Udito questo, Gesù disse loro: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori".

Gesù chiama Levi, un peccatore, un pubblicano, un lontano dal regno di Dio. Non ci può essere dimostrazione più evidente che la vocazione è un fatto gratuito, un’azione creatrice. Quando Dio chiama, crea nel chiamato la forza per rispondere: lo fa su misura per la missione a cui lo destina.
Dio non vuole l’emarginazione di nessuno. Ogni peccatore può trovare la via del bene se i buoni sanno convivere e banchettare con lui. La missione di Gesù, e quindi anche della Chiesa, non è quella di alzare barriere di protezione, ma di abbatterle per mescolarsi col mondo. Una società che emargina i traviati, non è una società cristiana.

L’atteggiamento di Gesù che siede a tavola coi peccatori pubblici, coi collaborazionisti della potenza occupante (l’impero romano), coi rinnegati e gli scomunicati, ai farisei risulta ripugnante. Essi, uomini pii e giusti, credono di avere il monopolio dell’amore di Dio; ma la bontà del Signore che si manifesta nei gesti di Gesù, sovverte tutte le loro teologie e la loro giustizia. Devono ancora imparare una verità fondamentale: la religione è serva di tutti e non è padrona di nessuno.

Gesù si presenta come il medico, colui che è capace di accostarsi alla malattia degli uomini senza esserne contagiato, ma, al contrario, distruggendola.

«Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» dice Gesù. Ma sulla terra «non c’è nessun giusto, neppure uno» (cf. Sal 14), perché «tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Rm 3,23). Il Signore quindi è venuto per noi: è il medico e il salvatore di tutti. Però lo accolgono solo quelli che sanno di essere malati e perduti. I giusti restano sempre nella lista d’attesa della salvezza, finché non si riconoscono peccatori.

In questo brano abbiamo due scene strettamente collegate: la chiamata di Levi e il pasto con i peccatori. La prima insegna che il nostro peccato non impedisce la chiamata di Gesù. Il pasto con i peccatori mostra la pazienza che Gesù ha verso chi lo segue, ma non ha ancora rotto del tutto con il male.

Mangiando e bevendo con gli uomini, Gesù rivolge a tutti la sua parola di salvezza e non esclude nessuno dalla propria compagnia. Per lui non esiste separazione tra «santi» e «peccatori». Egli sa che coloro che hanno sperimentato il vuoto della vita «mondana», spesso si dischiudono più facilmente all’invito di Dio e sono capaci di un più grande amore verso Dio e verso gli uomini di coloro che osservano grettamente la legge (cf. Lc 7,36–50; 10,1–10; 18,10–14).

L’eucaristia, di cui il pasto è immagine, non è solo cibo dei perfetti e dei meritevoli, ma è soprattutto medicina dei deboli e sostegno degli sfiduciati. Per questo accediamo alla comunione con lui dicendo: «Signore, non sono degno».

Gesù è il medico venuto a portare la medicina unica e universale: la misericordia del Padre. Egli è l’amore gratuito, la cui grandezza non è proporzionale ai meriti, ma al bisogno. Anzi, supera lo stesso bisogno perché il perdono è il super–dono, una misericordia infinitamente più grande del nostro peccato. La salvezza è accogliere questa misericordia, sorgente della vita nuova di Dio.

Gli scribi e i farisei, che volevano essere maestri della vera religione, non erano neppure discepoli di essa. Pretendevano di essere giusti perché osservavano tutte le leggi di Dio, tranne quella più importante, che rende gli uomini simili a Dio: amare tutti con il suo stesso amore, che è direttamente proporzionale alla nostra non amabilità.

La domanda degli scribi e dei farisei viene rivolta ai discepoli; la risposta però viene da Gesù. Questo è il modo proprio di procedere della Chiesa: ogni questione che le si presenta deve trovare solo in Gesù la risposta. La nuova legge, quella insuperabile e definitiva, è Cristo, ciò che lui ha detto e ha fatto.

Dobbiamo trattare i peccatori come ha fatto lui. Egli detesta il male proprio perché ama il malato. Odia il peccato perché ama il peccatore. Quando ameremo i fratelli con la tenerezza infinita del Padre, partendo dagli ultimi, allora sarà perfetto anche in noi l’amore del Figlio, e saremo come lui. Solo l’amore gratuito e misericordioso di Dio salva tutti.

14/04/2018 Categoria: Torna all'elenco