Abbiamo visto, domenica scorsa, incontrando la figura del Battista,
che accogliere il Signore passa necessariamente attraverso un momento
difficile, una crisi. E questo perché per accoglierlo è necessario
aprirsi ad una radicale novità, è necessario fare spazio ad un Dio che
va oltre le nostre attese, che le compie in un modo che non è quello che
noi avremmo pensato.
La stessa cosa, la vediamo oggi in un altro personaggio che guida i nostri passi in questo Avvento: Giuseppe.
Anche Giuseppe si trova in una situazione difficile, nell’apparente
impossibilità di mettere insieme tutto ciò che sta accadendo: il suo
amore per Maria, da una parte, e il fatto della sua gravidanza,
dall’altro. Nonché la Legge, che comandava che ogni donna adultera fosse
messa a morte.
Il testo dice bene questo dramma: da una parte Giuseppe era giusto
(Mt 1,19), e un uomo giusto, osservante della Legge, non poteva tenere
con sé una donna adultera. Ma dall’altra amava Maria, e per questo non
voleva accusarla pubblicamente (Mt 1,19).
Mentre Giuseppe sta meditando tutte queste cose (Mt 1,20), in sogno gli appare un angelo, che gli parla o lo porta oltre.
La prima cosa che ci sembra importante notare è che Giuseppe, in
questo momento drammatico, fa un’esperienza importante, quella di essere
conosciuto. L’angelo gli rivela i suoi stessi pensieri, gli
mostra che il suo dramma, la sua fatica, il suo dolore, sono conosciuti
da Dio. “Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli
apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di
Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa…” (Mt 1,20). Dio si occupa innanzitutto di Giuseppe, della sua sofferenza, si preoccupa di sciogliere il nodo che ha in cuore: «Giuseppe,… non temere!».
Giuseppe fa esperienza che Dio non lo ha abbandonato. Senza questo
primo passaggio, non sarebbero possibili i passi successivi.
La seconda cosa importante che fa l’angelo è quello di restituire a Giuseppe Maria come sposa: non temere di prendere con te Maria, tua sposa
(Mt 1,20). Maria non è dunque un’adultera, e non è neppure una donna
qualsiasi. Maria è “tua sposa”, e lo è per volere stesso di Dio: Lui la
chiama così.
Giuseppe è chiamato da Dio ad entrare in questa storia, ad assumersi questa responsabilità, questa paternità.
Nessun uomo giusto l’avrebbe potuto fare senza esservi chiamato da
Dio. Si tratta infatti non di compiere un’opera propria, quanto, al
contrario, di accogliere quella che Dio ti dona, che dona proprio a te,
personalmente: e lo si può fare solo se si è chiamati
E poi c’è un terzo passaggio: l’angelo rivela a Giuseppe il mistero
che ha avvolto Maria, l’opera che lo Spirito di Dio ha generato in lei.
E così cambia radicalmente la situazione, cambia lo sguardo di
Giuseppe: quello stesso fatto, che prima lo costringeva a ripudiare
Maria seppure in segreto, ora lo chiama ad accoglierla, a prenderla con
sé. Ciò che prima lo divideva da lei, ora lo unisce a lei ancor più
intimamente.
A questo punto Giuseppe, come Maria, come il Battista, deve
scegliere. Ha ascoltato un annuncio sconvolgente, qualcosa che supera la
sua intelligenza e le sue forze. Ma siccome è un uomo giusto, sceglie
di fidarsi di Dio più di quanto si fidi di se stesso, delle proprie idee
e delle proprie paure.
Per cui, non appena sveglio, Giuseppe obbedisce a ciò che ha
ascoltato, e rende così possibile il compimento dell’opera di Dio, al
Suo desiderio di salvezza per l’uomo.