Le vacche di Fanfani non sono una nuova razza bovina. No. Sono
come gli aerei di Mussolini… sempre gli stessi, nei diversi aeroporti
dove il duce passava in rassegna e credeva di contare le forze aeree con
cui l’Italia avrebbe dovuto entrare in guerra.
Nella sua lunga, quasi eterna carriera, Fanfani il Breve è stato
anche ministro dell’agricoltura e fu appunto in questo suo periodo
georgico che gli capitò di smascherare un imbroglio simile a quello in
cui cadde il pur multiocchiuto dittatore fascista. Andando un giorno a
visitare un certo numero di fattorie modello costruite con denaro
pubblico in una regione del nostro fantasioso paese, forse a causa della
presenza costante in ogni mandria che passava in rassegna di una vacca,
che so, con un corno rotto o con una stella in fronte, ebbe un atroce
sospetto. Provò a scavalcare la prima fattoria che seguiva sul programma
delle visite che gli restavano da fare e si presentò inatteso in una
delle successive. Il sospetto divenne certezza: i camions non erano
ancora riusciti a trasportare lì l’unica mandria che veniva mostrata in
ogni fattoria.
SEMPRE LE STESSE FACCE
È la stessa cosa che succede in tante parrocchie e in tante diocesi
del nostro paese. Il parroco passa da un gruppo all’altro per la sua
parte di guida spirituale, di animatore e di coordinatore pastorale e si
trova davanti sempre le stesse facce. Il vescovo passa da un convegno
diocesano all’altro e chi ti trova? Dei bravissimi laici impegnati, ma
sempre inguaribilmente gli stessi: gli stessi al convegno dei
catechisti, gli stessi a quello della S.Vincenzo; gli stessi ancora a
quello dei gruppi missionari e ancora gli stessi a quello dei gruppi
liturgici.
Le situazioni che vengono a crearsi in queste condizioni sono spesso
divertenti. È difficile, per esempio, che in certe parrocchie, quando il
parroco indice una riunione di tutti i suoi gruppi, ci siano conflitti o
incomprensioni tra le varie organizzazioni. Non si litiga nemmeno a volerlo, perché chiaramente non si può litigare con sé medesimi.
Gli sparuti intercambiabili componenti dei diversi gruppi hanno invece
tutti, o quasi, la gioia di poter soddisfare l’onesto desiderio di
leadership, potendo tutti essere presidenti, chi di un gruppo, chi
dell’altro e chi dell’altro ancora. Bello, no?
Io però, quand’ero sul campo, non riuscivo a divertirmi. Fanfani, nel
suo piccolo, tirò certamente le orecchie ai goffi organizzatori dello
scherzo delle vacche. Avrà forse anche fatto punire gli eventuali
mariuoli responsabili dello storno di denaro pubblico e del mancato
effettivo investimento nel campo della zootecnica. E poi avrà dovuto
decidere se rilanciare l’investimento o lasciar perdere lo sviluppo
zootecnico della regione. Ma nella Chiesa che cosa si può fare di fronte
al fenomeno delle “vacche di Fanfani”?
IL PARERE DEL PARROCO DI BELSITO
Il Parroco di Belsito, quando parlammo di questo problema, mi venne
in aiuto. «Beh! Per cominciare, diciamo che, normalmente, nella comunità
cristiana, il fenomeno delle vacche di Fanfani non è frutto di
macchinazioni truffaldine. Al massimo si può dire che a volte ci sono
dei parroci che, per farsi belli, alla curia e al vescovo stesso, amanti
notòri degli organigrammi folti e articolati, mostrano anche quello che
non c’é. Solitamente invece nella Chiesa le vacche di Fanfani sono solo
lo striminzito, triste risultato della selezione naturale della specie dei cristiani impegnati.
Poi, lasciamelo dire a tuo conforto (perché vedo che questa storia ti
sta rendendo malinconico) è già bello che, come Fanfani, ti sei accorto
che ai numerosi rendez-vous delle comunità cristiane di oggi son sempre
gli stessi che rispondono. Poi, secondo me, dovresti andare a vedere
come ha fatto Fanfani dopo la scoperta dell’imbroglio. Io penso che
l’eccellentissimo Ministro non ebbe che due possibilità: o l’acquisto
immediato di altre mandrie o la pazienza di incrementare la produzione e
l’allevamento di nuovi capi a partire dall’unica mandria che gli
avevano mostrato».
«La prima via – risposi al parroco di Belsito- mi sembra
ecclesialmente impercorribile. È impensabile, almeno credo, che parroci e
vescovi si mettano come Moratti ad acquistare giocatori stranieri per
le loro squadre ecclesiali. Non resta perciò che impegnarsi tutti
nell’individuazione e nell’educazione paziente di vocazioni laicali
all’interno del proprio gregge».