Una delle teorie più care di un mio amico un po’ strano, e che egli non esita a proclamare ai quattro venti, è la teoria del rapporto testa-sedere.
Scusate l’espressione non proprio liturgica, ma mi è difficile trovare
un eufemismo sostitutivo che però poi renda la forza dell’idea. In
parole povere, tra la testa e il sedere, secondo lui, c’è un rapporto
diretto, immediato.
LA VERITÁ VIENE DA COME UNO SI SIEDE
La prima volta che, quasi per caso, mi capitò di sentirlo enunciare
la sua sentenza, non ne afferrai subito il senso. Incoraggiato dal suo
fare libero e giocondo, glielo chiesi: «Come sarebbe a dire?».
Fu come un invito a nozze. Partì a briglia sciolta per uno dei suoi
tanti discorsi-fiume che l’han reso famoso in tutto il vicinato.
«È presto detto! -mi rispose- Guarda, se tu entri in un qualsiasi
ufficio statale o anche privato, tu vedrai che la gente ragiona a
seconda di com’è seduta». Risi divertito.
«C’è poco da ridere. Io guardo, sai? Osservo, studio e poi, zàchete,
tiro le mie conclusioni. Apri l’occhio, amico. Tu pensi che la saggezza,
la prudenza di certe persone, il loro equilibrio, la poesia di tante
loro posizioni, la devozione e la venerazione per l’autorità, la
fermezza decisionale vengano dalla coscienza: vero?».
«Certamente!» faccio io.
“Errore. Erroraccio. Macché coscienza d’Egitto. Te lo dico io da dove vengono quelle meravigliose virtù. Dal sedere ben sistemato vengono, e da nessun’altra parte.
Osserva se hai ancora occhi buoni. Quando uno è ben comodo, seduto nel
burro come si usa dire, parla come un libro stampato, con le parole che
sembrano intinte nel sugo della cucina degli angeli. Quei poveretti che
invece sono malpiazzati, che hanno la sedia sgangherata o spagliata,
quelli che addirittura sono costretti a sedersi sulle calcagna perché
non hanno nemmeno l’ombra di uno sgabellino, quelli ragionano in un
tutto un altro modo e dal sedere malcontento gli vien su l’ansia per la
giustizia, la rivendicazione della democrazia, la rabbia per le cose
storte. Tutte cose che tu credevi venissero dal di dentro, dal cuore.
Vero, sì o no? ». Annuii.
TUTTO DIPENDE DALLE SEDIE
«Da’ retta a me. D’ora in avanti, quando incontri qualcuno e vuoi
capire che persona è, non perder tempo a studiare quello che dice; non
stare a scrutarlo negli occhi. Cerca subito di sapere dove e come è
seduto. Allora capirai tante cose. Immediatamente!
Scoprirai che c’è gente che cambia testa ogni volta che cambia sedia;
che ce n’è dell’altra che ragiona in un modo quando di fronte ai capi è
seduta di qua dal tavolo e in un modo tutto diverso quando è seduta
dall’altra parte, dalla parte dei capi. La stessa persona, in due e
anche più maniere completamente diverse: manco fossero dei camaleonti.
E le corse per una sedia dove le metti? E le mene? Le
gomitate? E poi, a risultato ottenuto, ci si spaparacchia sulla sedia
conquistata gridando: Dio me l’ha data, guai a chi la tocca. Proprio
così, caro te. Te lo dico io».
La conversazione continuò a lungo con l’adduzione di una montagna di
riscontri oggettivi. E, prima di finire, alzando l’indice, mi disse:
«Attenzione anche voi di Chiesa!».
Mi venne subito in mente l’insistenza di Papa Francesco nel
denunciare il carrierismo, l’arrivismo e tutti i mali connessi, così
dannosamente presenti anche nella Chiesa a tutti i livelli.
Nel frattempo mi era passata la voglia di ridere della battuta di partenza del mio amico.