LA PAROLA È LA MIA CASA - La dimensione pasquale della misericordia: terra promessa che ci fa nuove creature
Aprendo il collegamento è possibile scaricare il testo distribuito nelle chiese insieme agli avvisi parrocchiali.
Convertirsi e fare l’esperienza della misericordia di Dio è giungere alla terra promessa dopo un lungo percorso nel deserto (prima lettura), è risorgere e divenire una nuova creatura (seconda lettura), essere ritrovati dopo essersi perduti. Il vangelo del padre misericordioso e dei due figli ci trasmette la constatazione che tutti si possono perdere. Non solo i “figli minori”, che in maniera più eclatante se ne vanno sbattendo la porta e si perdono nei deserti di una vita senza senso. Come i pubblicani e i peccatori che ascoltano Gesù, come la pecorella smarrita che si allontana dall’ovile. Sono anche i “figli maggiori” a perdersi, magari dietro una apparente dedizione e devozione, ma impolverata di malcontento e mormorazione, di logiche più da dipendente in credito di attenzioni dal padrone che da figlio riconoscente che condivide la casa con il padre. Come i farisei e gli scribi che mormorano sulla condotta di Gesù, come una monetina dispettosa che si perde dentro casa. Ma come tutti ci si perde, verso tutti, “minori” e “maggiori”, esce il Padre misericordioso per invitarci ad entrare in quella casa che è sua, ma è anche nostra.
E il vangelo non conclude, non dice se il figlio maggiore è poi entrato alla festa riconoscendo come “suoi” il padre e il fratello o se il figlio minore, dopo essere tornato per fame, abbia poi capito la misericordia che ha sperimentato o se ne sia andato un’altra volta dopo essersi saziato e aver racimolato qualche soldo. La conclusione è tutta da scrivere dentro la vita di ciascuno di noi. Che ci siamo perduti fuori casa o dentro casa.