L’amico parroco di Belsito si è rifatto vivo dopo un lungo
momento di silenzio. Lo sapevo indaffarato e quindi non mi ero
preoccupato. L’altro giorno mi ha chiamato per sentire il mio parere su
una controversia che ha avuto riguardo all’oratorio. In parrocchia da un
po’ di tempo c’erano discussioni accese sul comportamento educativo da
avere con gli adolescenti sia da parte delle famiglie, sia da parte
degli educatori, e quindi anche dell’oratorio.
ADOLESCENZA, ETÀ DIFFICILE
Egli sa molto bene che l’adolescenza è una delle età critiche della
vita. Io non esito a dire che è la più critica, perché è il momento in
cui ci si fa o ci si disfa. Ma è anche l’età in cui le possibilità di
intervento formativo sono molto alte, perché, come si diceva una volta,
la pianta è ancora tenera e plasmabile. Per formare negli adolescenti
degli uomini veri, occorrono perciò interventi di “contenimento” e di
“orientamento”, oltre che, naturalmente, di “proposta forte”.
L’amico, manco a dirlo, è d’accordo, ed ecco perché, insieme con il
consiglio parrocchiale e con il consiglio dell’oratorio, ha ritenuto di
dover proporre delle regole di comportamento ai frequentatori
dell’oratorio di qualsiasi età, soprattutto agli adolescenti, per le
ragioni dette prima.
Però, durante un’assemblea, risultata a dir poco assai vivace, ci
sono state critiche e rimostranze. Qualcuno è arrivato a sostenere che
l’oratorio è di tutti e quindi con la libertà per tutti di tenere il
comportamento che più aggrada. Qualcun altro ha detto: «No, le regole ci
vogliono, ma, soprattutto per gli adolescenti, non devono essere
rigide».
REGOLE E ACCOGLIENZA
In vista della ripresa della discussione in una prossima assemblea,
l’amico voleva sentire il mio parere. Per me, dico la verità, è stato
come un invito a nozze. Ho sentito in cuore un vero e proprio
trasalimento di nostalgia per la passata, ma mai dimenticata pratica
della pastorale giovanile.
Gli ho detto subito: Parti dall’ultimo intervento, quello delle
regole che ci vogliono, ma non devono essere rigide. Come dar torto a
uno che parla così? Don Bosco, un riconosciuto esperto in materia,
diceva che nell’attività educativa ci vuole FERMEZZA E AMOREVOLEZZA.
Questo vale per i genitori, che devono avere un forte desiderio di
allevare dei campioni e non dei lumaconi; vale per gli allenatori
sportivi e vale per i più diversi tipi di educatori dell’oratorio.
A riguardo in particolare dell’oratorio. sempre secondo don Bosco,
che se ne intendeva, l’oratorio non è solo un ricreatorio, anche se “il
cortile” ne è una componente essenziale. L’oratorio, secondo le
Costituzioni dei salesiani, ha quattro punti cardinali:
1) È Casa che accoglie (l’ambiente, il clima, le persone devono essere calorosamente accoglienti);
2) È Parrocchia che evangelizza (è il luogo, insieme con la chiesa, dove si educa alla fede);
3) È Scuola che educa alla vita (non devono mancare attività istruttive in supporto alla scuola);
4) È Cortile per stare insieme in allegria,
(perché «all’oratorio – diceva S. Domenico Savio, allievo di don Bosco –
noi facciamo consistere la santità nello stare molto allegri»).
EDUCARE
A mio parere perciò, caro amico parroco di Belsito, devi fare di
tutto per far capire che non è vero, che “l’oratorio è di tutti”. L’ORATORIO È PER TUTTI (casa accogliente senza esclusione alcuna, come voleva don Bosco), MA L’ORATORIO NON È DI TUTTI.
L’oratorio è della comunità cristiana di Belsito che non è la totalità
della popolazione. Nei nostri paesi la percentuale di chi “sente”
davvero le cose di chiesa non va molto oltre il 30%, tant’è che non
tutti contribuiscono alla realizzazione delle iniziative parrocchiali.
Anche a Belsito infatti non tutti hanno contribuito alla realizzazione
dell’oratorio. Ora, una comunità cristiana (la Parrocchia) quando
progetta un oratorio e lo realizza, lo fa, con sacrifici non piccoli, per chiare finalità educative.
Quindi la Parrocchia, e solo la Parrocchia, ha il diritto di poter
attuare queste finalità, con regole e iniziative adeguate, senza
interferenze esterne. A questo scopo sarà importante che il consiglio
dell’oratorio e più ancora il consiglio pastorale della Parrocchia,
insieme con il Parroco, veglino e, con tutta l’amorevolezza possibile, ma anche con tutta la dovuta fermezza,
facciano in modo che le finalità per cui l’oratorio è stato fatto siano
attuate. Con sicuro profitto e grande soddisfazione per tutti.
Ho detto all’amico di farmi sapere il seguito della storia.