Iniziazione cristiana

La catechesi è il cammino di fede che ogni battezzato vive, all’interno della comunità e seguendo la sapiente “regia” dell’anno liturgico. La catechesi vive su tre pilastri:

  • l’ascolto della Parola di Dio,
  • la preghiera e la celebrazione dei sacramenti,
  • la carità/l’impegno concreto di servizio e testimonianza.

I primi destinatari della catechesi sono gli adulti, chiamati ad essere poi guide nella fede dei propri figli. Ecco perché, come ci dicono i nostri vescovi, i primi “catechisti” sono proprio i genitori.

La nostra comunità pastorale prevede durante l’anno diversi momenti formativi per i genitori, che servano prima di tutto per la crescita della fede personale, e poi anche in vista dell’educazione dei figli.

In diocesi di Como un apposito sussidio regola le diverse tappe dell’itinerario: Progetto di iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi, disponibile anche sul sito della diocesi.

Attualmente gli incontri di catechesi avvengono così:

  • Biennio del Primo annuncio: incontri quindicinali nelle quattro sedi (Torre, Caspoggio, Chiesa, Lanzada) al lunedì pomeriggio
  • Discepolato (incontri settimanali al lunedì pomeriggio)

Per ora non è ancora attivo l’anno della mistagogia

Avvisi

Vangelo Ragazzi: Non invidiosi e brontoloni, ma grati

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Anche noi vogliamo capire

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Tratto da Dossier Catechista   settembre 2020


La riflessione
(commento a cura di Daniela De Simeis)

Con la parabola che Gesù racconta in questa pagina dell'evangelista Matteo, siamo catapultati indietro nel tempo, con abitudini che magari non conosciamo. Per comprendere il racconto, spieghiamo brevemente come funzionavano le cose: c'erano uomini pieni di energia, che però non possedevano un loro campo da coltivare. Così si offrivano per le giornate di particolari lavori, a seconda della stagione: per mietere il grano, per vendemmiare, per la raccolta delle olive...

Si trattava sempre di lavori pesanti, che dovevano essere ultimati in un tempo breve, per cui i contadini abituali non erano sufficienti e in queste occasioni diventava prezioso avere delle braccia in più.

I braccianti o gli operai disponibili, aspettavano che i proprietari di grandi terreni oppure i loro incaricati, andassero a scegliere chi avrebbe lavorato per loro per quella giornata. Al mattino presto, nella piazza principale, venivano subito scelti quelli che sembravano i più forti, i più capaci, i più volenterosi. E chi non aveva trovato lavoro, restava senza paga per tutto il giorno e rischiava di non poter neppure mangiare, né sfamare la sua famiglia.

Nella parabola che racconta il Rabbi di Nazareth, il padrone esce all'alba e sceglie gli operai che pensa gli basteranno per la giornata. Con loro si accorda riguardo al compenso che riceveranno al tramonto: un denaro, che era la normale paga di chi aveva lavorato almeno 12 ore. Era la paga che spettava abitualmente ai soldati, ai braccianti e agli operai. Quindi è un padrone giusto, che non cerca di sfruttare o imbrogliare i lavoratori.

Più tardi, verso le nove del mattino, il padrone esce ancora sulla piazza, incontra quelli che sono rimasti disoccupati e propone: "Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò."

Attenzione a questo particolare: con loro non sottoscrive un contratto e non viene stabilito quale salario riceveranno. Il padrone offre il lavoro e questi operai si fidano: accettano la proposta e hanno fiducia che saranno ricompensati secondo giustizia, anche se nessuno dice loro esattamente quanto riceveranno.

Nel corso della giornata il padrone esce ancora altre volte a fare un giro sulla piazza: a mezzogiorno, alle tre ed alle cinque. Ogni volta si ripete la stessa situazione, con nuovi operai disoccupati inviati a lavorare nella vigna.

Qui, ne sono certa, è venuta in mente anche a voi qualche domanda: com'è che questo ricco padrone continua a chiamare operai? Ne aveva assunti troppo pochi all'alba e poi si è reso conto che gli servivano altre braccia? Oppure i primi che ha assunto si sono dimostrati troppo pigri? O, infine, lo fa solo perché ha il cuore generoso e si dispiace al pensiero che tanti siano rimasti senza lavoro e quindi senza paga?

La parabola non lo dice. Sappiamo solo che, quando arriva il tramonto e quindi, tra poco, con il buio, non si potrà più lavorare nei campi, il padrone ordina "al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi."

E qui c'è il colpo di scena: tutti, proprio tutti gli operai, ricevono la paga di un denaro, indipendentemente da quante ore hanno lavorato nella vigna.

Questo scatena l'indignazione dei vignaioli che erano stati chiamati fin dall'alba: "Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo."

Tutte le volte che mi capita di affrontare, in classe o al catechismo, questo passo del Vangelo di Matteo, c'è sempre qualcuno che commenta: - Non è giusto! Chi ha lavorato di meno, viene pagato come coloro che hanno faticato tutto il giorno! -

Però, se siamo onesti, il padrone non sta facendo proprio nessuna ingiustizia: in effetti, sta mantenendo esattamente gli accordi presi con ciascuno. Con gli operai chiamati all'alba ha pattuito come paga un denaro a testa, ed è esattamente questo il compenso che ricevono.

Agli altri, chiamati successivamente, ha promesso di dare "quello che è giusto" e li stupisce con la sua generosità, dando loro la stessa paga.

Siccome si tratta di una paga onesta, i primi operai non avrebbero motivi di lamentela: non è stato tolto loro nulla! Eppure brontolano e si arrabbiano. Hanno ricevuto una buona paga, quella che si aspettavano, ma sono invidiosi. Dovrebbero essere grati... ed invece!

Ecco, proprio su questo vorrei che fermassimo un attimo, oggi: sulla gratitudine.

I vignaioli che brontolano penso ci possano suggerire qualcosa che riguarda direttamente la nostra vita.

Troppo spesso, ci comportiamo come quei braccianti assunti fin dal mattino: ci mettiamo a fare confronti con gli altri e ci sembra di non essere abbastanza fortunati, di non essere felici quanto loro... I personaggi ricchi e famosi ci appaiono contenti, benedetti dalla vita e dal successo, mentre noi...

Ci amareggiamo, ci innervosiamo, continuando a fare paragoni, proprio come fanno gli operai della parabola, magari costruendo nella nostra mente lunghi elenchi di quelle che ci sembrano ingiustizie, confrontando la nostra situazione e quella di chi conosciamo.

Difficilmente ci fermiamo ad elencare le molteplici ragioni per cui dovremmo costantemente essere colmi di gratitudine!

Se ci pensate, è più facile brontolare e lamentarsi, piuttosto che gioire e ringraziare!

Proviamo almeno ad iniziarlo, ora, adesso, questo elenco. La nostra vita è così piena di benedizioni! La salute, la famiglia, tante persone che ci vogliono bene, tanti amici... Viviamo in case confortevoli, che ci proteggono dal troppo caldo e dal troppo freddo. Le nostre abitazioni sono piene di comodità: nessuno di noi deve andare ad attingere acqua ad un pozzo lontano: ci basta aprire il rubinetto!

Non sappiamo che cosa significhi avere fame: appena lo stomaco si sveglia, riceve subito cibi gustosi e nutrienti. Indossiamo vestiti adatti alla stagione, puliti, della giusta taglia, scelti secondo il nostro gusto...

Abbiamo la possibilità di studiare e non siamo costretti a lavorare fin da piccoli come accade in altri Paesi del mondo... Abitiamo in luoghi sereni, dove non c'è guerra... Nelle nostre città esistono medici ed ospedali, che ci aiutano in caso di bisogno... Abbiamo il tempo per giocare, divertirci, rilassarci, andare in vacanza...
Possiamo viaggiare, per scoprire e conoscere il mondo...

Già così l'elenco è bello lungo, ma sono sicura che potrebbe ancora continuare! Ma niente paura: non resteremo qui per ore! Prendiamo invece l'impegno, per la prossima settimana, a vivere questa specialissima caccia al tesoro! Nella preghiera, proviamo ogni giorno ad elencare tutti i motivi di gratitudine che esistono nella nostra vita. Ciascuno pensi alla sua vita, così da arrivare domenica prossima con il volto sorridente a celebrare un'Eucaristia che sia davvero un rendimento di grazie!



La vignetta di Fano




Alcune chiavi di lettura dell'immagine

Si può quantificare l'Amore di Dio? Possiamo chiedere a Dio un pagamento? Siamo consapevoli di ciò che riceviamo da lui, del suo generoso equilibrio? Magari in questi tempi in cui viviamo, tutti avessimo dovuto relazionarci con un proprietario buono e generoso come quello della parabola.

Questo ci porterebbe a cambiare il nostro metro di giudizio, perché Dio non vuole le nostre misurazioni calcolate. La sua misura è amare senza misura. Può questo turbare qualcuno? Forse alcuni sono dovuti venire nella vigna più tardi, perché non hanno saputo dell'offerta di lavoro o per altre difficoltà. Ci sono brave persone, come il proprietario, che cercano di trattare tutti con uguaglianza, dignità e giustizia, un atteggiamento che deve essere trasmesso a tutti i settori di questa società globalizzata. Lasciamoci convincere: stare con Gesù è già il tesoro più grande.

Non dimenticare. Come ci ricorda Patxi Fano, “a Dio non importa se sei il più alto o il più intelligente o il più laborioso o il migliore per amarti. Dio ti ama sempre moltissimo perché sei suo figlio. Dio solo sa come amare molto. Per lui siamo tutti i primi. Siamo il suo "numero uno". Dio non mi ama per i miei meriti. Non per il mio impegno. Mi ama perché è buono”. Ecco qui.

A qualsiasi ora verrai, Signore, sarò ansioso di andare a lavorare nella tua vigna. Che tu conti su di me è il miglior regalo che posso ricevere. Non può essere paragonato a nessuna retribuzione umana.


 
#Strade Dorate: Dalla postazione radio di Radio Fra Le Note il sacerdote genovese Don Roberto Fiscer commenta il Vangelo della domenica per i ragazzi.



Un giovane prete di Genova ex dj da discoteca, don Roberto Fiscer, ha aperto una radio nel suo oratorio e tra le altre cose fa una brevissima trasmissione anche in video #Strade Dorate in cui spiega il vangelo della domenica per i ragazzi e con i ragazzi.

Dalla postazione radio di Radio Fra Le Note il sacerdote genovese Don Roberto Fiscer commenta il Vangelo della domenica 20 settembre 2020 per i ragazzi


20/09/2020 Categoria: Torna all'elenco