C'è un signore orientale, ricchissimo e generoso, che parte in viaggio e
affida il suo patrimonio ai servi. Non cerca un consulente finanziario,
chiama i suoi di casa, si affida alle loro capacità, crede in loro, ha
fede e un progetto, quello di farli salire di condizione: da dipendenti a
con-partecipi, da servi a figli. Con due ci riesce. Con il terzo non ce
la fa. Al momento del ritorno e del rendiconto, la sorpresa raddoppia:
Bene, servo buono! Bene! Eco del grido gioioso della Genesi, quando per
sei volte, «vide ciò che aveva fatto ed esclamò: che bello!». E la
settima volta: ma è bellissimo! I servi vanno per restituire, e Dio
rilancia: ti darò potere su molto, entra nella gioia del tuo signore. In
una dimensione nuova, quella di chi partecipa alla energia della
creazione, e là dove è passato rimane dietro di lui più vita. L'ho
sentito anch'io questo invito: «entra nella gioia». Quando, scrivendo o
predicando il Vangelo, il lampeggiare di uno stupore improvviso, di un
brivido nell'anima, l'esperienza di essere incantato io per primo da una
grande bellezza, mi faceva star bene, io per primo. Oppure quando ho
potuto consegnare a qualcuno una boccata d'ossigeno o di pane, ho
sentito che ero io a respirare meglio, più libero, più a fondo. «Sii
egoista, fai del bene! Lo farai prima di tutto a te stesso». E poi è il
turno del terzo servo, quello che ha paura. La prima di tutte le paure,
la madre di tutte, è la paura di Dio: so che sei un uomo duro, che mieti
dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso...ho avuto paura.
Questa immagine distorta di un Dio duro, che ti sta addosso, il fiato
sul collo, è lontanissima dal Dio di Gesù. E sotto l'effetto di questa
immagine sbagliata, la vita diventa sbagliata, il luogo di un esame
temuto, di una mietitura che incombe. Se nutri quell'idolo, se credi a
un Dio padrone duro e spietato, allora lo incontrerai come maschera
delle tue paure, come fantasma maligno; e il dono diventa, come per il
terzo servo, un incubo: ecco ciò che è tuo, prendilo. Se credi a un
Signore che offre tutto e non chiede indietro nulla, che crede in noi e
ci affida tesori, follemente generoso, che intorno a sé non vuole
dipendenti e rendiconti, ma figli, allora entri nella gioia di
moltiplicare con lui la vita. Il Vangelo è pieno di una teologia
semplice, la teologia del seme, del lievito, del granello di senape, del
bocciolo, di talenti da far fruttare, di inizi piccoli e potenti. A noi
tocca il lavoro paziente e intelligente di chi ha cura dei germogli.
Siamo tutti sacerdoti di quella che è la liturgia primordiale del mondo.
Dio è la primavera del cosmo, a noi di esserne l'estate profumata di
frutti.
Il vangelo in poche parole